Un’infanzia passata a giocare tra le tombe etrusche e a nuotare all’Argentario d’estate, una laurea a pieni voti in lingue orientali all’università di Roma con tesi sull’arte e il design Giapponesi, e un master a Milano dove scopre che la sua vera passione è diventare un ambasciatore del Made in Italy all’estero. Abbiamo incontrato Stefano Luciani sulla High-line, circondato dai palazzi a cui ha fornito le maniglie di alto design della ditta per cui lavora da 15 anni, la Valli&Valli. Dopo essere stato responsabile vendite in Estremo Oriente, regional manager a Dubai, è approdato come managing director nella grande mela.
Che cosa ti ha portato a New York?
“Prima di trasferirmi nella Grande Mela abitavo a Dubai e avevo uno stile di vita completamente diverso, con ritmi e culture opposti a quelli di New York. È stato difficile superare il primo periodo, sia per le condizioni atmosferiche, che per quelle culturali che mi sono trovato di fronte. Passare dal caldo afoso del deserto ai rigidi inverni della Grande Mela è stato uno shock, vedere le limitazioni dei paesi arabi, contro la cultura della libertà americana, è stato altrettanto disorientante. Tuttavia, mi sono lanciato verso il melting pot culturale di New York, e ho iniziato a frequentare persone di nazionalità differenti, scoprendo i diversi lati di questa città, riuscendo a trovare pian piano la mia via. Gran parte di questo è stato facilitato dal mio lavoro che mi ha dato la possibilità di interagire da subito con persone locali, che da clienti son diventati presto anche amici”.
Qual è l’importanza dell’oggetto maniglia? Che cosa rappresenta e simboleggia?
“È interessante vedere che un oggetto ordinario come la maniglia sia stata per me il punto comune di tutte le mie esperienze all’estero, l’accessorio che ha accomunato culture diverse e concetti estetici opposti da oriente a occidente. E proprio la maniglia mi ha permesso di vedere le differenze culturali tra un popolo e l’altro.
Per i clienti orientali, la maniglia ha un concetto essenziale, deve essere funzionale e minimale; per i clienti arabi, è uno status symbol, deve essere uno statement della propria ricchezza, appariscente in colori e forme. Per i clienti americani invece è pura funzionalità. Proprio per questo la maniglia in americano viene chiamata “lever” (leva), perché appunto deve essere fondamentalmente una leva di design, e possibilmente in stile transitional o rustico.
Quello che accomuna tutte le culture nell’approccio della maniglia, sono comunque le sue tre dimensioni. La prima è la vista, perché la maniglia è un prodotto che deve essere soprattutto piacevole agli occhi, la seconda è il tatto, la maniglia è uno dei primi oggetti di metallo che si impugnano dopo essersi svegliati, e il terzo è la funzionalità, la maniglia è una leva ergonomica che deve trasmettere comfort e praticità a chi la preme, in qualsiasi momento della giornata”.
In quali edifici newyorkesi le porte si aprono con le vostre maniglie?
“Le maniglie Valli&Valli includono un elemento aggiuntivo rispetto a quelle di altri produttori simili, l’alto contenuto di design contemporaneo, che le rende adatte soprattutto a progetti residenziali high-end. Tra tutti i palazzi costruiti negli ultimi anni a New York, i grattacieli residenziali di Hudson Yard, il 70 Vestry, la Lantern House, il 432 Park, e il 212 Fifth Avenue sono alcuni dei palazzi più iconici arredati con le nostre maniglie.
È in questi palazzi che risiedono personaggi del calibro di Jeff Bezos, Tom Brady, Lewis Hamilton quando visitano New York, e per me è curioso vedere come tutti questi personaggi siano segretamente accomunati poprio dai nostri prodotti, tutti aprono le porte delle loro case newyorkesi con le nostre maniglie”.
Come ha influenzato il business l’anno passato in pandemia?
“L’anno passato è stato molto challenging per il mercato delle costruzioni di New York. Molte ditte hanno rallentato il loro business, ma nonostante questo si è riusciti a navigare le onde tumultuose del 2020 e a specificare oltre 50 nuovi progetti per il prossimo futuro.
La billionaire row e gli hotel nei pressi di Penn Station/Nomad sono le prossime zone dove si sta sviluppando il business delle costruzioni della Grande Mela, insieme ai nuovi high rise building che stanno crescendo in modo concentrico al di fuori di Manhattan”.
Cosa ti manca dell’Italia?
“Il fatto di non poter tornare in Italia a causa del Travel Ban e di non poter ricevere amici e parenti dall’Europa, ha molto influito sui miei piani e sul mio mood. Tutto questo ha rafforzato il senso di nostalgia verso l’Italia e la mia terra. Passare le estati all’Argentario, rivedere i miei familiari nella Tuscia, incontrare amici per una serata di musica tra le rovine etrusche o una sagra in maremma, sono sicuramente gli aspetti di casa mia che più mi mancano al momento. Nel frattempo sto monitorando l’evoluzione del Travel Ban, sperando che riaprino presto le frontiere e si possa tornare finalmente a viaggiare senza problemi”.