L’unione ha fatto la forza e martedì è arrivata l’inversione di marcia: l’amministrazione Trump ha abbandonato l’iniziativa di bloccare i visti degli studenti internazionali perché le loro università avrebbero svolto i corsi on line. La decisione è stata annunciata all’inizio di un’udienza in una causa federale a Boston.
“La competitività futura dell’America dipende dall’attrazione e dal mantenimento di talenti studenti internazionali”, avevano affermato le compagnie nei documenti del tribunale che denunciavano la discussa iniziativa dell’amministrazione Trump di bloccare i visti degli studenti stranieri iscritti ai corsi online.
Dopo decine di università, anche le organizzazioni che rappresentano gli studenti internazionali e una dozzina di aziende tecnologiche, tra cui Google, Facebook e Twitter, avevano sostenuto la causa di Harvard e MIT, dichiarando che questa decisione avrebbe danneggiato le loro attività.
L’ordinanza che minacciava l’espulsione del paese era stata molto criticata.

Gli studenti internazionali iscritti a college e università nel 2019 avevano contribuito all’economia del paese con ben 14 miliardi di dollari, in almeno 17 stati, secondo quanto riportato nelle denunce dei giorni scorsi.
Mentre secondo l’Istituto di istruzione internazionale (IIE), in tutto il territorio degli Stati Uniti, sono entrati più di un milione di studenti internazionali che hanno frequentato vari programmi di laurea nell’anno scolastico 2018-19. I dati del governo USA mostrano che l’anno scorso sono stati concessi oltre 373.000 di questi visti.
Tale mandato ha rappresentato un grave ostacolo ai piani di insegnamento e apprendimento online che le università stanno sviluppando in risposta alla pandemia di Covid-19.
Il giudice distrettuale americano Allison Burroughs ha dichiarato che le autorità federali per l’immigrazione hanno accettato di ritirare la direttiva del 6 luglio e di “tornare allo status quo”.
I migliaia di studenti a rischio espulsione possono tirare un bel sospiro di sollievo.