Una storia partita da Roma e arrivata fino a Central Park.
La statua dell’Angelo, che sovrasta la Bethesda Fountain ed è il famosissimo sfondo di alcuni tra i film più iconici mai girati a New York, è opera di un’autrice che in pochi conoscono: Emma Stebbins.
“C’è una piccola targa vicino alla fontana con il suo nome – racconta Maria Teresa Cometto, autrice del libro Emma e l’Angelo di Central Park presentato all’Istituto Italiano di Cultura ed edito da Neri Pozza – ma bisogna proprio andarla a cercare”.
La Cometto, giornalista di successo per il Corriere della Sera, si è appassionata alla storia della Stebbins e ne ha raccontato, come mai nessuno prima, ogni sua sfaccettatura.

Una biografia, quella dell’autrice nata a New York, che ha rapito l’attenzione di tutti i presenti al panel condotto insieme al Direttore dell’IIC Fabio Finotti, alla Curatrice di The American Wing al Metropolitan Museum of Art Thayer Tolles e alla scultrice Patricia Cronin, ideatrice di Memorial to a Marriage, il primo e unico monumento all’uguaglianza matrimoniale al mondo.
Ospite speciale è stata Alison Heydt Tung, membro del Musicians Club di New York e pronipote della scultrice.
L’importanza di Emma Stebbins, spiega Cometto, sta nella sua unicità. È stata la prima donna a ricevere una commissione d’arte pubblica dalla città di New York. A conferirgliela fu il fratello Henry e le accuse di favoritismo furono inevitabili, ma Emma dimostrò con gli anni e con le proprie opere di non aver bisogno di alcuna spinta per raggiungere le vette del successo.
Era newyorkese, ma Roma, dove visse dal 1854 al 1870, le diede quella formazione che non abbandonò più. È proprio nella Città Eterna e nel neoclassicismo che ebbe l’ispirazione per l’Angelo di Central Park, inaugurato poi nel 1873.

Viveva insieme all’attrice Charlotte Cushman, con la quale aveva una relazione, e apparteneva al gruppo di artiste americane che si stabilì tra i colli romani proprio nella seconda metà del diciannovesimo secolo.
Maria Teresa Cometto parla di lei come fosse un’amica: si è affezionata ricostruendone la storia. “Nel 2019 uscì un articolo su di lei sul New York Times – racconta – parte di una serie su personaggi importanti dei quali non era stato pubblicato l’obituary. Ma a parte quello, non era mai uscito nient’altro”.
È da lì che iniziano le ricerche su un personaggio che si rivela ricco di aneddoti da non lasciare svanire nel tempo. “Mi sono resa conto fosse una vita da raccontare. C’è Roma, c’è New York, ci sono le donne, i gay”.
Un’esistenza che merita di essere letta e nella quale la Cometto si è a volte anche ritrovata. “Io ed Emma siamo entrambe della vergine, io sono nata il 31 agosto e lei il 1° settembre e quindi siamo estremamente perfezioniste. Lei impiegava ore ed ore a lavorare, una minuziosità che le è costata la salute dei polmoni e di conseguenza la vita. Anche io sono lenta e maniacale. Poi adoro i personaggi importanti nella loro epoca, ma diventati sconosciuti con gli anni”.
Della Stebbins, vicino a quella fontana che è diventata uno dei simboli di New York, è rimasta infatti solo una placca. Poche parole che non possono descriverla come meriterebbe. Per quello c’è “Emma e l’Angelo di Central Park”, in libreria dal 30 settembre.