Gli italoamericani non ci stanno e, insieme al consigliere comunale Mark Squilla, fanno causa alla città di Philadelphia. Il motivo è molto semplice: il Columbus Day, festa che ricorda l’impresa dell’esploratore genovese, è stato sostituito per volontà del sindaco Jim Kenney con la giornata delle Popolazioni Indigene.
L’accusa è quella di discriminazione razziale, perché pare che questa non sia la prima iniziativa presa dall’amministrazione con l’intenzione di cancellare la storia italoamericana. Altri esempi? La rimozione della statua dell’ex sindaco e commissario di polizia Frank Rizzo di fronte al Municipio, la copertura del monumento di South Philly a Cristoforo Colombo e infine la cancellazione della sua commemorazione. Insomma, se è vero il detto che tre indizi fanno una prova, allora a Philadelphia si sta davvero cercando di cancellare una cultura ben radicata sul territorio.
Il sindaco, alla causa, non ha reagito con spirito. L’ha definita “uno stratagemma politica senza alcun merito”, che sprecherà risorse preziose utilizzabili per fronteggiare meglio la pandemia.

A dire il vero, Kenney non è il primo a virare verso questa direzione. Sulla spinta del Black Lives Matter, negli ultimi mesi il povero esploratore non ha avuto vita facile. Le sue statue sono state abbattute, e tanti Paesi, con ancora più numerose città, hanno deciso di abolirne la festa. Per giustificare tutto ciò, i fautori della “cancel culture” citano spesso le opinioni “razziste” di Colombo e l’inizio del genocidio dei nativi americani con il suo viaggio attraverso l’Oceano Atlantico nel 1492. Viene dunque mossa un’accusa a posteriori, adattando i valori e la consapevolezza della società di oggi a quella di 600 anni fa.

Così, a Philadelphia sono i cittadini a dire “basta”, stanchi di sentirsi discriminati sotto la luce del sole e senza che nessuno, nel loro caso, rimanga indignato. “Questa causa ha lo scopo specifico di mettere un controllo costituzionale su un sindaco sopraffatto da stereotipi razziali – ha fatto sapere l’avvocato George Bochetto – che oggi si schiera contro gli italo-americani e domani chissà. Potrebbe attaccare chiunque”.
La discriminazione, infatti, non è soltanto un problema morale, ma porta anche alcune gravi conseguenze sulla salute pubblica. Kenney è infatti persino accusato di avere intenzionalmente deciso di non includere il codice postale 19148, corrispondente alla zona sud della città dove per la maggiore vivono gli italoamericani, nella lista di quartieri prioritari per la distribuzione dei vaccini contro il coronavirus. Se così fosse, sarebbe un atto di estrema gravità, molto più di una semplice statua abbattuta o una giornata modificata. Al momento, però, non ci sono prove che possano dimostrarlo.
Il sindaco, a inizio anno, ha definito l’ordinanza firmata per rinominare il Columbus Day come “un riconoscimento dei secoli di razzismo istituzionale ed emarginazione ai quali sono stati costretti i neri americani, gli indigeni e le altre comunità di colore”.
Eppure, nella costituzione americana esiste una clausola che impone l’uguale protezione delle diverse etnie. Kenney, così facendo, non la rispetta e Bocchetto proprio su questo tema calca la mano. “Vogliamo mettere un controllo costituzionale sul sindaco. Non è così che i padri costituenti hanno pensato il nostro governo”.
Per gli italoamericani, è stata proprio la goccia che ha fatto traboccare il vaso.