Una giornata all’insegna della cultura e dell'identità italoamericana, quella organizzata dalla Cattedra Theresa and Lawrence R. Inserra Endowed della Montclair State University (NJ), lo scorso giovedì 2 Ottobre. La giornata è stata aperta da un un simposio con studiosi delle università di Bologna, Firenze, della Columbia e Flensburg University, per poi proseguire con la presentazione di due libri dedicati al tema. Italoamericana: The Literature of the Great Migration è uno di essi, edito da Francesco Durante nella sua versione originaria in lingua italiana, ma di nuovo pubblicato in inglese da Robert Viscusi (autore, tra l'altro, di Ellis Island, di recente presentato all'Istituto Italiano di Cultura di New York) e James J. Periconi e tradotto da Anthony Tamburri. L’altro testo di prestigio è Poets of the Italian Diaspora. A bilingual anthology alle cui pagine, La VOCE aveva già dedicato spazio in occasione della sua presentazione alla Casa Italiana della NYU. Cosa lega questi due libri, apparentemente interessati a epoche diverse? Se il primo, infatti, narra della diaspora italiana dalla fine del ‘800 alla II Guerra Mondiale, il secondo sembra più interessato alla contemporaneità, proponendo autori freschi e attuali, con uno sguardo vivo sul fenomeno intramontabile dell’immigrazione italiana in America. Quest’ultimo è proprio il punto di sutura tra i due testi, legati dall’esigenza di allargare lo sguardo sul fenomeno che ha portato e ancora porta gli italiani ad abbandonare la loro terra madre per trasferirsi oltreoceano, in quello che viene definito da Joseph Perricone, docente di Italian and Comparative Literature alla Fordham University – tra i relatori dell’evento – “un gioco di specchi: il riflesso della nostra immagine negli sguardi degli americani, il riflesso dell’America in chi vi arrivava per la prima volta, il riflesso di chi guardava gli altri partire e così via”.
Gli sguardi che si intrecciano nell’esser a cavallo tra due mondi, restituiscono in queste due opere la visione d’insieme tramite, paradossalmente, la frammentazione della sua storia in poesie ed immagini di autori diversi. Nel primo libro, infatti, oltre che poesie scritte in italiano e nel dialetto di provenienza, poi tradotte in inglese per renderle fruibili ad un pubblico più vasto, sono raccolte anche locandine e pubblicazioni risalenti alla prima ondata migratoria, all’incirca confinabile all’epoca fascista, quando ancora circolavano un abbondante numero di giornali scritti in lingua italiana. Con il secondo libro, invece, si rende tangibile quanto la malinconia della migrazione non sia un fenomeno arginabile neanche in epoca contemporanea, dal momento che lo snellimento dei processi di spostamento e di comuncazione non ha reso meno lirico il momento della stesura di un poema che abbia a cuore questo fenomeno. Per l’occasione, oltre alla presenza immancabile di studiosi e autori noti al mondo dell’italoamericaneità quali Joseph Perricone, Peter Carravetta, Luigi Bonaffini, James Periconi, Paolo Valesio, Robert Viscusi, Will Cerbone e Anthony Tamburri, anche la dolcezza nelle letture di Giulia Prestia – direttrice per le comunicazioni per il Servizio Studenti alla New School – e l’accompagnamento musicale del chitarrista e compositore John T. La Barbera.
Padrona di casa, la professoressa Teresa Fiore, chair della Cattedra Inserra Endowed in Studi Italiani e Italoamericani, che a La VOCE ha raccontato come si sia svolta questa giornata definibile, prendendo a prestito le sue stesse parole, “a cavallo fra due mondi”. Fiore si è detta molto soddisfatta della riuscita del simposio: “C’erano professori e studiosi di importanti università a scandagliare il senso di essere, appunto, scrittori fra due mondi, geografici certo, ma anche in termini di valori, di politica, di religione e soprattutto della lingua. Ciò che è venuto fuori in maniera preminente è proprio cosa succede alla lingua quando ci si muove tra due mondi, quali forme di contaminazione, commistione, reinvenzione si verifichino, entrando in profondità nei testi presi in esame”.
E nell'analizzare questi temi, i due libri scelti per il simposio hanno offerto prospettive diverse eppure complementari: “La presentazione dei due libri era perfetta per il momento finale, parlando del senso dell’espatrio, dell’emigrazione, dell’essere tra due mondi storici, a cavallo tra la II guerra mondiale e l’era postbellica, incentrando il dibattito sul rapporto Italia-USA, perfino includendo autori che non sono mai venuti in America, come Sciascia, ma che hanno scritto pagine pregnanti sull’emigrazione. Il punto di vista preso in analisi è quello dell’espatriato, del soldato, dell’esule politico. Ne verrà fuori un ulteriore testo di critica e un altro incontro a Bologna, bisogna solo decidere se il manuale a cui abbiamo pensato uscirà prima o dopo l’incontro bolognese”. Sulle due sponde dell'Atlantico si continua quindi a parlare di letteratura, cultura e identità tra due mondi. Nella speranza che presto la letteratura dell'emigrazione trovi un degno posto negli scaffali dell'accademia.