Time Square: 50 milioni di visitatori l’anno, 330.000 persone al giorno.
Da 110 anni, per il suo famoso capodanno conta un milione di spettatori in piazza e un miliardo in tutto il mondo.
Principale snodo nel cuore di Manhattan, da attraversare che lo si voglia oppure no. Considerato da molti una delle cose più sopravvalutate di New York, ma inevitabilmente desiderata.
E voi la immaginereste New York senza Times Square?
Esasperatamente caotica, Times Square è anche uno dei luoghi più affascinanti della città, il più fotografato al mondo, il più instagrammato al mondo e presente in moltissimi film.
Varie domande affolano la mia mente. Perché tutte queste foto? Cos’è una fotografia? Fotografia intesa come esperienza visiva che innesca una serie di aspettative e ipotesi. Attraverso le foto le persone affermano il loro “esserci”, guadagnandosi un posto nel mondo reale attraverso il mondo virtuale, quasi come se, altrimenti, non si esistesse davvero.
“Fotografia” significa “scrivere con la luce”, ma riguarda anche il controllo della stessa e del tempo.
In un certo senso è come rubare quel tempo trattenendo il passato in un continuo presente. L’immagine è in realtà disponibile ancor prima di essere intrappolata in una foto e guardata infinitamente.
Forse la fotografia è il mezzo di cui ci serviamo, nel tentativo di costruire un mondo intorno a noi.

Così, Times Square diviene il luogo d’incontro, la fotografia il mezzo comunicativo e Instagram il luogo virtuale. Un luogo astratto che, però, parla di qualcosa di reale che avviene a New York, dove le persone di varie culture e sempre diverse, si incontrano dando inconsapevolmente il loro contributo alla crescita culturale della città.
New York centro del mondo, Times Square centro di New York, piazza globale dove il mondo virtuale incontra il mondo reale.
Dai rossi scalini di Times Square i tuoi occhi immaginano di dominare lo spazio di fronte a te e nell’osservare, quello che prima era un “semplice” panorama, si trasforma ora nella tua personale esperienza visiva.
Il desiderio di scoprire la bellezza è ciò che muove da sempre le persone a fotografare; dopotutto non si è mai sentito della scoperta della bruttezza attraverso un’immagine fotografica.
In un mondo abbellito dalla fotografia, Times Square è il posto dove essere, il brivido da provare, anche se brucia rapidissimo come quello di un fiammifero che non si spegne mai.
Quel momento che non vuoi perdere, perché non esiste nulla di simile in tutto il mondo, perché se non lo vedi con i tuoi occhi non ci credi.
Times Square è stato il primo luogo che ho visitato a New York, ricordo: stupore, impressione, meraviglia, luci, colori, energia e nello stesso tempo un luogo familiare, conosciuto, già vissuto.

Abituati a luoghi di una bellezza europea, classica, dalla calma e rassicurante percezione di storia, ci troviamo davanti ad uno spettacolo di una bellezza artificiale e senza forse riuscire a capirla (o proprio per questo), ne siamo attratti.
Sarà la stessa incapacità di descriverlo a farci provare paura?
Bellezza astratta, tecnologica, aliena, non umana e quindi lontana da noi, ma nello stesso tempo rete di connessione con il mondo.
Personalmente ho un particolare rapporto con questo posto, costretta da sempre ad attraversarlo, col tempo è diventato quasi un bisogno.
Mi capita spesso di salirle nuovamente quelle scale, sedermi ancora una volta tra la folla, avvolta da questa incredibile energia. Mi riscopro di fronte ad un immenso tappeto di persone, culture, sogni e osservo il mondo che mi passa davanti realizzando ogni singola volta la stessa cosa: se esiste un centro del mondo, è proprio questo.
Times Square: cuore battente di una città che non si ferma mai.
Quando ci sei dentro ecco che d’un tratto la definizione di ciò che reputavi “normale” e “ordinario” crolla e i tuoi occhi si spalancano a qualcosa di diverso, che sei incapace di definire. Come Alice, arrivando nel Paese delle Meraviglie da un mondo “normale”, è incuriosita ma non si stupisce affatto trovandosi davanti un bruco blu che fuma il narghilè, un ritardatario bianconiglio vestito di un panciotto con un orologio da taschino, o delle stravaganti conversazioni con un matto cappellaio.

Così d’un tratto vedere cantanti e ballerini travestiti da Babbo Natale e aiutanti folletti ai quali, senza un attimo di esitazione, si uniscono a ballare passanti, avere la prima lezione di chitarra alle 5 del mattino da una suonatore seduto sulle scale, vedere le ragazze del Chicago Broadway show distribuire flyers e Aladdin sbucare dall’altro angolo seguito da personaggi Disney e Marvel non ti sembra strano affatto, perché dopotutto sei a Time Square.

Forse non l’avreste mai detto, ma anche a New York ci si può far prendere da quel meccanismo di routine, fatto di tutti quei problemi quotidiani da risolvere. Presa da tutto questo, mi ritrovo a Times Square e alzando lo sguardo, ricordo perché sono qui, ricordo di essere qui, a New York.
Times Square: uno schiaffo in pieno viso, come a dire: “Oh sveglia!! Sei a New York!” Quel posto dove non sei “matto” per nessuno, perché lì puoi essere ciò che vuoi.
E quando mi ritrovo a lamentarmi dell’assurdità di questa città ricordo la conversazione tra lo Stregatto e Alice:
“Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice.
“Be’, non hai altra scelta”, disse il gatto “qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.”
“Come lo sai che sono matta?” disse Alice.
“Per forza,”disse il gatto: “altrimenti non saresti venuta qui”.
E tu? Sei pronto per questa incredibile avventura?