Quando la giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata in Iran a dicembre, il suo compagno, Daniele Raineri, temeva che potesse rimanere in prigione per un lungo periodo. Dopotutto l’Iran ha fatto della detenzione di cittadini stranieri un pilastro della sua politica estera per quasi cinque decenni.
Mentre giravano voci di una possibile trattativa tra Italia, Iran e Stati Uniti per uno scambio di prigionieri, Raineri ha dunque deciso di rivolgersi a qualcuno che poteva avere un’influenza: Elon Musk.
Secondo una ricostruzione del New York Times, il miliardario collaboratore del presidente eletto Trump aveva incontrato segretamente l’ambasciatore iraniano all’ONU, Amir Saeid Iravani, poche settimane prima dell’arresto della giornalista, per discutere delle possibili strade per la riduzione delle tensioni tra Teheran e Washington.
Musk, contattato da Raineri attraverso l’esperto informatico Andrea Stroppa, avrebbe dunque parlato di nuovo all’ambasciatore per caldeggiare il rilascio della giornalista. Sempre secondo il New York Times, il miliardario avrebbe garantito che gli Stati Uniti non avrebbero fatto pressioni sull’Italia per estradare l’ingegnere iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, detenuto a Milano su richiesta americana per presunti legami con attacchi contro basi militari USA.
La scorsa settimana, la giornalista è stata liberata dalla prigione in Iran, e pochi giorni dopo è stato liberato Abedini. L’Iran ha descritto la vicenda come il risultato di una cooperazione bilaterale tra Italia e Iran, senza menzionare Musk, Trump o altre persone o entità coinvolte. Anche il governo italiano, con la premier Giorgia Meloni, ha mantenuto riservatezza, definendo la liberazione di Sala frutto di un “lavoro diplomatico complesso”.
Sala, durante la detenzione nella famigerata prigione di Evin, ha vissuto settimane terribili, con interrogatori quotidiani e isolamento totale. Ha dichiarato che ciò che temeva di più era “impazzire”.
Nonostante la mancanza di conferme ufficiali sul ruolo di Musk o di Trump, la sequenza degli eventi — dall’incontro tra Meloni e Trump a Mar-a-Lago fino allo scambio di prigionieri — suggerisce una triangolazione diplomatica delicata. Sala stessa ha riconosciuto che “chiunque fosse necessario contattare, lo hanno contattato” per garantirle la libertà.