Chi fu Leo Matiz? Di sicuro uno dei più grandi fotografi del Novecento, celebrato in tutto il mondo con decine e decine di libri monografici e di mostre. L’ultima a Milano, alla Galleria Hernandez, che ospita gran parte delle immagini che lui scattò a Frida Kahlo.
Tutto comincia nel 1939: Leo Matiz, nato il 1 aprile 1917 ad Aracataca, il Macondo di García Márquez, comincia a fotografare. È “un ordine” di Enrique Santos Montejo “Calibán”, direttore del quotidiano El Tiempo, che due anni prima gli aveva regalato una macchina fotografica, incitandolo a lavorare con la fotografia. Matiz era un caricaturista, e proprio sulle pagine di quel quotidiano già da alcuni anni aveva pubblicato i suoi schizzi incisivi. Il primo incarico è impegnativo, anche per un fotografo di grande esperienza: realizzare un archivio di tipologie sociali in Colombia.
Nella biografia dei grandi reporter, spesso, vengono alla luce episodi di astuti inganni o di audaci imprese per riuscire a penetrare la cortina che governi e poteri locali innalzano per celare agli occhi del mondo situazioni e realtà di cruda verità. E Matiz non sfugge alla regola non codificata delle imprese rocambolesche per realizzare un servizio: riesce a introdursi, come carcerato nella prigione di Mazatlán, in Messico, e le immagini catturate lo renderanno famoso. È l’inizio di una carriera che lo vedrà protagonista per lunghissimi anni della fotografia testimoniale.
I personaggi incontrati nei villaggi delle vaste nazioni dell’America Latina, i paesaggi, i campi coltivati, le coste del mare e le rive dei fiumi che ha fermato con la sua macchina fotografica, fino a qualche mese prima della sua scomparsa, sono il racconto in immagini dell’elegia dei popoli che vivono in “solitudine”. La solitudine di chi viene ignorato ed è ricchissimo di saggezza e conoscenza, e di una bellezza rara, e scontrosa, che si rivela soltanto agli occhi di chi la sa afferrare con amore.
Ma è soprattutto prima della Seconda guerra mondiale che Matiz conquista il suo posto nell’Olimpo fotografico: incontra e fotografa la pittrice Frida Kahlo e la loro fu un’amicizia speciale, anzi un amore, forse mai consumato: ma ci restano oggi un giorno di immagini dell’artista, scattate da Matiz, immagini ormai notissime e che fanno il giro del mondo. Da quel momento è solo un’ascesa: nel 1949 è segnalato tra i primo dieci fotografi al mondo, dopo aver realizzato importanti reportages.
Scopre (fotograficamente) Ferdinando Botero e addirittura lo ha aiutato ad esporre i suoi lavori, gira il mondo come le Nazioni Unite, lavora con Garcia Marquez, scatta ed espone. Morirà nel 1998 lasciando alla Fondazione Matiz (voluta dalla figlia Alejandra, anzi unica figlia avuta nonostante ben sette matrimoni…) un archivio che fa parte della storia.