Viaggiare sulle orme – e con i versi – di un grande poeta è sempre gratificante, ma farlo in luoghi di grande bellezza aggiunge fascino all’esperienza.
Prendete Dylan Thomas, il leggendario bardo gallese, artista della parola, alcolista, seduttore, applaudito in vita dalle folle che, soprattutto in America, accorrevano alle sue letture pubbliche, pianto dopo la sua morte improvvisa con una commozione che oggi riserviamo ai divi dello sport e alle rockstar. Nato a Swansea, Uk, nel 1914, scomparso a New York nel novembre del 1953, l’autore di Fern Hill e di tante altre composizioni dedicate al mondo rurale, ai cicli di morte-rinascita, al sentimento panico della natura e dell’amore, è stato e rimane il più bel viatico agli incanti del Galles, che compone, con Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord, il Regno Unito.
Poesia complessa, quella di Thomas, così visionaria, così piena di immagini, simboli e libere associazioni, così proto-beat, tanto da farne una delle fonti di ispirazione per un altro bardo, stavolta americano, quel Bob Dylan che, si dice, prese dal gallese il suo “cognome d’arte”. E terra complessa il Galles, fin dalle coordinate stradali. Venendo da sud, ad esempio da Bristol, superato il Severn bridge, il lungo ponte sospeso che segna l’ingresso nel South Wales, il Galles meridionale, la segnaletica diventa bilingue: inglese e gallese. Entriamo, anche simbolicamente, in un altro mondo, sempre profondamente inglese, ma che conserva ancora un po’ di quel carattere celtico, “pagano”, che influenzò tanti suoi artisti (anche se Thomas di suo il gallese non lo padroneggiò mai perfettamente).
I luoghi di Thomas nel Galles, le tappe del nostro pellegrinaggio, sono tre: la città di Swansea, la Gower peninsula, e infine Laugharne, paesino-microcosmo sulla costa del Carmanthensire, dove visse assieme alla moglie Caitlin McNamara gli ultimi anni della sua vita, quelli segnati anche dai suoi cicli di letture in America.
Partiamo da Swansea, Abertawe in gallese, seconda città del Galles dopo Cardiff. In passato un porto importante, e perciò fortemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, rappresenta oggi una piacevole tappa per il viaggiatore ansioso di scoprire le bellezze naturali che si aprono poco più a Nord. Due i motivi di attrazione principali: la sua lunghissima spiaggia sabbiosa, senz’altro una delle più belle baie urbane di questa parte del Regno Unito, e naturalmente, le memorie del poeta, che qui per un breve periodo vestì anche i panni del giornalista.
“In verità questo edificio è stato a lungo trascurato, ad un certo punto era diventato persino un ostello per studenti”, ci spiega Geoff, uno degli artefici della rinascita della casa natale di Thomas. Siamo in cima ad una delle sette colline che guardano la baia di Swansea, a Cwmdonkin Drive 5. L’edificio, da fuori, è soltanto una delle tante casette edoardiane a due piani che costellano questo sobborgo, fatta eccezione per targa commemorativa rotonda sulla facciata. Aggrappata al fianco di una salita breve ma ripidissima, era stata acquistata e ristrutturata dalla famiglia del poeta prima della sua nascita, e venne abitata fino al 1938, anno del primo trasferimento a Laugharne. A dare il via al recupero di questo vero e proprio santuario della poesia contemporanea, un gruppo di “pionieri”, riuniti nella Dylan Thomas Society. Oggi la casa organizza eventi culturali legati alla letteratura e all’arte, oltre a gustosi tea parties, ospita regolarmente scrittori in visita, anche nell’ambito di un progetto supportato dall’Università di Swansea, e da qualche tempo può persino essere affittata per brevi soggiorni (ah, il sano pragmatismo anglosassone!). La Lounge, il salotto dalle pareti in verde, è spesso teatro di happening a cui partecipa sia gente del posto, che ama la musica ed il particolare fascino che si respira in un luogo così, sia gli appassionati e i turisti di passaggio . Prima di ripartire ci consigliano di visitare anche il Cwmdonkin Park, poco distante, e poi, naturalmente, il Dylan Thomas Centre, affacciato sulla marina.

Ma è tempo di proseguire. Il richiamo della penisola di Gower si è fatto irresistibile. In realtà la meta della prossima tappa dista da Swansea non più di mezz’ora di automobile, ma sembra di essere stati catapultati in un altro mondo. Siamo a Rhossili, una manciata di case affacciate sull’oceano, dall’alto di una scogliera selvaggia. A destra, dietro il semplice, confortevole Worms Head Hotel, un sentiero scende alla spiaggia, una spettacolare distesa di sabbia lunga 5 chilometri sottoposta all’escursione delle maree. Proseguendo dritti, dopo il parcheggio con cui termina la strada carrozzabile, con una breve passeggiata si arriva invece al Worm’s Head, scoglio roccioso dalla forma della testa di un serpente (per i vichinghi era un Wurm, “drago”, oggi invece è ribattezzato “verme”), accessibile solo con la bassa marea.

Entrambi questi luoghi sono stati riplasmati letterariamente da Dylan Thomas: la spiaggia in Il berretto multicolore, uno dei racconti che compongono la raccolta Ritratto dell’artista da giovane (o meglio, Potrait of the artist as a young dog, “Ritratto dell’artista come un cucciolo di cane”), storia elegiaca su un campeggio estivo di quattro adolescenti che non dispiacerà a chi ha apprezzato lo Stephen King di Stand By Me; lo scoglio invece compare in La Testa del Verme, resoconto di un’altra “fuga dalla città” di due adolescenti, che risveglia però ricordi dolorosi.
Scendiamo alla spiaggia. La luce cambia continuamente, accendendo di colori i contrafforti erbosi della costa, su cui sorge, isolato, un cottage. Pecore che giudichiamo fra le più fortunate al mondo ci guardano con curiosità. In riva al mare, spunta dalla sabbia un troncone mangiato dalle intemperie. E’ ciò che resta dell’Helvetia, cargo norvegese carico di legname che fece naufragio qui nel 1887. Un paio di ragazzi avvolti nelle mute lo superano con i surf in braccio. A queste latitudini, il freddo non rappresenta un ostacolo insormontabile per i bagnanti. Del resto questa è una terra “dura”, che ha dato i natali – come scopriamo nella parrocchia del paese – a Edgar Evans, uno dei compagni di Sir Walter Scott nella sua sfortunata spedizione al Polo Sud.

Risaliti sulla scogliera prendiamo il sentiero che porta alla Testa del Verme. In fondo, i cartelli della National Coastwatch, che qui ha anche una stazione, ci avvertono che l’isolotto sarà raggiungibile dalle ore 12, e alle 17 al massimo bisognerà averlo lasciato. “Gli incidenti sono frequenti. Da quando la stazione è stata istituita, nel 2007 – ci spiega uno dei volontari – abbiamo avuto circa 170 casi di persone rimaste bloccate sul Verme a causa dell’alta marea. A volte non rientrano in tempo nemmeno dopo che abbiamo azionato la sirena. Anche il famoso poeta…”.
“Un attimo: anche Dylan Thomas?”.
“Certo. Rimase sul Verme dal tramonto all’alba, seduto sull’erba, terrorizzato dai topi”.
La potenza delle maree domina anche il paesaggio di Laugharne, borgo marino che il poeta aveva visitato per la prima volta nel 1934, definendolo “la città più strana del Galles”. Si viene qui innanzitutto per visitare il “buon ritiro” dello scrittore e della sua famiglia, la famosa Boathouse, in realtà non una barca ma una casa sulla riva del Taf, che crea un enorme estuario prima di gettarsi in mare. Durante la bassa marea la si raggiunge anche con una passeggiata che parte proprio ai piedi delle rovine dell’imponente castello del XIII secolo nel cui giardino il poeta a volte si intratteneva a scrivere. Ma quando la marea sale si capisce perchè il vero accesso alla casa è una scala di pietra che scende da una stradina ritagliata più in alto, sulla scogliera: l’acqua invade la scena, sommerge in parte anche il parcheggio per le auto, e chi avesse commesso l’imprudenza di dimenticarla lì non ne sarà contento.
Laugharne – isola linguistica a predominanza inglese nel Galles gaelico – è un borgo idilliaco. Proprio all’inizio del paese si incontra la tappa finale del viaggio alle radici del Dylan Thomas gallese, il Brown’s Hotel, con il suo pub dove il poeta passava tanta parte del suo tempo, spesso assieme anche alla consorte. Al punto da dare il numero di telefono del Brown’s a quelli che avessero avuto bisogno di contattarlo. Le cose non devono essere molto cambiate da allora. La domenica, queste sale si riempiono di gente fino a sera, occasionalmente anche ascoltando qualche band, come oggi, un duo rock-blues di Bristol.
La Boathouse è diventata un museo, naturalmente. Ma ciò che più colpisce è il piccolo deposito verde – un tempo un garage – che Thomas usava come suo studio personale, sulla strada fra la casa e il pub, che ha conservato la sua scrivania e molti altri cimeli. Guardandolo, non si può non considerare come la scrittura sia la più frugale delle arti, oltre che la più misteriosa.

A Laugharne si può percorrere il Dylan Thomas Birthday Walk, che si arrampica sulla collina per circa 2 miglia regalando scorci indimenticabili dell’estuario, specie durante la bassa marea, quando si trasforma in una vasta zona paludosa. Si possono visitare le semplici tombe del poeta e di Caitlin, entrambi seppelliti qui anche se la vita li aveva portati altrove (Thomas entrò in coma al Chelsea Hotel di New York e non si risvegliò più, Caitlin morì molto più tardi, nel 1994, in Sicilia, dove si era risposata, ma venne portata a Laugharne per l’ultimo riposo).
Soprattutto, però, ci si può semplicemente sedere su una panchina e rileggere qualche pagina di Under Milk Wood, il dramma radiofonico scritto da Thomas – pioniere della multimedialità – per la Bbc, ambientato nell’immaginaria Llareggub. Molti dei suoi personaggi sono ispirati alla gente che Thomas conobbe qui. Dove cercò di essere felice.