Una microspia piazzata in un covo di mafiosi a Palermo svela, dopo 105 anni, l'identità degli assassini di Joe Petrosino. Intercettato, il mafioso Domenico Palazzotto si vantava che "fu lo zio del padre a freddare nel 1909 Joe Petrosino". È uno dei retroscena della maxi operazione denominata Apocalisse che ha portato all'arresto di 95 mafiosi a Palermo. Tra loro, Domenico Palazzotto, appunto, di 29 anni che si gloriava con gli amici della lunga storia del suo casato mafioso raccontando di uno zio del padre, tale Paolo Palazzotto: “ha fatto l’omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino, per conto di Vito Cascio Ferro”. Paolo Palazzotto, che per quel delitto fu arrestato, processato e assolto per insufficiente di prove, era emigrato negli Stati Uniti per poi essere rimpatriato per intervento proprio di Petrosino cui il criminale aveva giurato vendetta.
Adesso si scopre che un discendente di Palazzotto è uno dei nuovi capomafia della costa dell'Arenella di Palermo finito in manette, grazie al lavoro svolto dagli uomini della Questura di Palermo, in particolare della sezione Criminalità Organizzata della squadra mobile, su ordine della Procura distrettuale antimafia.
Per celebrare l'operato della polizia e rendere omaggio al tenente italo-americano ucciso in Sicilia il 12 giugno 1909, l'Associazione Internazionale Joe Petrosino e l'Associazione Polizia di Stato hanno organizzato una commemorazione sulla tomba di Petrosino al Calvary Cemetery nel Queens.
“Se oggi noi tutti siamo qui sulla tomba di Joe Petrosino – ha detto Sergio Cirelli, presidente dell'Associazione Polizia di Stato – è anche per dire grazie alla Polizia di Stato per il lavoro meticoloso svolto alla ricerca della verità. È a loro che deve andare il nostro più sentito ringraziamento per essere arrivati alla conclusione di una storia iniziata nel 1909, ponendo fine alle indagini di quest'omicidio così brutale. La chiusura del caso Petrosino è particolarmente significativa perché dimostra come la lotta alla criminalità organizzata per la Polizia di Stato sia un impegno continuo senza limiti di tempo”.