“L’Italia versa in gravi condizioni di bellezza. La gravità è sotto gli occhi di tutti, la bellezza pure. Abbiamo considerato la bellezza una lingua morta, come il latino, ma in Italia ne è il cuore, l’anima, la mente. Nella bellezza è l’impronta del Paese o, se volete, il brand o il core business. Siamo inondati dalla retorica sulla bellezza che salverà il mondo. Ma chi salverà la bellezza? La bellezza sta; il brutto avanza: è un linguaggio, un modo di fare. Questa è la nostra tragedia economica ed estetica. La scommessa è muovere la bellezza, rianimarla. Tuttavia c’è qualcosa che si sottrae al degrado. È la luce italiana e, sopra tutte, la luce di Roma”. Così suggerisce lo scrittore Marcello Veneziani, che ci ha invitati il 26 gennaio al teatro Piccolo Eliseo di Roma a vedere Serata italiana, una dichiarazione d’amore alla patria smarrita tratta dal suo ultimo libro Lettera agli italiani, edito da Marsilio.
Ricominciare da Roma. L’ha scelto anche il presidente iraniano Rouhani alla fine dell’embargo internazionale al suo Paese. La mattina di lunedì 25 gennaio nella sontuosa lobby dell’Hotel Boscolo Exedra di Roma, gremita da elegantissimi uomini d’affari e di governo, si avvertiva un’euforia nell’aria: stava per iniziare il Business Forum Iraniano. L’incontro ha valso all’Italia contratti per 17 miliardi. Peccato che nella foga di investire, siano state vestite anche le statue dei musei Capitolini. Coprire la propria cultura è denigrare la propria identità e non fa certo acquisire rispetto. Per salvare la bellezza, bisogna trasformarla in un’impresa, ma occorre un radicale cambiamento di mentalità e valori. Animare qualsiasi attività politica, professionale o imprenditoriale richiede anima, non basta che i conti tornino. L’anima, la parte vitale di un essere vivente, determina l’identità individuale e al contempo conferisce una particolare disposizione di spirito: l’attenzione verso gli altri. Ora, se questa inclinazione è facilmente riscontrabile nei rapporti affettivi, spesso non lo è in chi esercita professioni che pur richiedono empatia.

Sono rimasta colpita dalla premura che mi è stata usata da tutto il personale dell’Hotel Exedra, nonostante io abbia soggiornato in un periodo piuttosto impegnativo per la direzione. Le 238 camere erano al completo, suite presidenziali comprese, perfino quella dedicata a Sophia Loren, ospite abituale. Del resto è l’albergo che ha scelto lo scorso anno il presidente Obama per il suo soggiorno romano e ci ritornano volentieri il Dalai Lama, la regina Rania di Giordania, diverse famiglie arabe con la loro corte. Nell’estesa terrazza con piscina sono stati festeggiati matrimoni di rango, tra cui quello del principe Emanuele Filiberto di Savoia con l’attrice Clotilde Courau.
L’Hotel Exedra prende il nome dal recinto esterno semicircolare che delimitava il complesso delle Terme di Diocleziano. Al piano interrato dell’albergo, il pavimento delle tre sale convegni è di vetro e permette di ammirare le antiche fondamenta. Il colonnato del palazzo venne costruito a fine ‘800, ricalcando il perimetro a esedra. Nel 2003 la ristrutturazione del Gruppo Boscolo ha ridato prestigio a piazza della Repubblica. Al centro si trova la novecentesca fontana delle Nereidi, le ninfe delle acque per ricordare che le Terme di Diocleziano si estendevano da lì per 13 ettari ed erano le più grandi del mondo romano.
Oggi al posto di calidarium, tepidarium, frigidarium e della natatio, la piscina di 4.000 metri quadrati, c’è la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, progettata a metà del ‘500 da Michelangelo. Ai lati si trovavano le aulae adibite a palestre e ad altre attività. L’aula XI era il deposito d’acqua, mentre ora ospita monumenti funerari. Colpisce un piccolo mosaico a parete raffigurante uno scheletro con la scritta in greco “gnosi se auton” (conosci te stesso), esortazione a conoscere i propri limiti. Nelle tavole dei banchetti spesso venivano posti dei piccoli modelli di scheletri umani come monito a godere delle gioie della vita. Chiamati larvae conviviales, se non altro facevano passare l’appetito. Magnifico il chiostro grande, dove al centro troneggiano gigantesche teste di animali. Entrando nel chiostro piccolo, si rimane rapiti dal suono cantilenante di voci femminili che sembra provenire dall’interno: è la registrazione della supplica in metrica latina che le matrone romane rivolgevano allo scadere di ogni secolo, durante i ludi saeculares, alle dee Giunone e Diana per propiziarsi una nuova età dell’oro.

La pratica della salus per aquam, come i romani chiamavano il perseguimento della salute attraverso l’uso dell’acqua, si può ancora esperire nell’Exedra Fusion SPA, grazie alla ricerca di un’archeologa e dei fisioterapisti del wellness. Il “rito salutare di Diocleziano”, della durata di un paio d’ore, reinterpreta l’antico rituale di benessere a base di sostanze naturali. Vengono proposti anche rituali di coppia per rilassare il corpo e rigenerare l’anima e trattamenti detossinanti per riscoprire la propria bellezza esteriore e interiore, oltre a ogni sorta di massaggi, compreso il jet leg, per riacquisire l’energia dopo il viaggio aereo, e il tailored, creato su misura. L’hair designer del centro, dopo uno studio ventennale, ha messo al bando le tinture chimiche ricavando la colorazione dei capelli dai quattro alimenti utilizzati per la pizza e ha ideato una serie di prodotti bio-vegani per capelli col marchio Voluttoso.
Ma se al centro benessere si servono colori e coccole e ci si sente trattati da dei, nei ristoranti Tazio e Posh si mangia come dio comanda, alla mediterranea, il che accomuna a tavola clienti di fedi diverse. Sino a duemila anni fa invece era il sincretismo religioso ad avvicinare i popoli. I romani accolsero gli dei latini che già regnavano sul Lazio, come si può vedere anche nel bel museo Protostorico nell’area delle terme, e adorarono divinità orientali, tra le quali l’egizia Iside e l’iranico Mitra, il cui nome significa “contratto, amicizia”. Chissà se i presidenti Rouhani e Renzi ne siano a conoscenza. Nel Medioevo, i papi praticavano ancora, benché in segreto, l’astrologia e antichi riti esoterici orientali; alla loro morte, forse nella speranza di risorgere, si facevano imbalsamare in un salone del Quirinale, loro lussuosa residenza sino all’occupazione napoleonica, avvenuta nel 1808. Sarà per questo che i nostri presidenti acquisiscono tutti quell’aria da mummie viventi?
La visita del palazzo, oggi aperto al pubblico, è stupefacente per la magnificenza degli arredi e la sublimità degli affreschi. Per non parlare dei giganteschi arazzi che ricoprono le pareti, alla cui vista il presidente dell’Iran, patria dei tappeti persiani, non può non esser rimasto imbarazzato. Non per la nudità dei corpi raffigurati, ma per l’ineguagliabile perizia con cui sono stati eseguiti.