Jezera, in lingua croata, significa lago; il Nacionalni park Plitvička jezera, parco nazionale dei laghi di Plitvice, è il più antico (1949) e il più esteso della Repubblica di Croazia: quasi 300 km quadrati, parte nella contea della Lika e di Segna (90,7 %) e parte nella contea di Karlovac (9,3 %). Dal 26 ottobre 1979 è iscritto nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco.
La (prei)storia – L’area è stata abitata fin dalla preistoria, grazie alla ricchezza d’acqua, al verde florido e al gran numero di rifugi naturali; primi residenti noti furono gli Iapodi, antico popolo indoeuropeo il cui territorio comprendeva l’entroterra centrale della attuale Croazia e la valle del fiume Una, in Bosnia ed Erzegovina. Le ricerche archeologiche in merito alle loro radici hanno evidenziato affinità con le tribù illiriche (stanziate nella parte occidentale della penisola balcanica); se ne trova prima traccia scritta, come Iapodi di Hekataios, grazie ai navigatori greci del VI secolo a.C. e Strabone li descrive come una razza mista di Celti e Illiri, armati e tatuati, ma l’archeologia ha dimostrato come debole la tesi della provenienza celtica, mentre ne supporta la presenza in questi paesi già dal IX secolo a.C. e per più di un millennio.

Gli Iapodi erano soliti erigere i loro insediamenti sulle alture, per comprensibili motivi di difesa e controllo circostante; l’economia si basava essenzialmente sull’allevamento e a tutt’oggi la piana che porta al parco è punteggiata di greggi. Immancabile l’arrivo dei Romani, che assorbirono la popolazione, facendola partecipare alla vita politica e sociale delle nuove colonie, dal I sec. a. C.; ottenne lo status di municipium e conservò parziale autonomia con il praepositus Iapodum.
I Croati (Hrvati) giunsero da migranti nell’alto Medioevo e si intrecciarono agli Iapodi romanizzati; alla fine del Trecento iniziarono le prime invasioni ottomane, accendendo la regione di scontri e spostamenti. L’area fu abbandonata e i Turchi, per mantenerne il dominio, la ripopolarono con genti dalla Valacchia. Presso i laghi di Plitvice si contano ancora una decina di toponimi che contengono la parola crkvina (crkva, chiesa in croato), memoria delle chiese distrutte in quel turbolento periodo. La Lika fu liberata allo scadere del Seicento; stretta la pace di Sremski Karlovci (1699)con gli Asburgo, nel 1712 entrò a far parte della Regione dei Confini Militari. Il trattato di Svištov (1791) definì i confini dei due imperi. La demilitarizzazione della Regione arrivò nel 1871, restituendo un nuovo corso pacifico.

I siti – I (numerosi) siti archeologici del parco non sono ancora stati interessati da ricerche sistematiche o promossi turisticamente. Il più interessante è il castelliere di Krčingrad (o castelliere Kozjak), sulla penisoletta tra il lago Kozjak e il lago Gradinsko, esplorato da Emil Laszowsky tra il 1911 e il 1912: fu accertata una cinta fortificata esterna e di due torri interne, una – a pianta triangolare e di presumibile datazione duecentesca – riportata quasi interamente alla luce tra il 2008 e il 2009, raro esempio di architettura militare medievale, giacché di torri a tal pianta in tutt’Europa se ne conoscono soltanto tre, in Slovenia, Slovacchia e Ungheria.
L’escursione – Addentrarsi in questo paradiso terrestre significa azzerare la dimensione del tempo. Il parco è aperto tutto l’anno, ma è suggerita gita in primavera o autunno, quando il clima è già o ancora mite e l’afflusso turistico non torrenziale (snervanti i pellegrinaggi su passerelle intasate per colpa di compulsive tappe selfie metro dopo metro). Un programma ideale, data la vastità, spezza la visita in due: pomeriggio, pernottamento in una delle strutture nel circondario (soluzioni semplici modello b&b) e mattinata successiva; sono proposti sette programmi dedicati al complesso lacustre e quattro percorsi di montagna, ma la libertà di movimento e scelta è totale (seguendo indicazioni e norme di sicurezza e comportamento), pedibus o ricorrendo, per comodità, al trenino o al battello elettrico disponibili all’interno.

L’itinerario acquatico è suddiviso tra laghi superiori (Gornja) e inferiori (Donja), in tutto sedici, oltre ad una miriade di altri specchi d’acqua minori, tutti a cascata. Una disposizione naturale incantevole, che, nell’emulazione dell’uomo, si può tradurre in un matrimonio tra il giardino inglese e quello giapponese. I dodici laghi superiori, su rocce dolomitiche impermeabili, sono più grandi ed hanno rive più frastagliate e docili rispetto a quelle dei laghi inferiori che giacciono, invece, su roccia calcarea permeabile e che si riversano, tramite le alte cascate Sastavci, sul letto del fiume Korana, che scorre nella vallata sottostante. Si ritiene che l’accumulazione dell’acqua lacustre sia avvenuta tra 12.000 e 15.000 anni fa; indicatore della qualità degli habitat e della purezza dell’acqua, è il merlo acquaiolo.

Cercando, invece, la salita al cielo, due sono i sentieri principali per ammirare l’ecosistema della vallata Čorkova uvala: il primo, omonimo, lungo 21 km., il secondo, Plitvica, 9. In un passato misterioso e romantico, a queste dense foreste fu dato il nome di “giardino diabolico” (Vražji vrtal), dimora della Regina nera (Crna Kraljica) e delle ninfe dei laghi. La modernità ha alzato il velo sulle ombre e dalla fine dell’Ottocento il luogo si è fatto sempre più frequentato; nel 1894 fu sistemato un tracciato verso la cima Tupi Medveđak (868 m.) e nel 1900 l’Erario forestale reale realizzò una strada dall’albergo d’allora fino alla cima Oštri Medveđak (889 m.), il “sentiero di Blanka” (Blankin put), come la moglie dell’arciduca Leopoldo Salvatore, della dinastia Asburgo-Lorena.
Parte delle Alpi dinariche, il parco è esempio spiccato del fenomeno del carsismo, collegato alle rocce carbonatiche (calcaree e dolomitiche) soggette all’erosione chimica e meccanica e all’influenza della tettonica (faglie, increspature, fenditure).

Ricca di anidride carbonica, l’acqua penetra nello substrato carbonatico, dissolvendolo e creando una variegata serie di forme carsiche superficiali (campi solcati, doline, polja carsici, vaschette di corrosione, guglie, torri, colonne) e sotterranee (pozzi, grotte, caverne).
Su circa 109 km quadrati si allarga, invece, il Nacionalni park Krka, il parco nazionale della Cherca, creato nel 1985 lungo il fiume Krka nella Croazia meridionale, dunque scendendo a Sud, rispetto a Plitvice. Situato nell’entroterra di Sibenik (Sebenico), è giustamente famoso per le sue sette cascate su una differenza di altitudine di 242 m., di cui l’ultima, Skradinski Buk, è affiancata da mulini tradizionali.

Le tracce della storia – Il parco, oltre allo spettacolo della natura, offre anche una ventina di punti di interesse archeologico, da siti preistorici a insediamenti romani (il campo di Burnum) al monastero di S. Arcangelo, costruito sopra catacombe romane e, sull’isola di Visovac , il monastero francescano della Madonna della Misericordia, del XV secolo.
Burnum fu fortezza legionaria sulla sponda destra del fiume Krka (Titus, al tempo), presso l’odierno paese di Ivoševci. Nell’86 d.C. la Dalmazia fu proclamata provincia inermis, il castrum si evolse in città vera e propria, poi proclamata municipium. Che rimane oggi? Due arcate in blocchi di calcare locale, presumibilmente appartenenti alla basilica del foro, reperti urbani in fase di scavo, l’anfiteatro in condizioni piuttosto degradate, la cui forma originaria è stata ora ricostruita con una barriera circolare cementizia.

Il monastero di S. Arcangelo (Manastir sv. Arhanđela) a Carigradska draga, nella parte del fiume da esso denominata Aranđelovac, è uno dei più importanti centri spirituali ortodossi in Dalmazia e custodisce, sotto la chiesa, catacombe di età romana; vanta anche una biblioteca con incunaboli, manoscritti di valore storico e testi rari.
Il monastero francescano della Madonna della Misericordia e chiesa di Nostra Signora di Visovac risale al 1445, sorto sull’isola di Visovac, luogo di pace e preghiera nei secoli e, attualmente, anche sede di una notevole collezione di testi e oggetti religiosi. La venerabilità del sito si concentra nel dipinto dedicato alla Vergine che, secondo leggenda, i francescani portarono con loro quando furono costretti a fuggire dalla Bosnia, invasa dai Turchi, trovando ricovero nell’isola croata.
Le sette cascate – Skradinski Buk, Roški e, a seguire, altri cinque splendidi salti d’acqua del Krka – lungo 72.5 km. – sul travertino costituiscono un ecosistema straordinario e fragile, bisognoso di costante cura e monitoraggio per mantenerne l’integrità.

In Croazia, comprese queste due perle, si trovano 8 parchi nazionali, 11 naturali e alcune aree naturali protette in vario grado; rinomata per il suo mare, offre pure questo tipo di escursione, che si presta a visite anche veloci in giornata e che, nel caso di destinazioni non battute dai tam-tam turistici, assume il valore non solo di sano moto per il corpo, ma anche di temporanea tregua per lo spirito dal mondo, da godere spegnendo i cellulari a aprendo gli occhi sul creato.