La tournée di Beyoncé, intitolata Cowboy Carter and the Rodeo Chitlin’ Circuit, partirà il 28 aprile da Los Angeles, con un concerto al SoFi Stadium. Toccherà trentadue città tra Stati Uniti ed Europa, comprese due date nell’area di New York, il 27 e 28 luglio al MetLife Stadium, nel New Jersey.
Il tour nasce da Cowboy Carter, pubblicato il 29 marzo 2024, un album che affronta direttamente i limiti e le contraddizioni della tradizione americana. Fin dal primo brano, Ameriican Requiem, Beyoncé si misura con l’idea stessa di appartenenza: la casa, gli amici, le promesse dell’America contemporanea sono viste come spazi e relazioni instabili, forse irrecuperabili.
Anche dal vivo, dunque, è improbabile aspettarsi uno spettacolo costruito su cliché country. Se il singolo Texas Hold ‘Em aveva lasciato intravedere un approccio più tradizionale, l’album nel suo complesso si è mosso altrove, mescolando country, gospel, psichedelia funk e R&B in una struttura volutamente irregolare, in cui ogni suono sembra mettere in discussione le categorie a cui appartiene.
Il precedente lavoro di Beyoncé, Renaissance (2022), aveva scelto la dance music come spazio di liberazione personale e collettiva. Cowboy Carter sposta il baricentro: indaga il paese, i suoi simboli, il modo in cui il passato viene usato per escludere o per riscrivere l’identità.
Come nell’album, anche sul palco Beyoncé sembra intenzionata a muoversi libera dai confini di genere, senza cercare legittimazioni. L’obiettivo è riportare al centro radici afroamericane che la cultura popolare ha spesso ignorato o confinato ai margini della tradizione country. Il debutto di Los Angeles sarà anche un primo banco di prova: un modo per capire se e come questi temi riusciranno a tradursi in scena. Non una protesta esplicita, ma un diverso racconto dell’America, visto da un altro punto di vista.