Ci siamo imbattuti in Monica Cialona qualche tempo fa e, intrigati dalla sua storia, l’abbiamo coinvolta in una passeggiata-conversazione a Domino Park. Dietro di noi l’East River, lo skyline di Manhattan e la struttura portante dell’edificio che era un tempo la Domino Sugar Factory.
Parlaci di te e delle tue origini.
“Sono cresciuta a Milano ma sono nata a Kuwait City, dove i miei genitori si erano spostati per gli impegni lavorativi di mio padre. Abbiamo vissuto in Kuwait per un paio di anni circa, prima di tornare definitivamente in Italia.
La mia famiglia ha origini Italo-Eritree. L’Eritrea è stata una colonia italiana e molti italiani, come i miei nonni maschi, si trovavano lì e hanno sposato donne eritree. I miei genitori sono nati e cresciuti ad Asmara dove hanno vissuto fino alla maggiore età, prima di trasferirsi in Italia. Io e mio fratello siamo cresciuti a Milano dove abbiamo frequentato le scuole”.
Quando nasce la tua passione per la musica? Come si trasforma in una carriera?
“Mi sono approcciata al canto quasi per gioco. All’età di sei anni presi parte alle selezioni dello Zecchino d’Oro dove cantai la canzone “Sette Matitine” alla trasmissione televisiva “Birimbao-Lo Zecchino d’Oro”, su Antenna3. La ricordo ancora come una bellissima esperienza.
Ho iniziato a studiare pianoforte a nove anni, senza sapere che poco dopo la musica sarebbe diventata la mia più grande passione. È da subito entrata nel mio cuore finché ho capito che non potevo vivere senza. A dodici anni ho capito che volevo diventare una cantante e ho iniziato così a studiare anche il canto. Purtroppo non posso dire di essere stata supportata dalla maggior parte degli insegnanti a scuola, che consideravano questa mia aspirazione inutile, impossibile e senza futuro. Nonostante questo ho continuato ad inseguire i miei sogni cercando di dividermi tra la scuola e i miei studi musicali. A Milano ho frequentato la Green Music School a Segrate e successivamente la Scuola Civica G. Puccini di Pioltello. Dopo il Liceo mi sono iscritta al Politecnico di Milano dove ho completato la triennale in Architettura e nel frattempo frequentavo il MAS Music Academy. Sono stati tre anni intensi: la mattina andavo al Politecnico e il pomeriggio andavo in accademia. Durante i miei tre anni al MAS ho fatto diverse esperienze musicali, tra cui cantare come vocalist al programma “Cd Live” in onda su Rai2, partecipare al musical gospel “Stand Up! A Gospel revolution” in cui ci siamo esibiti nei maggiori teatri italiani, e prestare la mia voce, cantata e recitata, al personaggio di Aisha del cartone animato Winx, per il musical “Winx On Ice”.
Una delle esperienze più importanti è stato cantare come corista per Andrea Bocelli al programma “Che Tempo che Fa” di Fabio Fazio su Rai2″.
Quali artisti ti hanno influenzato?
“Sono cresciuta ascoltando per lo più la musica Motown di cui è un grande fan mio padre, la musica soul e rock. Gli artisti con cui sono cresciuta sono The Temptation, Stevie Wonder, Michael Jackson, Queen, e le grandi voci di Whitney Houston, Celine Dion, e Mariah Carey.
La straordinaria vocalità di Whitney Houston e le sue canzoni sono ciò che mi hanno fatto scoprire la potenza della voce e mi hanno spinto a cantare”.
Cosa ti ha portato a trasferirti a New York?
“Durante gli anni di accademia musicale a Milano ho scoperto l’esistenza del Berklee College of Music di Boston attraverso uno dei miei maestri che l’aveva frequentata. Ho cominciato a fare ricerca e me ne sono innamorata: era la scuola dei miei sogni. Dopo essermi laureata in Architettura decisi di presentarmi a Boston per fare l’audizione nell’Agosto 2009. Un mese e mezzo dopo ricevetti la lettera di ammissione con borsa di studio. Ricordo ancora i pianti di felicità.
Nel Gennaio 2010 è iniziata la mia avventura negli Stati Uniti. Dopo la laurea di Berklee mi sono trasferita a New York per frequentare il Master di Composizione e Songwriting alla New York University. Da lì ho iniziato a fare nuove esperienze e a collaborare con molti artisti, oltre che a lavorare alla mia musica”.
Come ha influito il Covid sui tuoi piani?
“Il covid ha purtroppo colpito duramente tutti gli artisti, soprattutto indipendenti. Io sono una cantante e songwriter freelancer e insegno privatamente. I primi mesi sono stati molto complicati, soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento, dato che insegnare pianoforte o canto su Zoom non è certo ideale. Il lavoro si è trasferito per lo più a casa, ma sono riuscita ad adattarmi e a trovare dei vantaggi insperati nella situazione. Ad esempio non dovermi spostare da un posto all’altro mi ha permesso di essere più produttiva, ho preso parte a diversi progetti, collaborando con diversi artisti in remoto, registrando in casa, tra cui anche la voce del mio nuovo singolo”.
Parlaci del nuovo singolo. Come si intitola? Quando uscirà?
““Wait for you to come back” è in uscita a febbraio. Ho scritto questa canzone qualche anno fa e parla della speranza di ritrovare una persona amata che ha perso la propria direzione. Può essere interpretata in diversi modi e spero che chi la ascolterà potrà, attraverso la sua esperienza, riuscire a relazionarsi. È una canzone per me molto importante e ne approfitto per nominare e ringraziare le persone che con me ci hanno lavorato: Cristina Valente, che ha lavorato alla produzione e all’arrangiamento, e che col suo straordinario talento ha saputo valorizzare il brano al meglio, e Roy Hendrickson, mixing engineer, per la sua grande professionalità”.
Un’altra tua passione è l’architettura: come si intreccia e integra con la musica?
“Durante la pandemia ho ripreso gli studi di Architettura per concludere il percorso che avevo iniziato anni fa, e sono ora in procinto di concludere la specialistica in Interni. Sicuramente non è facile portare avanti due carriere, ma io ho sempre cercato di trovare un collegamento tra le due cose, anche perchè nella musica si può trovare uno stretto collegamento con altre discipline come l’Architettura stessa, la matematica, la scienza, le arti figurative, la filosofia, etc. Esistono tanti musicisti-architetti che hanno creato progetti estremamente interessanti. Un esempio è Iannis Xenakis, compositore e architetto della seconda metà del Novecento, che con il suo Padiglione Philips ha dato vita ad un complesso originale che lega la musica direttamente all’architettura.
Mi piacerebbe trovare il modo di creare una fusione tra queste due discipline. Anni fa sviluppai un progetto sulla relazione tra musica e spazio architettonico, “musicando” delle vie della città di Milano.
Quest’anno ho iniziato a lavorare al progetto di tesi in cui sto sviluppando un edificio totalmente dedicato alla Terapia Musicale. L’edificio scelto per il progetto si trova a Hunters Point, in Long Island City e occupa all’incirca 30,000 Sq Feet. Ho fatto molta ricerca prima di iniziare questo progetto e sono rimasta colpita su come la musica sia un così forte strumento di aiuto nella cura di persone colpite da diverse patologie, che siano esse bambini o adulti. La terapia musicale viene applicata in diversi ambiti (patologie neurologiche, fisiologiche, e psichiche) come supporto alla medicina tradizionale, e migliora la qualità della vita del paziente.
Esistono pochissimi centri al mondo che si affidano a questa terapia, ed è per questo che ho deciso di sviluppare questo progetto, dove, per quanto riguarda il design, dovrò pensare ai tipi di spazi di cui ho bisogno e a come la scelta dei materiali e dei colori influisca sulla tranquillità e il benessere dei pazienti”.