Una grande passione per la lettura e per i viaggi. La curiosità di scoprire il mondo e di raccontarlo, si trasformano in una esperienza letteraria. Al suo secondo esordio nelle librerie, Paolo Zambon, da Budoia, in provincia di Pordenone, ha scelto di dividere la sua vita tra il lavoro di programmatore informatico e quello di viaggiatore-narratore.

Vive a Vancouver insieme alla compagna Linsday e insieme girano il mondo su due ruote. Viaggio in Oman è il suo secondo libro che racconta i paesaggi, la cultura, di un paese che da poco si sta aprendo al mondo mentre Inseguendo le ombre dei colibrì, il suo primo lavoro, esplora il Centro America, ancora una volta tra storie umane, geografia, storia e racconti di vita quotidiana.
Pagine di racconti, quotidianità, fotografie, accenni politici e sociali, con la vocazione per la letteratura da viaggio e i reportage giornalistici.
La curiosità ti porta a voler scoprire cosa si cela dietro quella curva, oltre quel monte e mentre il paesaggio si dipana davanti al viaggiatore, si verificano incontri con le persone più disparate con il loro bagaglio di storie che in qualche modo aiuta a svelare la vera anima di una paese. Credo che fino a quando questa sete di sapere non verrà soddisfatta, colui che è innamorato del viaggio continuerà a muoversi…

Il 22 novembre uscirà il tuo ultimo libro “Viaggio Oman”, che racconta un paese ancora poco conosciuto che si sta aprendo da poco al turismo. Cosa ti ha colpito di questo viaggio che vuoi condividere con i tuoi lettori?
“L’idea di raccontare l’Oman nasce già nel 2012. Sono stati 13 mesi di viaggio in vespa, con partenza dagli Emirati Arabi Uniti, prima di raggiungere l’Oman In questo libro, parlo di un paese dal fascino irresistibile che si è aperto di recente al mondo del turismo (ma che galoppa con una certa velocità). Ho cercato di raccontare la storia, la cultura, le usanze e la proverbiale ospitalità del popolo che abita in quell’angolo della penisola arabica. Mi sono soffermato anche su alcune storie umane che si intrecciano con il tema della schiavitù e dello sfruttamento, di cui ancora poco si parla”.


Inseguendo le ombre dei colibrì , il tuo primo libro, racconta il tuo viaggio in Centro America a bordo di una vespa così mezzo da te prediletto per i tuoi viaggi. Come nasce questa scelta di viaggiare su due ruote?
“Nasce dalla volontà di guadagnare una certa indipendenza di movimento durante il viaggio. Dopo numerose esperienze di viaggio a bordo dei mezzi locali, sembrava giunta l’ora di fare un tentativo. In Laos, Cambogia, Vietnam, Thailandia, Burkina Faso e Togo, la formula dell’affitto per periodi brevi fu un successo e diede forma all’idea di un grande viaggio con un mezzo proprio”.
I tuoi libri sembrano stare a metà tra letteratura da viaggio ma anche antropologia, fotografia, e geopolitica. Quali sono i tuoi riferimenti?
“L’idea era quella di fondere le mie passioni per la storia e la lettura della vicende di attualità delle nazioni attraversate. Letture, appunti, interviste, conversazioni hanno finalmente trovato una collocazione. Sono sempre stato affascinato dai grandi giornalisti, viaggiatori, scrittori, reporter che hanno scritto tra i libri più importanti e i reportage più interessanti da zone del mondo difficili e affascinanti. E penso a Tiziano Terzani, Paolo Rumiz, Ryszard Kapuściński, Robert Fisk”.

Ogni luogo ha una sua storia da raccontare ma quale è stata per te

l’esperienza più’ emozionante e quella in cui hai avuto paura?
“Partiamo dalla paura. Non ricordo di avere mai avuto paura forse una manciata di secondi smarrimento durante la traversata delle regione pakistana del Belucistan. La scorta militare che ci accompagnava e che fungeva da deterrente per possibili rapimenti di stranieri, si allontanò e qualche minuto più tardi un pick-up sopraggiunse di lato a velocità folle puntando verso di noi. Furono pochi secondi ma molto intensi. I saluti calorosi dell’uomo alla guida del pick-up fecero tirare un enorme sospiro di sollievo. Le esperienze più emozionanti sono troppe e stilare una classifica è un compito arduo. Tutte le partenze sono indimenticabili con quel mix di eccitazione, timore, curiosità e passione. Gli incontri con sconosciuti pronti ad aiutarti nelle più disparate situazioni e poi, in un insieme a parte, metterei tutto ciò che ha a che fare con la natura. Notti sotto cieli stellati, le steppe del Centro Asia, i monti del Pamir, tramonti, albe, deserti, oceani. La natura non è certo avara quando si tratta di regalare emozioni”.

Numerose sono le storie umane che racconti. Cosa ti ha colpito di più nel tuo viaggio in Centro America?
“Le storie a San Salvador dei ragazzi che con tanta fatica si stavano mettendo alle spalle la vita nelle gang MS-13 e M-18 (e situazioni simili le si trovano in Guatemala e Honduras). In Messico una vitalità artistica ed un calore che ammaliano il visitatore mi ha stregato. Più in generale le persone con le loro storie, dal ragazzino che vuole diventare un sicario, ai migranti in rotta verso gli Stati Uniti, passando per l’archeologo innamorato della sua professione o il deluso della rivoluzione sandinista”.

Informatico e grande viaggiatore. Questa è una passione che è più di un hobby. Cosa ti spinge a viaggiare così tanto e in modo insolito?
“Direi la curiosità. La curiosità ti porta a voler scoprire cosa si cela dietro quella curva, oltre quel monte e mentre il paesaggio si dipana davanti al viaggiatore, si verificano incontri con le persone più disparate con il loro bagaglio di storie che in qualche modo aiuta a svelare la vera anima di una paese. Credo che fino a quando questa sete di sapere non verrà soddisfatta (cosa che considero decisamente improbabile) colui che è innamorato del viaggio continuerà a muoversi…”.
Viaggiatori vs turisti. Quali sono le profonde differenze?
“Non ho mai dato troppo peso a questa classificazione. Una certa predisposizione mentale al far fronte agli imprevisti potrebbe essere una differenza tra viaggiatore e turista con quest’ultimo poco incline a gestire gli ostacoli di un viaggio. Ma, volendo azzardare una risposta sul come diventare viaggiatori, opterei per enfatizzare l’aspetto culturale. Un viaggiatore scava a fondo, tutti i grandi viaggiatori del passato erano profondi conoscitori delle zone di cui raccontavano. Forse il turista non sente questa esigenza e si accontenta di assaporare i luoghi con un po’ più di leggerezza”.
In tutto questo peregrinare, dove ti senti a casa?
“Per quanto riguarda sentirmi a casa devo citare due luoghi: la mia amata Budoia e Vancouver dove da qualche anno mi sono trasferito per ragioni di cuore. In merito a dove trascorrere la mia vecchiaia mi riservo ancora un paio di lustri prima di prendere una decisione, ad oggi direi da qualche parte in Europa ma senza avere un’idea precisa del luogo o della nazione. Sono rimasto sorpreso di quanto mi abbia emozionato sbarcare in Italia (Brindisi) nel Settembre del 2017 dopo cinque anni di assenza dal territorio italiano”.

Linsday, la tua compagna ti segue in questa avventura. Quanto l’intesa di coppia diventa più che mai indispensabile?
“Ci siamo conosciuti in viaggio (in Laos) e quindi la nostra relazione è sbocciata proprio viaggiando. L’intesa di coppia è parsa fin dall’inizio come una cosa naturale. I viaggi successivi non hanno fatto che rafforzare questo legame e questa intesa. Senza ombra di dubbio quando si affrontano viaggi lunghi come i nostri è fondamentale avere un’intesa molto forte, qualora fosse scricchiolante i giorni di viaggio farebbero naufragare il rapporto”.
Natura, umanità ma anche città. Cosa cerchi di più in un viaggio e in quale parte del mondo non sei ancora stato?
“Una combinazione delle tre voci che menzioni. Natura, umanità e città. Se le si riesce a miscelare con bravura, il risultato è un’esperienza che rimarrà impressa a lungo nella memoria. Sono parecchie le zone ancora scoperte. Tutto il Sudamerica, l’area caraibica, tutta la parte meridionale del continente africano, Russia, Cina, l’estremo oriente. Chissà che in futuro non ci siano le condizioni per coprire almeno in parte queste lacune geografiche”.

Cosa fa di un viaggio un grande viaggio?
“Gli incontri con persone di etnia, religioni, opinioni e costumi diversi. Lasciandosi cullare dalle emozioni che questi contatti umani provocano ci si renderà conto che una volta rientrati ci sarà stata una mutazione ecco allora che tutto il tempo passato a zonzo potrà essere definito “un grande viaggio”. Prima di un viaggio occorre sempre molta preparazione, fisica e intellettuale. Io leggo tantissimo, mi documento, mi alleno. Occorre grande esperienza anche se resta sempre l’incognita, la sorpresa, l’imprevisto”.

A gennaio partirete per Taiwan per poi arrivare ad esplorare, dopo una tappa in Italia, i Balcani. Che viaggio vi aspetta?
“Pensiamo di attraversare tutta l’isola di Taiwan, con l’intenzione di poterlo fare a piedi ma senza grandi aspettative. Stiamo valutando e ci stiamo preparando, con la consapevolezza che non è una scelta semplice. Sicuramente faremo molto camping a Taiwan e da li andremo in Italia e poi circa cinque/sei mesi nei Balcani. Come sempre, nei nostri viaggi conta la lentezza, contano i dettagli”.