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December 22, 2015
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Scoprire New York a Natale

Laura GamberinibyLaura Gamberini
Time: 9 mins read

All I want for Christmas is you! Just kidding. Sto scherzando, non c’è proprio uno “you” al mondo che mi giocherei come regalo di Natale! All I want for Christmas is a vintage Chanel. Dico sul serio, vi agevolo la foto, presa direttamente dal profilo Instagram del negozio in cui la potete trovare nel caso vi sentiate così gentili, generosi e nobili d’animo da riempirmi di gioia regalandomela. Mi riferisco alla bicolor bianca e nera. La potete trovare a Soho da What goes around comes around, uno dei negozi vintage che preferisco. Tra l’altro se vi registrate online, avrete tutte le notizie su sample sales ed eventuali altri sconti. Ecco, con questa dritta, sono io che faccio un regalo a voi e non il contrario.

t1

Le bicolor di Chanel

A parte gli scherzi – anche se come ben saprete la verità si dice scherzando e io un po’ la chanellina me la aspetto – pare che in questo periodo dell’anno, l’intramontabile All I want for Christmas is you sia una tra le più scaricate e vendute. A me ha sempre messo addosso una gran allegria, nei limiti in cui mi ricorda il Natale del 1994, anno in cui la canzone è uscita e a Cortina ancora si sciava senza l’obbligo del casco. Anzi, a dirla tutta, era proprio da sfigati anche solo immaginarsi di sciare con il casco, per dirvi quanto tempo è passato e per darvi l’idea di quanto potessi essere pazzamente spensierata, quel Natale a Cortina (d’altronde avevo solo 13 anni). Per il resto non sono una grande appassionata di quella canzone, né di quella che fa “Last Christmas I gave you my heart” né di nessun’altra hit natalizia e sapete perché? Perché tutta quella fuffa di sentimentalismo cheap, e maglioncioni di lana che mi viene prurito solo a guardarli, e decorini trash, e renne, e piccoli aiutanti di Babbo Natale, e orribili festoni, e regali da poco comprati senza sentimento così giusto per non presentarsi a mani vuote, insomma tutta quella roba che fa parte del Natale io un po’ non la sopporto. Non che io sia esattamente il Grinch, ma quasi.

t2

I baracchini che vendono gli alberi di Natale

Quest’anno, però, è stato diverso. Sarà che è la prima volta che sono a New York in questo periodo dell’anno, sarà che qui tutto è espresso e vissuto all’ennesima potenza, sarà semplicemente che sono serena come non sono probabilmente mai stata, insomma saranno tanti e nessuno i motivi, ma lo spirito del Natale non mi ha affatto lasciata indifferente. Intanto, New York in sé è una buona cura per chiunque sia “stanco di vivere”. Questo è il posto in cui recuperare il senso della meraviglia, soprattutto a Natale. Non tanto e non solo rimanendo a bocca aperta di fronte al Rockefeller Center e ai soliti grandi magazzini della 5th Avenue, scintillanti in una maniera tanto prevedibile quanto comunque sorprendente. Quello che colpisce di più è lo spirito di chi vive qui. Sembra che ci credano veramente nel Natale. Per loro è una cosa dannatamente importante e questo fa una gran tenerezza.

t3

Scene di Natale a Williamsburg

Prendete l’albero. A casa mia c’è sempre stato il solito albero finto che si tirava fuori tutti gli anni dalla cantina quando arrivava il momento e che poi si “acchittava” senza troppa convinzione con le solite palline e qualche new entry. Qua l’albero è una cosa serissima! Ci sono a ogni angolo baracchini temporanei che vendono alberi ed è un piacere ogni volta, passare in mezzo agli abeti e respirarne a fondo il profumo. Ci sono alberi veri di tutte le taglie e per tutte le tasche. Lo so perché ne ho preso uno anche io. Ve l’ho detto che quest’anno mi ha pervasa lo spirito del Natale, no? A parte gli scherzi, ho solo accompagnato un amico ed è stato davvero divertente scegliere l’albero. Ero emozionata come una bambina. La signora ci ha spiegato che il prezzo non è determinato solo dalle dimensioni, ma anche dall’età. Quando si sceglie l’albero, infatti, bisogna stare molto attenti al colore delle foglie, se non è verdissimo, ma tendente al giallino, significa che l’albero anche se è apparentemente bello, è in realtà quasi andato e durerà ancora poche settimane. Bisogna fare bene i conti se non ci si vuole ritrovare la Vigilia con un abete tutto rinsecchito. E questo è l’albero.

t4

Dyker Heights

Per quanto riguarda le decorazioni, c’è n’è oltre ogni fantasia. Nei mille temporary shop dedicati al Natale che spuntano qua e là da un momento all’altro dopo Thanksgiving, ho visto decorazioni a forma di pizza, unicorno, bottiglie di vino, Marylin Monroe, Elvis Presley, Santa Claus di colore, teschi messicani, madonne portoghesi e chi più ne ha più ne metta, davvero. Anche quando credete di avere visto tutto e partite con un approccio sarcastico e disilluso, ci sarà sempre la decorazione che vi strapperà un sorriso. Provate un po’ a fare un giro all’ultimo piano di Sack’s o di Macy’s in questo periodo dell’anno e ne riparliamo. A proposito di Macy’s, lo sapete che quello stacanovista di Babbo Natale riceve i bimbi dalle 7 am alle 9 pm? L’atmosfera è da film e sul Babbo Natale che riceve i bimbi, proprio da Macy’s, è ambientato un vecchio film che è davvero perfetto per sciogliere i cuori di ghiaccio come il mio in questo periodo dell’anno: Miracle on 34th Street. Da riguardare!

t5

Dyker Heights

Dicevo, la cosa più impressionante e contagiosa è lo spirito e la cura con cui i newyorchesi addobbano le loro abitazioni, dentro e fuori. È come se avessero bisogno, quelli che corrono dalla mattina alla sera quasi calpestandosi gli uni con gli altri, quando rientrano a casa, di ritagliare per se stessi e per i loro cari uno spazio caldo e confortevole e magico, e di comunicare al resto del mondo fuori che lì c’è una famiglia felice. Così, ci si ritrova a passeggiare in mezzo a case qualsiasi che nel periodo di Natale diventano un’allegra accozzaglia di schiaccianoci, presepi, personaggi popolari delle favole e dei cartoni animati (quest’anno vanno per la maggiore Snoopy e Charlie Brown a causa del recente successo al cinema; quest’attenzione ai personaggi del momento denota ricerca e meditazione). Tutta New York è pervasa dallo spirito natalizio, ma Brooklyn di più. A Brooklyn, soprattutto nelle zone abitate dagli italiani di seconda o terza generazione, c’è un po’ tutto l’anno la tendenza all’esibizionismo kitsch. Williamsburg è sempre un trionfo di statuine di santi e madonne, mischiati a bandiere italiane e americane, a nani da giardino e ad altri addobbi legati ai vari momenti dell’anno, tipo le zucche per Thanksgiving. A Natale, ovviamente gli abitanti di Williamsburg danno il meglio di loro, raggiungendo picchi di comicità involontaria non da poco.

t6

Tappa al Chelsea market

Credevo di avere visto tutto a Williamsburg, poi mi hanno detto che esiste qualcosa di più, molto di più: Dyker Heights. In pratica, Dyker Heights è una zona di Brooklyn, abitata principalmente da italoamericani, che è talmente famosa per gli addobbi di Natale esagerati che la gente ci va apposta. Si tratta di una zona residenziale non troppo facilmente raggiungibile. La metro più vicina è la D, si scende alla fermata 79 Street, ma c’è un po’ da camminare (20 minuti buoni a piedi) per arrivare nella zona clou, che si trova sulla 12th Avenue tra 82th e 84th Street. Questo, però, non ferma le centinaia di curiosi che tutti gli anni vanno a fare una passeggiata tra le case più addobbate di New York. Esistono persino visite organizzate. Io ci sono andata in macchina con un amico il sabato prima della Vigilia di Natale e non ci potevo credere! Da un certo punto in poi la strada è illuminata a giorno, sembra di essere in mezzo a un set cinematografico. Ci sono pupazzi animati, gonfiabili e finestre a cui affacciano Babbi Natale, contornati da elfi e angeli. Arrivati lì, abbiamo parcheggiato per potere vedere più da vicino e ci siamo resi conto che in alcuni giardini c’è anche una colonna sonora. In pratica, questi ogni anno, tipo Paperino e Anacleto, cercano di bruciare i vicini con qualcosa di sempre più avveniristico e pirotecnico. Mi sa che per quest’anno hanno vinto gli abitanti della casa nell’84 strada che, oltre ad avere allestito in giardino un vero e proprio luna park illuminato, comprensivo di giostre con i cavalli, hanno organizzato un vero e proprio dj set a cui non avrei creduto se non l’avessi visto io stessa l’altra sera.

t7

Il collare in perline per Lupo di #loveisproject

New York dà un sacco di soddisfazioni anche per quanto riguarda i regali. C’è il solito Chelsea Market in cui si trova qualsiasi cosa e se non avete pazienza di cercare i regali, saranno loro stessi a trovare voi, senza che facciate nessuna fatica. Poi c’è Bryant Park, che è uno dei miei posti preferiti di New York, anche per il modo in cui si adatta perfettamente a ogni stagione: adoro come d’estate sia lo scenario in cui si trova il più bel cinema all’aperto di New York e allo stesso tempo, invece, d’inverno cambi completamente aspetto ospitando il Winter village. Ci sono bancarelle coperte dei migliori artigiani di New York. Si può trovare di tutto: dai pigiami buffi agli zaini in peluche a forma di testa di leone. L’ambiente è gradevole e soprattutto, tra i vari stand culinari, trionfa quello di Max Brenner, chocolatier noto per avere inventato le geniali siringhe di cioccolato. A volte vado a Bryant Park apposta per prendere una cioccolata con marshmallow di Max Brenner. Non fate quella faccia: i mashmallow nella cioccolata stanno benissimo, anche meglio della panna! Vi sfido a sedervi al bordo della pista di pattinaggio che c’è a Bryant Park, con alle spalle l’alberone dalle palle giganti, con una cioccolata con marshmallow in mano e con una di quelle canzoncine allegrissime anni Sessanta che di solito gli altoparlanti sparano in tutta la piazza. Vi sfido a farlo e a non sentirvi innamorati pazzi di quell’atmosfera. Anche il Grinch si convertirebbe allo spirito del Natale.

t8

Il Winter Garden dello Standard Hotel

Sono particolarmente orgogliosa dei regali di Natale che ho preso quest’anno perché hanno un significato “etico”. Li ho presi quasi tutti all’Holiday Market di Urban Zen, uno spazio nel West Village dedicato alla moda e al design “con un’anima” di Donna Karan. È uno dei miei posti preferiti perché posso comprare oggetti incredibilmente chic, spendendo somme di cui normalmente mi vergognerei, sentendomi invece completamente a posto con la coscienza perché una buona parte dei guadagni viene donato per una serie di ottime cause. Scusate se sono così generica, ma non posso spoilerare tutti i miei regali di Natale. L’unico che vi posso anticipare è il regalo che ho preso all’amore della mia vita, tanto lui pur essendo più intelligente della maggior parte delle persone che conosco non sa leggere. Al mio Lupo ho preso un collare in perline fatto in Kenya da delle donne Masai nell’ambito di #loveisproject che mira a sostenere l’artigianato locale africano e a diffondere amore.

t9Un’altra cosa divertente che si può fare qui a New York nel periodo di Natale è pattinare sul ghiaccio (qui una guida alle piste di New York). Farlo al Rockfeller Center sarà un cliché, ma è un’emozione. Certo l’ideale è andarci di mattina e di settimana, altrimenti si rischia di rimanere travolti dalla folla e di godersi ben poco la pattinata. Le piste di pattinaggio in giro per la città sono davvero tante, in realtà. Ce n’è una, però, che a me è rimasta nel cuore più delle altre perché sembra davvero di essere immersi in un’atmosfera da baita di montagna in pieno Meatpacking District. Sto parlando del Winter Garden dello Standard Hotel in cui, oltre a pattinare, è possibile sedersi nelle comodissime sdraio e, scaldati da plaid, pellicciotti sintetici e un’ottima rete di riscaldamento esterno, si può consumare un buon vin brulè, mangiando omini di ginger bread e pretzel. Un modo come un altro per sentirsi in vacanza anche solo il tempo di una pausa pranzo.

Insomma, il Natale newyorchese mi ha completamente conquistata, spero di avervi comunicato almeno un minimo del mio entusiasmo per tutte queste luci, questi profumi e questi sapori e vi auguro buone feste. Ah, e non dimenticate che continuo ad aspettarmi la Chanellina per Natale, grazie.

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Laura Gamberini

Laura Gamberini

Mi chiamo Laura e di mestiere scrivo, prevalentemente per la TV. Ho sempre viaggiato tanto, per lavoro e per passione. Negli ultimi anni ho chiamato casa più o meno 14 posti diversi in 7 città divise in 3 differenti paesi, distribuiti in due continenti. Ho vissuto a Ravenna, a Milano, a Bologna, a Londra, a Roma, a Padova e ho lavorato a Parigi. Ora sono a New York e quelle che vi racconto sono le mie avventure alla ricerca del succo della Grande Mela.

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