Aveva 88 anni ed è stato uno dei più memorabili segretari alla Difesa nella storia degli Stati Uniti, prima con Gerald Ford tra il 1975 e il 1997, e poi con George W. Bush dal 2001 al 2006. Si è spento a Taos, in New Mexico, a causa del mieloma multiplo di cui soffriva.
Il suo nome è stato per vent’anni associato al Medio Oriente. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, Donald Rumsfeld ha deciso che per farla pagare al nemico, individuato nel Presidente Saddam Hussein, la mossa migliore sarebbe stata un attacco militare. Così, con la scusa dell’esportazione della democrazia, nel 2003 fu lui a gestire l’invasione dell’Iraq, che giustificò riempendosi la bocca con teorie sulle armi di distruzione di massa che si rivelaranno poi tutte false.
Si definiva neoconservatore ed era un imperialista convinto, sicuro che gli Stati Uniti avessero il diritto di difendere i loro interessi ovunque nel mondo, anche con la «guerra preventiva». Per questo non sopportava Trump, che dell’isolazionismo faceva sfoggio in tutte le sue visioni di politica estera. Il 4 gennaio di quest’anno ne ha infatti approfittato per firmare un appello anti-Trump e denunciare la tentazione di Trump di usare le forze armate nella politica interna per ribaltare la sua sconfitta elettorale. Mancavano due giorni all’assalto di Capitol Hill, ma l’aria era già tesa da un po’.
“Forse passerà alla storia per i suoi straordinari successi in oltre sei decenni di servizio pubblico – ha scritto la famiglia nell’annunciare il decesso – ma chi lo conosceva meglio e ha avuto modo di condividere la vita con lui ricorderà il suo amore incrollabile per la moglie Joyce, la famiglia, gli amici e l’integrità che ha portato a una vita dedicata al suo Paese”.
Nato a Chicago nel 1932 da una famiglia di origine tedesca, si è laureato all’università di Princeton, è stato pilota della Navy e istruttore di volo. Chiamato il “John Fitzgerald Kennedy repubblicano”, Rumsfeld resterà una figura controversa nella storia moderna americana: per alcuni è stato un cane da guardia, duro e inflessibile verso il terrorismo, per altri l”uomo ombra” dietro le decisioni più contestate della Casa Bianca.
“Siamo in lutto per la morte di un servitore pubblico esemplare e di una persona davvero per bene”. Così ha scritto George W. Bush, ricordandolo come un uomo “intelligente, integro e dall’energia inesauribile, che non ha mai evitato decisioni difficili e non si è mai sottratto davanti alle responsabilità”.