Sin dalle sue origini monocellulari, uno degli aspetti basilari della vita in genere, e di quella umana in particolare, è stato l’impulso verso il miglioramento. In altre parole, sia gli organismi più semplici, anche quelli che l’evoluzione non ha ancora dotato di cervello, che l’essere complesso umano, non sono contenti semplicemente di sopravvivere; sono guidati da una continua spinta verso l’acquisizione di modifiche che avvantaggiano sempre di più le loro condizioni ambientali, biologiche, intellettuali, sociali, ecc. Quindi non c’è da stupirsi se la storia degli uomini sia una storia di nomadismo più o meno continuo, a secondo i particolari sviluppi ambientali, economici, politici, ecc., verso mete più promettenti.
In genere, nessuno cerca di uscire dal proprio Paese se non spinto dall’impossibilità di un miglioramento a casa propria e da una aspettativa di possibile progresso altrove. Motivato da quanto sopra, questo è il caso del signor Vincenzo Condello, che, proveniente da famiglia numerosa e bisognosa di migliori mezzi di sussistenza, nel lontano 1965, a solo venticinque anni di età, decise, vestendo i panni di turista, di lasciare il suo paesello di Varabondo, nella provincia di Reggio Calabria, per trasferirsi negli Stati Uniti.
Sì, in quegli anni, come spesso accade nella storia, era difficile per gli italiani, considerati poco desiderabili nel mondo anglo-sassone, emigrare negli Stati Uniti. E quindi, per raggiungere gli Stati Uniti e infine ottenere la residenza legale, si ricorreva a mezzi creativi, come quello di fingersi turista. Il signor Condello ci è riuscito quando, poco tempo dopo il suo arrivo, un parente gli presentò una signorina e lei accettò di sposarlo. Questa giovane donna abitava nella città di Glen Cove a Long Island e la coppia è rimasta lì fino ad adesso.
Il primo impiego del signor Condello è stato in una fabbrica di carta ricalcabile. Ma lui , in Italia, aveva lavorato in un negozio di generi alimentari e tabacchi della sua famiglia. Il signor Condello leggeva allora “Il Progresso Italo Americano”. Un giorno sul giornale vide un annuncio per un aiutante in una salumeria italiana dal nome Razzano. Si recò all’azienda e ottenne il posto. Pochi mesi dopo, il padrone della salumeria decise di vendere il negozio. Avendo costatato le abilità del giovane Vincenzo, gli offrì l’opportunità di farglielo comprare. Vincenzo era soltanto da pochi mesi in America e gli confessò di avere pochi soldi. Il signor Razzano, a suo tempo, gli suggerì di parlare con due giardinieri, originalmente di Avellino, che lavoravano per lui da parecchio tempo, e di formare fra di loro una società. L’idea funzionò e il signor Condello e i due giardinieri divennero e rimasero soci per trent’anni. Ma questi non lavorarono nel negozio. Fecero l’investimento ma affidarono l’intera gestione a Vincenzo che giudicarono esperto del mestiere e abile commerciante.
Prima della compravendita, il negozio era stato aperto soltanto da circa due anni. Con le sue abilità imprenditoriali, il signor Condello è riuscito a stabilire un ottimo rapporto con i clienti, ha ingrandito l’impresa, ha aumentato le entrate da dieci a quindici volte in più di quelli iniziali. Ben presto aprì anche un grande panificio con pasticceria con il quale ha ottenuto ancor più successo. Con il tempo e a seconda delle opportunità che si presentavano, Condello è riuscito a comprare varie proprietà di immobili, che gli procurano ingenti guadagni.
Alla domanda se è più conveniente importare prodotti italiani direttamente dall’Italia o da distributori americani, risponde che lui usa tutti e due i metodi. Quando gli chiediamo se è difficile importare prodotti direttamente dall’Italia risponde che non è stato mai difficile e che di recente è divenuto ancora più facile di prima. Eppure, il presidente Trump vuole mettere tasse sull’importazione di prodotti italiani come il vino, la pasta, e i salumi. Alla domanda se questo potrebbe avere un effetto negativo sui suoi affari, Condello ci risponde che per lui non farebbe differenza, giacché vende prodotti di specialità e i suoi clienti non farebbero attenzione all’aumento che questa tassa causerebbe su i prezzi delle merci.
Vincenzo Condello ha due figlie: sono tutte e due sposate. Una si è laureata presso il MIT a Boston, è pediatra ed ha due figli. Pesava soltanto due libbre e mezza alla nascita. Ed essendo la più piccola neonata di Glen Cove, la città volle premiarla con una borsa di studio per quando sarebbe andata all’università. La bambina cresce e quando entra all’università non ha dovuto pagare nulla. E per proprio merito, il giorno della sua laurea le viene assegnato il compito di presentare la relazione di commiato della sua classe di laureandi.
L’altra figlia si è laureata in psicologia e amministrazione aziendale alla Boston University e per alcuni anni ha aiutato il padre nei suoi affari, inclusa la gestione di un ristorante. In questo ristorante fece molti soldi che in seguito le permisero di abbandonare il lavoro e dedicarsi alla scrittura di un libro. Ci ha lavorato per quattro anni, l’ha appena terminato e adesso è in cerca di una editore che lo pubblichi. Il padre non conosce l’argomento del libro. È orgoglioso delle figlie e le sostiene in tutto ma ci è sembrato che preferisca occuparsi di cose pratiche e non pensare tanto ad attività intellettuali, anche a quelle delle sue figlie, atteggiamento pragmatico e non certo peregrino per una persona con un vissuto di costante lotta per avere anche le cose più essenziali. Il signor Condello dà credito a sua moglie per avere cresciuto le figlie giacché lui era sempre troppo impegnato con il lavoro per trascorrere tempo in casa.
Alla domanda se ritenga che in Italia le sue figlie avrebbero ottenuto le medesime soddisfazioni che negli Stati Uniti, ha risposto con un no immediato. “Perché?” abbiamo chiesto. “Perché l’Italia non offre le opportunità che offre l’America.” “Ma perché?” abbiamo insistito, “Come si spiega che quelli che vengono dagli altri Paesi del mondo non riescono a farcela a casa loro ma riescono bene, e talvolta in maniera superlativa, in America?” Condello ha risposto umilmente che non era in grado di parlare del resto del mondo ma che aveva un parere ben chiaro riguardo agli italiani d’Italia. Ha detto di avere visto che gli italiani, soprattutto quelli istruiti, preferiscono aspettare per un posto nella loro specializzazione e non far nulla piuttosto che fare qualsiasi cosa che gli permetterebbe di guadagnare e vivere indipendentemente. “Non vogliono fare niente!” ha affermato. E poi ha aggiunto che gli stessi italiani, quando emigrano negli Stati Uniti, “si buttano su tutto” e così ottengono successo. “Il successo non dipende dal paese dove vivi, ma dalla tua mentalità”, afferma Condello. “Se uno aspetta che il benessere scenda dal cielo, è difficile sia in Italia sia qui.”
Gli abbiamo chiesto come pensava che le cose sarebbero andate per lui se non fosse riuscito a stabilirsi in America. “Se fossi rimasto in Italia”, risponde, “avrei trovato modo di avere successo anche lì.” Abbiamo chiesto se delle volte il successo non sia questione di fortuna. Ha subito ribattuto che la fortuna uno se la deve creare lui stesso. Poi ha aggiunto: “Se uno è disposto a fare sacrifici e insistere, alla fine riesce”. E, in maniera quasi proverbiale, ha ribadito: “La fortuna ti segue se sei un buon lavoratore e usi il cervello.”
Il signor Condello ha fatto il commerciante per cinquantatré anni. Una delle sue soddisfazioni è stata quella di aiutare gli altri. Crede di avere già aiutato dalle tre alle quattrocento persone. Qualora una persona, soprattutto italiana, gli si presenta con richiesta di lavoro, lui glielo offre, anche se non ha bisogno di nuovi dipendenti. Ha chiarito che è disposto ad aiutare a chiunque a una sola condizione: che loro siano disposti di aiutare se stessi.
Come abbiamo detto all’inizio, la natura, dalle origini della formazione della vita a tuttora, ci spinge ed esigere un continuo miglioramento. Da noi vuole soltanto una collaborazione. Il signor Condello gliel’ha data, e si è goduto le dovute soddisfazioni.