Vento forte e mare d’argento che schiuma tra le dune. Brividi caldi come d’amore. E mi sento come amata. Forse Ulisse è stata solo una voce del mare, ma Nausicaa l’ha sentita.
“Ti supplico, signora, sei una dea o una mortale?… Infatti non vidi mai una tale creatura mortale coi miei occhi, né uomo né donna: stupore mi prende a guardarti”. Ulisse sapeva come parlare alle donne e tanto bastò a far innamorare la giovane figlia del re dei Feaci; ce lo racconta Omero nel IV libro dell’Odissea. Eppure Ulisse abbandonerà anche lei: lui è Nessuno (così lui stesso si presentò al ciclope Polifemo) lontano dalla sua terra; è il re di Itaca e ci vuole tornare. Se fosse voluto tornare solo per Penelope, non si sarebbe intrattenuto per dieci lunghi anni con tante signorine incontrate lungo la via: Circe, Calipso, le sirene… Penelope è solo un pretesto etico per la sua coscienza, che non ha, quanto le altre sono un destino divino per impietosire chi l’ascolta.
Ulisse è il primo grande seduttore: il primo uomo che conquista le donne con le parole. Forse conscio di non avere altre doti. Prima di lui soltanto eroi belli e muscolosi ma rozzi: Ercole, Giasone, Teseo… Che prendono esempio da dei altrettanto egocentrici: Zeus, Poseidon, Ares…
Ulisse è nudo sulla riva di Scherìa (Corfù), provato dal naufragio, e le sue parole si riveleranno esser state solo adulatorie al fine d’ottenere aiuto, perché non coglierà l’amore sbocciato nel cuore di Nausicaa. E’ l’unica volta che Omero narra il nascere di un amore, ma tace sulla delusione della giovane. Io l’ho sentita: in Grecia il tempo è voce.
Nausicaa: “Io un uomo così non l’avevo mai visto. Non che fosse particolarmente bello, anzi a ripensarci per niente, ma aveva un’eleganza nel muoversi e nell’esprimersi che incantava. Non poteva essere che un re – pensai. E non valutai nemmeno per un momento chi mi stessi portando in casa, cosa ne sarebbe stato del mio cuore. Nessuno mi aveva mai parlato così…”

La baia di Liapades nel golfo di Paleokastritsa
Quando mi è apparso Paleokastritsa, un cuore di smeraldo tra due rocciosi polmoni verdi, ho avuto la sensazione di scoprire un regno, benché non sapessi ancora che proprio lì c’era stata la reggia di Alcinoo. Oggi al suo posto c’è un monastero ortodosso, fondato già nel 1228 e non sapremo mai cosa nasconda. Spiros da diciotto anni gestisce l’Acapulco Bar con piscina e quattro camere che si affacciano a strapiombo sulla sottostante baia di Liapades, dove ho affittato una barca a motore.
Tuttavia è la spiaggia di Glifada che vanta l’incontro tra Ulisse e Nausicaa; si trova proseguendo a sud sulla costa occidentale. Simile ma più trendy è la vicina spiaggia di Kontogialos. Se volete “cuccare” il bar giusto è Nagual: sul litorale antistante aitanti adoni greci, mollemente distesi sui lettini, scrutano il via vai delle aspiranti dee. Scendendo verso sud, un’altra spiaggia trendy è Issos. Al tramonto ottima cena di pesce nel paesino di Agios Georgios, all’Oceano Restaurant in riva al mare. Per ritornare a Agios Markos sulla costa nord orientale, al nostro grazioso Corfù Secret Hotel, ho impiegato più di un’ora e mezzo, anche perché dovunque vai, devi sempre attraversare la splendida ma congestionata città di Corfù.

Il Canale dell’amore a Sidari
L’isola è estesa e in una sola settimana non sono riuscita a rincorrere tutti i miti che la permeano. Però mi sono spinta a nord a vedere il canale dell’amore di Sidari: era affollatissimo perché la leggenda promette che chi vi nuoti rimarrà innamorato per sempre. Ah, se Ulisse fosse naufragato su questa spiaggetta e se Nusicaa si fosse immersa tra queste sponde, tutto sarebbe stato diverso.
A Corfù in verità sono andata per festeggiare il compleanno di un amico, l’avvocato Bruno Garlatti, in una villa che sovrasta il delizioso porticciolo di Kalami, tra fuochi d’artificio, manicaretti della chef greca Marina e balli fino al mattino. Ma quello che ha fatto della festa una festa diversa sono stati il sonetto composto dall’amico Sergio Silvestri, la canzone al ritmo del sirtaki della moglie Livia, il ringraziamento in greco di Bruno e la commovente lettura in greco antico, eseguita dal suo collega Damjan Terpin, del XXIV capitolo dell’Apologia di Socrate, dove il filosofo esorta i giudici a giudicare secondo legge e non secondo pietà. Quello che abbiamo studiato con fatica sui banchi di scuola, prima o poi ci apre un mondo.