C’è chi non vuole ammetterlo, ma il tramonto di New York City è già iniziato. La città che non dorme mai, ora dorme davvero. Non solo quasi 300 mila abitanti l’hanno abbandonata, ma con la chiusura delle frontiere ormai da mesi, gli unici visitatori sono gli americani stessi. Persone e imprese dell’industria del turismo sono sull’orlo del baratro. Il coronavirus è riuscito ad arrestare la città cosmopolita per eccellenza che si adatta e si reinventa sempre, artistica e vivace anche nel suo clima grigio.
Secondo il rapporto di NYC&Company, che si occupa della promozione turistica di New York, il turismo della Big Apple tornerà ai livelli pre-pandemici a partire dal 2025 con una ripresa lenta e graduale. Come riportato dal New York Times, fondamentale alla rinascita sarà l’arrivo di un vaccino efficace, previsto solo alla fine della primavera.

Il turismo è un pilastro fondamentale alla vita e all’economia della città, che prima della pandemia, nel 2019, ha registrato 66,6 milioni di turisti e generato 70 miliardi di dollari. Secondo NYC&Company, senza Covid-19, nel 2021 si sarebbero contati addirittura oltre 71 milioni di visitatori. Nel 2020, si è registrato un calo del 66% del turismo, e senza questo, la città perde quindi parte sostanziale delle sue entrate, motivo per il quale è stata più duramente colpita, tanto da portare molti a definirla la “città fantasma”.

Una piccola ripresa inizierà a partire dalla metà del 2021 e ci vorranno poi altri 4 anni per tornare alla normalità. Il New York Times riporta che gli autobus a due piani trasportano meno di dieci passeggeri per le strade di Manhattan, appena una trentina nel fine settimana, mentre i traghetti che arrivano alla Statua della Libertà sono quasi completamente vuoti. Gli alberghi hanno pochissimi ospiti, e circa 60 hotel della città ospitano ora 9500 senzatetto. Addirittura il famosissimo Roosevelt Hotel ha chiuso i battenti il 31 ottobre, lasciando a casa ben cinquecento dipendenti. Vittima del suo stesso lusso e sfarzo, non poteva reggere le spese a fronte di così poche prenotazioni. La vibrante Times Square ha diminuito il traffico pedonale, e in primavera, dalla Fifth Avenue a Soho, negozi di lusso e boutique hanno murato le loro attività.

Hotel, bar e ristoranti non muoiono solo in Italia. Le restrizioni imposte dal governatore Andrew Cuomo fanno soffrire il settore alimentare anche nella Big Apple, che ha perso quasi 200.000 posti di lavoro da marzo. Il tasso di occupazione degli hotel è sceso a circa il 40%. Anche la domanda di taxi e servizi di “app di corsa” è diminuita in questi mesi. Il mondo dello spettacolo incontra serie difficoltà e i tempi di Broadway sembrano ormai ricordi lontani; l’apertura dei teatri è addirittura prevista a fine maggio.
Il tasso di disoccupazione a New York è alle stelle: è il 14,1%, più del doppio nazionale, con 1,3 milioni di residenti disoccupati registrati alla fine di ottobre, ma ad essere i più penalizzati sono stati i lavoratori newyorkesi senza laurea.
Alcuni definiscono questo momento “peggiore dell’11 settembre o dell’uragano Sandy”.

La pandemia, l’economia a terra e l’aumento della criminalità stanno mettendo in ginocchio la città che da sempre è il cuore pulsante del mondo. New York è resiliente, e certo si riprenderà, ma ancora quel momento non è arrivato. Non resta che aspettare il vaccino, il primo piccolo passo verso la ricostruzione, ma Fred Dixon, amministratore delegato di NYC&Company, avverte: “All’inizio sarà una costruzione molto lenta”.
La chiusura delle frontiere gioca però brutti scherzi anche al turismo italiano, che senza gli americani perderebbe una clientela di 5 miliardi secondo BankItalia. Nel 2019, solo gli americani hanno effettuato quasi 40 milioni di pernottamenti nel Bel Paese.