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March 22, 2014
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Piccoli italiani crescono con la Scuola d’Italia Guglielmo Marconi

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 4 mins read

Da Cipriani, lo storico ristorante italiano di fronte a Grand Central, ci si aspetterebbe un’atmosfera compassata e un po’ old fashioned. Ma quando ci sono di mezzo i ragazzi italiani il divertimento non può mai mancare. E così il gala annuale della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, venerdì 21 marzo, si è trasformato in una vera e propria festa con spettacoli, balli e un’improvvisazione di Jovanotti. Magie di New York, dove la comunità italiana ha eletto la Scuola Marconi a custode della lingua e della cultura di casa nostra.

Fondata nel 1977, la Scuola è diventata rapidamente un’istituzione nel panorama italiano della Grande Mela. Con classi dalla scuola materna fino al liceo, la Marconi offre programmi bilingue che coniugano il rigore italiano con la concretezza americana.

Tra un saluto e l’altro a studenti e genitori di studenti che non facevano che lodarla e ringraziarla per il suo impegno, la preside della Scuola, Anna Fiore, ci ha raccontato che negli ultimi anni c’è stato un aumento costante di iscritti: “Sei anni fa, quando sono diventata preside, avevamo 220 studenti, ora ne abbiamo 300 e soprattuto il liceo si va consolidando sempre di più”. Tanto da rendere necessaria una nuova sede per cui la Scuola sta cercando di raccogliere fondi. “Per noi si tratta di un obiettivo importante che ci consentirebbe di raddoppiare il numero di alunni. Se non troveremo una nuova sede, sarò costretta a bloccare le iscrizioni perché gli spazi diventeranno inadeguati”.

gruppo

Foto di gruppo. Da sinistra: Cristiana Falcone, Steve Acunto (chairman of the board), Piera Palazzolo (vice chairman), Natalia Quintavalle, Anna Fiore, Lucia Pasqualini, Maria Bartiromo

Punto di forza della Scuola è il bilinguismo, sin dalla scuola per l’infanzia. “La lingua e la cultura italiane e americane, insieme, costituiscono il binomio perfetto – ci ha detto ancora la preside – Da una parte c’è un modello culturale, quello italiano, più astratto, più filosofico, dall’altro c’è il pragmatismo della cultura americana: sono due modelli complementari che, unendosi nella formazione dei nostri ragazzi, creano un programma educativo complesso e al passo coi tempi. Il messaggio educativo che ne risulta è denso di contenuti”. Il tutto in un ambiente, quello di New York, che di per sé offre stimoli continui a questi giovani italiani e non. E con il supporto di una comunità che sembra aver davvero “adottato” la Scuola Marconi: “Questa sera c’è un grande senso di unità – ha ripreso Anna Fiore – Ci sono generazioni che si avvicendano e siamo qui tutti insieme uniti dalla solidarietà e da obiettivi comuni. La Scuola ha bisogno del sostegno di tutta la comunità italiana e italo-americana di New York. Vogliamo che tutti si identifichino nella Scuola e che sentano che la Scuola appartiene anche a loro”.

Al gala, presentato dalla giornalista Maria Bartiromo, c’erano le istituzioni italiane al completo. L’ambasciatore italiano all’ONU, Sebastiano Cardi, il console Generale Natalia Quintavalle, il direttore dell’ICE, Pierpaolo Celeste, il direttore dell’ENIT, Eugenio Magnani. E da Washington è arrivato anche l’ambasciatore italiano negli USA, Claudio Bisogniero che, dal palco di Cipriani, ha detto: “La ragione per cui siamo qui stasera è che voi tutti avete fatto un’ottima scelta che riflette la nostra cultura. La stessa scelta che vent’anni fa facemmo anche io e mia moglie per i nostri figli, Giampaolo e Serena. La Scuola offre un’istruzione multiculturale ed è un eccezionale promotore della lingua e della cultura italiane. Vi incoraggio a fare ancora di più e a supportare lo sviluppo della nostra lingua negli USA soprattutto attraverso il programma AP”. E a conferma del crescente impegno della Scuola, in occasione del gala è stata annunciata la firma di un accordo con l’Università di Perugia per promuovere la lingua italiana.

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L’ambasciatore italiano negli USA, Claudio Bisogniero

Come ogni anno, durante il gala, la Scuola proclama un honoree, cui viene assegnato un riconoscimento per l’impegno sociale e culturale. Per il 2014 il premio è andato a Cristiana Falcone, Senior Adviser del Chairman del World Economic Forum, tra i tanti titoli collezionati in una brillante carriera nell’economia. Cristiana Flacone, come ha ricordato la vice console, Lucia Pasqualini, che con lei condivide interessi e un percorso di studi comune, “Voleva diventare una diplomatica, ma il suo destino era quello di lavorare nel business e di eccellere in quello che fa”. Nel corso della serata, per il primo anno, è stato assegnato anche il Giorgio Pavia Award, che riconosce il contributo di personalità che si sono distinte per i servizi offerti alla scuola. Il premio, che rende omaggio a Giorgio Pavia, ex chairman of trustees e uno dei più strenui sostenitori della Scuola, è stato assegnato a Aldo Uva e Stephen Madsen.

jovMa durante la serata di venerdì c’è stato anche spazio per il divertimento e l’intrattenimento. Tanti gli spettacolini presentati dagli studenti, tra cui due divertenti interpretazioni di Verdi e di Augusto. Ma a far scaldare davvero il pubblico è stato uno dei genitori degli studenti, un papà un po’ speciale,

Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che da qualche tempo ha eletto a domicilio la Grande Mela e ha deciso di mandare la piccola figlia alla scuola Marconi. Per la gioia proprio degli studenti che non aspettavano altro che l’esibizione del papà-star. Jovanotti ha improvvisato una canzone dedicata alla Scuola (vedi video) per poi cantare qualcuno dei suoi classici, infiammando giovanissimi e giovani di un tempo. “La Scuola Marconi è importante perché è un pezzo di Italia e un pezzo della nostra straordinaria cultura che si integra con quella americana – ci ha detto Jovanotti dopo lo spettacolo, mentre ormai gli studenti avevano invaso la pista da ballo – È un avamposto dello scambio culturale che andrebbe supportato ancora di più. È una grande opportunità di interazione tra culture”. E la sua bambina, al secondo anno della Scuola, sembra essere d’accordo, almeno stando a quanto dice il papà: “Si trova benissimo!”.

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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