E’ percezione generale che gli studenti di dottorato godano di una posizione privilegiata, in virtù dell’elevato grado di istruzione che ricevono e delle prospettive lavorative future che ne possono derivare. Ma un’analisi più attenta rivela anche un cammino molto spinoso, in cui perseveranza, sacrificio e passione sono fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi.
Nella rivista Nature sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio che mira ad approfondire le diverse sfaccettature della vita degli studenti iscritti a programmi di dottorato (PhD). L’intento del sondaggio va al di là di un semplice interesse sulla percentuale di persone che hanno conseguito il titolo di PhD, ma mira a stabilire quanto sia costato raggiungere l’obiettivo, quali siano stati i traguardi raggiunti, le delusioni, le insidie, le motivazioni a continuare questo percorso di studi.
Il sondaggio è stato proposto in diverse lingue allo scopo di incrementare la partecipazione internazionale. E’ stato chiesto ai partecipanti di esprimere le loro opinion su vari argomenti, includendo domande relative alle frustrazioni durante il training, al bilanciamento vita-lavoro, ad incidenti di bullismo, molestie e discriminazione, all’incertezza sulle prospettive lavorative, al debito economico degli studenti, alla salute mentale, alle responsabilità che tale carriera comporta. Sebbene la maggior parte dei partecipanti si sia dichiarata soddisfatta della decisione di conseguire un PhD, dal sondaggio è emerso anche che più di un terzo dei partecipanti ha avuto bisogno di supporto di diverso tipo per problemi di ansia e depressione legati allo stress cui sono stati sottoposti durante il corso di studi.
Il sondaggio si è preposto inoltre di chiarire quali sono le cause principali di tensione emotiva: seppure variabili tra diverse regioni geografiche, due dei fattori prevalenti risultano essere l’incertezza delle prospettive lavorative e la difficoltà di mantenere un equilibrio vita-lavoro. Per esempio, il notevole impegno di tempo richiesto in laboratorio per gli studenti di PhD spesso mal si concilia in alcuni casi con la necessità di dover fare altri lavori per assicurare un supporto economico, in altri con la gestione di una famiglia con bambini piccoli e, in quest’ultimo caso, specialmente quando le strutture di supporto sono assenti, oppure troppo costose. Buona parte degli studenti, inoltre, studia lontano dal paese di origine, e il confronto con nuove realtà socio-culturali e la necessità di integrazione in un ambiente diverso contribuiscono ad incrementare i livelli di ansia e stress, che vanno a sommarsi a quelli scaturiti dall’intenso lavoro di studio e dall’ansia di dover pubblicare. Per molti studenti stranieri negli Stati Uniti una preoccupazione importante viene dalle strette regole per il rilascio e per le condizioni di mantenimento di un Visto per il soggiorno. Altri studenti dichiarano di aver subito episodi di molestie, mobbing e discriminazione di razza o di genere, spesso proprio da parte dei propri superiori. Infine, un’altra causa di ansia emersa è dovuta alla cosiddetta “sindrome dell’impostore”, una condizione psicologica per cui un soggetto non riesce ad interiorizzare i propri successi ed è costantemente preso dalla paura di essere esposto in quanto “impostore”.
Nonostante questi aspetti poco incoraggianti, tra gli elementi che invece rappresentano la fonte di gratificazione per gli studenti “soddisfatti”, troviamo il grado di autonomia acquisito durante gli studi, il rapporto lavorativo stabilito con il proprio PI, e le aspirazioni ad una carriera prevalentemente accademica, nonostante la crisi di lavoro nel settore e, a seguire, quella nell’industria.
Infine, altro elemento emerso nel corso degli anni e in linea con altri tipi di indagini, è che il livello di soddisfazione generale nei programmi di dottorato tende a decrescere nel tempo, per il lungo iter come studente, per l’incertezza lavorativa, per il timore che tutti i sacrifici per conseguire il titolo di PhD non saranno ripagati.