Toby Barlow è uno scrittore sfuggito alla vibrante New York per approdare nelle periferie di una città stuprata, tra edifici arsi e immensi spazi vuoti, preda della criminalità e dell'incuria. La sua terra promessa si chiama Detroit. Il suo sogno è fondare una colonia di romanzieri che, attraverso il loro genio creativo, diano nuova forma a interi quartieri dimenticati.
A poco più di un anno dalla dichiarata bancarotta, l'ex capitale mondiale dell'auto continua a essere una città fantasma, ma reca con sé le potenzialità di un riscatto già agli albori. In poco tempo, migliaia di artisti, musicisti, pittori e designer, attratti da spazi abitativi ed espositivi disponibili a una manciata di dollari, si sono insediati a Detroit, restituendole linfa vitale. Dagli anni Ottanta a oggi, infatti, la metropoli del Michigan è passata da 2 milioni di abitanti a meno di 700 mila.

I lavori all’interno dell’edificio che ospita Write a House
Le case vuote hanno dato a Toby e alla collega Sarah Cox ispirazione per il progetto Write a House, che chiama a raccolta poeti, romanzieri, sceneggiatori (americani e non) disposti a trasferirsi a Detroit. Ai più brillanti viene offerta gratis una casa da rendere vivibile, con l’unico onere di piccole spese di manutenzione, tasse e assicurazione.
Fondamentale è il loro contributo alla crescita della comunità e l’intrattenimento di rapporti costanti con la scena letteraria locale. Superato un periodo di prova di due anni, durante il quale è necessario vivere in casa almeno il 75 per cento del tempo, gli scrittori diventano i legittimi proprietari delle abitazioni.
La rimessa a nuovo vera e propria della struttura, dai tetti alle tubature, viene effettuata grazie a un'iniziativa di crowfunding (raccolta fondi online) e a ulteriori donazioni di fondazioni e privati che scelgono di sostenere Write a House. "Con il crowfunding abbiamo superato di oltre il 20 per cento il nostro obiettivo iniziale" racconta Barlow.
E grazie all'instancabile operato del team di giovani costruttori che lavorano al progetto, gli Young Detroit Builders, a settembre è stata assegnata la prima casa: la vincitrice è la poetessa Casey Rocheteau, che questo novembre lascerà la sua Brooklyn alla volta di Detroit, dove abiterà nel quartiere di Banglatown.

La prima casa del progetto Write a House
“Il progetto è grandioso, non soltanto perché supporta gli scrittori, ma poiché funge da centro formativo e occupazionale per i ragazzi del luogo e impegna l'intero quartiere, che risulta anche più controllato e sicuro”. Un modello di "futuro auto-sostenibile" spiega Toby, che aggiunge "Finora abbiamo ricevuto circa 350 candidature, da ogni parte del globo, poesie, saggi, sceneggiature… è davvero entusiasmante".
L'idea di Write a House, secondo lui, potrebbe ispirarne altre come Teach a House o Doctor a House, attirando educatori e medici. "Possiamo guardare alle cose in maniera diversa da come la gente era solita fare. Qualcosa di negativo, come una casa vuota, può rivelarsi molto positivo. Basta riconoscere quali sono i tuoi punti di forza e utilizzarli in modi nuovi. A Detroit c'è terreno, tanto terreno".
Quella di Write a House non è l'unica iniziativa che sta cambiando il volto della ex Motorcity. Sprazzi di colore invadono infatti le aree marginali, che diventano ambientazione per esperimenti di Street Art e installazioni.

Artisti a lavoro per creare l’insegna per Seafoam
Monica Canilao è una giovane creativa giramondo che sta contribuendo alla realizzazione di un "museo delle curiosità" a Detroit. La location per l'inusuale progetto è un'ex storica azienda di legname che un collettivo di artisti ha acquistato per una modica cifra sul sito Craiglist. Oggi si lavora per trasformarla nel Seafoam Palace of Arts and Amusements.
Anche in questo caso, è stata lanciata una campagna di raccolta fondi online per la ristrutturazione dell'edificio dismesso, che nell'estate 2015 dovrebbe aprire le sue porte proponendo spazi espositivi e interattivi ai visitatori. Nella loro ideazione sono stati coinvolti giovani professionisti specializzati in ingegneria, scultura, cinema, pirotecnica e disegno.
Il progetto prende spunto dai cosiddetti gabinetti delle curiosità o armadi delle meraviglie, collezioni di oggetti tra i più strabilianti provenienti da regni lontani, che si diffusero nel Rinascimento europeo precorrendo i moderni musei.
“Uno spazio che sarà in perenne evoluzione e crescita” lo descrive Monica, che racconta come già nelle fasi iniziali del progetto l’edificio abbia ospitato eventi a tema, per celebrare “la magia della vita e riavvicinare le persone”.
"Il museo – diretto dalla fotografa ed esploratrice urbana Julia Solis – sarà un centro no-profit della curiosità e ruoterà attorno all'immaginazione della gente. Le attrazioni cresceranno e cambieranno così come le persone che verranno a lavorarci" spiega ancora l’artista, che ha passato giugno e luglio a pulire l’edificio, a dipingerne gli esterni e a costruire un'originale insegna che verrà posta all'ingresso.
"Qualsiasi insediamento, artistico o di altro tipo, orientato al miglioramento della città e al coinvolgimento della comunità è straordinario” conclude Canilao. “C'è così tanta energia a Detroit. Negli ultimi anni la città sta cambiando e le persone alimentano questa trasformazione con nuove idee… È incredibile quello che può accadere quando così tante energie vengono profuse".