Parlare di Carmelo e Michelangelo La Bionda significa aprire un capitolo di musica lunghissimo, impossibile da trattare compiutamente in una singola intervista. Del resto, nessuno potrebbe accusarmi di essere esagerata quando affermo che i F.lli La Bionda calcano con successo le scene musicali internazionali da oltre 50 anni, ed hanno letteralmente inventato la disco music italiana, divenuta poi internazionalmente nota come italo disco. Ho conosciuto Carmelo qualche anno fa in Germania, e da allora abbiamo mantenuto un legame amicale, fatto di sincera stima e simpatia reciproche. Lui vive a Milano ed io a Roma: un colloquio a distanza.
Da dove partiamo a parlare dei F.lli La Bionda, Carmelo? Difficile farlo in maniera breve, ma proviamo a ricordare almeno le tappe salienti della bellissima carriera costruita da te e tuo fratello Michelangelo.
“Siamo siciliani di nascita e, dal 1954, milanesi di adozione. A Milano cresciamo in uno dei suoi più popolari quartieri (San Luigi), simile a quelli raccontati da Enzo Jannacci nelle sue canzoni. In casa la radio è sempre accesa. Cresciamo ascoltando le canzoni di Elvis, Little Richard e Ray Charles, ma anche di Carosone. Nel 1963 arrivano i Beatles, e il nostro mondo, come quello di milioni di persone, cambia sotto tutti gli aspetti. Compriamo una chitarra per cercare di emulare i Fab Four, suonando per strada insieme ad altri giovani ‘fanatici’. Nel 1970 capitiamo casualmente in una importante casa discografica (Ricordi), a Milano che è la capitale del business della musica in Italia, dove veniamo spronati a scrivere canzoni. La nostra prima canzone, Primo Sole Primo Fiore, viene portata al Festival di Venezia dai Ricchi e Poveri, allora freschi di vittoria sanremese. Così, diventiamo autori “famosi”. Diventiamo anche ricercati chitarristi session-men, per via del nostro stile acustico americano. Le nostre chitarre finiscono nei dischi di tanti big fra cui De Andrè e Mia Martini. Quest’ultima si è appena trasferita a Milano, ingaggiata dalla Ricordi, che cerca di ringiovanire il suo parco artisti e che cerca canzoni per lei. Scriviamo, con Lauzi e Baldan Bembo , il pezzo Piccolo Uomo, successo dell’estate. Poi altre canzoni, mentre si instaura con lei un rapporto di grande amicizia. Arriva il 1972: pubblichiamo il nostro primo album, acustico west-coast, dal titolo Fratelli La Bionda Srl, che influenza molti nuovi giovani cantautori. Da qui passerei a ricordare l’anno 1974: suoniamo le chitarre acustiche dell’album di De Andrè(Volume Ottavo), e intanto portiamo avanti, col tecnico italiano Gaetano Ria, il nostro secondo album intitolato Tutto va Bene, che ci porta anche a Londra nei mitici nuovi studi dei Beatles, e lì lavoriamo con il loro tecnico Phil McDonald e il loro pianista Nicky Hopkins (tra l’altro, pianista anche dei Rolling Stones). Amici e un po’ confidenti di De Andrè, lo incoraggiamo a intraprendere un tour. Iniziamo le prove, ma Fabrizio, col suo terrore di affrontare il pubblico, ferma tutto. E’ ora di tentare la nostra carriera internazionale”.
Cosa succede a questo punto?
“Torniamo a Londra, ma ci accorgiamo che il mondo del rock inglese è impenetrabile. Fortunatamente c’è Monaco di Baviera, dove si fa la Disco Music europea e da dove Giorgio Moroder ha lanciato Donna Summer, nuova icona discomondiale. Portiamo con noi Amanda Lear, nostra amica, che ha appena registrato la canzone di apertura del nuovo tour di David Bowie, che però alla fine non si farà. La Disco può essere la nuova chance per noi e per lei, avendo già realizzato delle incisioni con Amanda a Milano e a Londra che vengono pubblicate dalla Polygram in Europa”.
Ricordiamolo a tutti che avete scoperto proprio voi Amanda Lear!
“Già. A Monaco le creiamo un collegamento con la casa discografica Ariola che la mette sotto contratto. E intanto prendiamo accordi con tutti i musicisti della città preparando il progetto del nostro primo disco album come artisti e produttori. Abbiamo creduto molto nel carisma di Amanda, e l’abbiamo sostenuta professionalmente in tutti i modi; poi, il legame si è interrotto bruscamente una volta arrivato il successo. Non abbiamo nessun rapporto con lei da allora. C’est la vie: può succedere.
Arriviamo poi al 1977. Il nostro primo disco album, seguito da un secondo pochi mesi dopo; esce col nome d’arte D.D.Sound. Riteniamo rischioso presentarci con un nome italiano visto che cantiamo in inglese. Pensiamo che funzioni maggiormente un nome esotico. Dai due album escono la canzone Disco Bass, che diventa la sigla di una delle trasmissioni più seguite della Tv italiana (La Domenica Sportiva), e 1-2-3-4 Gimme Some More, singolo che furoreggerà nelle discoteche e che mescola vari stili. Fare ‘fusione di stili’ è del resto la caratteristica mio e di mio fratello”.
Anni di successi straordinari, Carmelo.
“Direi proprio di sì. Nel 1978 succede un altro evento importante. La nostra casa discografica (Baby Records), per esigenze di mercato, ci chiede un nuovo album. Significa molta fatica per noi: stare rinchiusi in studio a sfornare un album dietro l’altro non è assolutamente facile, ma – come si suol dire – si deve fare e si fa. E stavolta vogliamo usare il nostro vero nome: La Bionda. Registriamo cinque canzoni, ed il singolo si intitola One For You One For Me. Ed è subito un successo mondiale. In assoluto, il nostro più grande successo. Tutto il mondo balla coi La Bionda. E continuerà a farlo negli anni successivi. Il secondo singolo è una ballade romantica, There For Me. In seguito, verrà cantata anche daDalida, che manterrà questa canzone come song di chiusura dei suoi concerti, e qualche anno dopo sarà cantata anche da Sarah Brightman (ricordo a tutti che è anche colei che ha scoperto Bocelli). Seguono a ritmo frenetico le uscite di altri album, sia come La Bionda sia come D.D.Sound. Quindi viviamo perennemente chiusi in studio. Niente concerti”.
Arriva poi l’anno 1980, che rappresenta una svolta per la musica pop.
“Decisamente. Il 1980 rappresenta pertanto una vera svolta anche per noi. Nasce I wanna be your lover, una nostra canzone considerata la prima canzone di pop elettronico. Diventa un cult. Tuttora lo è. E influenza i nuovi artisti patiti di elettronica e sintetizzatori e, tra loro – così si dice – anche i Daft Punk, allora sconosciuti. Fine della disco 70. Inizia infatti l’era della Italo Disco, più elettronica, di cui veniamo considerati gli iniziatori”.
Il vostro nome è legato anche alla scoperta dei Righeira. Una alchimia di altri successi incredibili.
“Scopriamo i Righeira mentre stiamo cercando di produrre un programma televisivo; da presentatori/conduttori, i Righeira si trasformano presto in cantanti. Nel 1983 nasce il successo mondiale Vamos A La Playa, un evergreen che resterà nella storia della musica e del costume. Poi No tengo Dinero e nel 1985 un altro successo fortissimo: L’estate Sta Finendo. Sempre nel 1985 registriamo l’Estate Sta Finendo nei nostri nuovissimi e costosissimi studi di registrazione che abbiamo costruito a Milano. Belli ed efficienti come tutti quelli in cui abbiamo lavorato a Monaco, a Londra, a Los Angeles. Sono così speciali da attirare i più grandi artisti internazionali: dai Depeche Mode (Violator-Personal Jesus) a Robert Palmer. Da Ray Charles e Rihanna e Lady Gaga. E ovviamente, tutti i grandi italiani (Vasco Rossi, Laura Pausini, Renato Zero, Eros Ramazzotti, Franco Battiato – solo per citarne qualcuno). I nostri studi acquistano fama mondiale. Chiuderanno nel 2012 a causa dei grandi cambiamenti tecnologici per cui, oggigiorno, si può registrare un disco anche in un piccolo studio domestico (ovviamente, con gli opportuni distinguo)”.
E cosa vogliamo accennare riguardo alla vostra storia musicale nell’ambito delle colonne sonore?
“Sulle colonne sonore per film dobbiamo tornare un po’ indietro nel tempo. Al 1980, esattamente. L’incontro col grande regista Sergio Corbucci e col fratello Bruno ci permette di entrare nel mondo di Bud Spencer e Terence Hill. Artisti di fama internazionale. Scriviamo anche per serie Tv. Nel 1985 iniziamo pure a fare musiche per la pubblicità: lavoriamo per grandi marchi come Coca Cola, Fiat, Ford, Opel, Bayer e molte altre campagne. La nostra attività imprenditoriale ci vede infine anche Editori Musicali in rappresentanza di grossi gruppi editoriali del mondo. Ben 300.000 canzoni, da Stand By Me a Thriller di Michael Jackson”.
La vostra è una favola musicale che, come giornalista, è davvero un orgoglio raccontare, Carmelo. Oggi, i La Bionda a cosa stanno lavorando?
“Oggi abbiamo il nostro studio privato e lavoriamo continuamente per nuovi progetti musicali”.
Prima di salutarci, proviamo a svelare il vostro, di talento: quale magia si nasconde dietro la creatività dei F.lli La Bionda?
“Posso dirti che artisticamente ci riteniamo dei visionari. Assorbiamo tutto quello che c’è intorno. I Beatles scrivevano con la Tv accesa per fare entrare stimoli nelle loro canzoni. Noi facciamo un po’ lo stesso: lasciamo che il mondo ci parli, ci suggerisca, e poi noi elaboriamo. E organizziamo la nostra fusion di stili musicali, personaggi ecc. Dedichiamo la maggior parte del nostro tempo a questo”.
Come era la disco music degli esordi – quella che avete conosciuto voi – e in che cosa si è trasformata oggi, secondo te?
“Sicuramente la disco music degli esordi era legata alla musica pop con belle melodie, trasformata in qualcosa di più ritmato. La gente andava in discoteca e poi si comprava il disco delle canzoni che ballava per riascoltarle in casa come normali canzoni. Quelle canzoni avresti potuto cantarle chitarra e voce. Poi, il tutto si è trasformato in musica da… sballo. Si va in discoteca e tutto quello che i giovani vogliono è musica per stordirsi. Niente melodie da ricordare, ma solo rumori. I DJ devono mandare la gente in trance anche con riunioni collettive ‘oceaniche’, dove la musica ha solo una funzione rituale. Ci sono ovviamente le eccezioni: adesso c’è un grosso ritorno degli Anni 80”.
I F.lli la Bionda hanno contribuito a scrivere capitoli indimenticabili della storia della Musica: avete fatto ballare intere generazioni in tutto il mondo. Ci pensate mai a quanta influenza abbiano avuto le vostre canzoni nella vita delle persone che vi hanno ascoltato?
“Pensiamo di averle un po’ rasserenate oltre che fatte divertire. E in quel periodo ce n’era proprio un gran bisogno. Qualcuno mi dice che molte coppie, poi addirittura convolate a nozze, siano nate ballando la nostra musica. A Berlino esiste un ristorante italiano che si chiama Fratelli La Bionda e il proprietario mi ha raccontato una storia del genere che lo riguarda”.
Per concludere: un grande passato, ma per fortuna ancora tanti progetti da realizzare. Anticipaci qualcosa, dai.
“Non ci si ferma mai. Non si deve! Abbiamo appena pubblicato l’album di una nuova artista scozzese, Sandra Rose Gunn, registrato nel nostro studio a Milano, a Dublino e Monaco di Baviera con musicisti speciali world-class. L’album ha 15 canzoni tra Brit-Pop, Celtico e Country. Noi personalmente stiamo per pubblicare un nostro lavoro con nuovissime canzoni (niente remake), al quale stiamo lavorando da tre anni. Parte dal nostro stile, ma con un’evoluzione verso le nuove tendenze elettroniche; un po’, se vuoi, eredi della nostra I Wanna Be Your Lover, primo pop elettronico della storia della musica. Anche il giovane e famoso artista britannico Paolo Nutini ne è un grandissimo fan, tanto che ci ha citati quando è apparso a Sanremo con Fazio, e poi ha voluto incontrarci”.