Il 25 novembre 2020 è una data che ha segnato le vite di molti amanti dello sport. La scomparsa di Diego Armando Maradona ha sconvolto il mondo, e unito nella commozione due luoghi distanti come Napoli e l’Argentina.
Negli occhi di Diego Maradona Junior c’è tenerezza quando parla del papà e racconta aneddoti. Ma non ci sono rimpianti, nonostante i tanti anni di lontananza, perché sono riusciti a recuperare e vivere attimi di vita vera: da padre e figlio. Nostalgia, affetto e determinazione.
Diego Junior vuole sapere la verità sulla morte del padre e, se ci sono dei responsabili, desidera che paghino. È stato un periodo difficile per lui: la perdita del papà, la pandemia e il ricovero a causa del Covid. L’amore e il sostegno della sua famiglia lo hanno però aiutato ad affrontare queste tragedie, che lo hanno colpito a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Poche settimane fa ha ricevuto la cittadinanza argentina, un traguardo tanto desiderato: andrà quanto prima oltreoceano per salutare il Pibe de Oro, ma il suo futuro per il momento è a Napoli, la sua casa, la città che mai come quest’anno si è stretta intorno a lui piangendo Diego Senior come un membro di famiglia. Sono tanti i progetti e c’è anche un sogno nel cassetto che, prima o poi, spera diventi realtà: allenare il Napoli.

Il 25 marzo 2021 finalmente hai chiuso il cerchio e hai ricevuto la cittadinanza argentina, che cosa hai provato in quel momento?
“Lo desideravo da tanti anni, ero piccolo e già sentivo il bisogno di poter rappresentare l’Argentina per una questione di radici, di famiglia. È il mio secondo Paese, la seconda casa. Quando ho visto che il mio sogno stava diventando realtà, ho provato un’emozione indescrivibile”.
La cittadinanza ti è arrivata in concomitanza con il lancio della Campagna Internazionale per il diritto all’identità, un tema a te molto caro
“È motivo di orgoglio che il Governo Argentino abbia scelto la mia persona per questa bella campagna, l’Argentina ha sofferto tanto per quanto riguarda i desaparecidos, il governo militare. È stata una brutta pagina. Sono davvero felice che attraverso questa iniziativa e grazie alla mia immagine molte persone possano trovare la propria identità, la propria famiglia e incontrare finalmente i propri cari”.
Qual è il tuo rapporto con l’Argentina?
“Ho sempre avuto un bel rapporto con l’Argentina, mi sento a casa. Sono felice di essere argentino, mi identifico con tutte le cose che succedono nel Paese. Mi documento molto, nonostante io viva a 15mila km di distanza, riesco ad essere quasi sempre informato”.
C’è l’Argentina nei tuoi piani di vita?
“Ho vissuto un anno in Argentina, sono stato molto bene. In questo momento non è nei miei imminenti programmi futuri, un giorno magari sì”.

E quello con Napoli?
“Napoli è casa mia, sono nato e cresciuto qui. Non me ne sono mai voluto andare perché ho un legame forte, viscerale con le mie origini. Sento nel sangue, sulla pelle che Napoli è la mia città, qui c’è la mia gente. Napoli è fondamentale per me”.
Se De Laurentiis ti proponesse un ruolo nel Napoli accetteresti?
“Certo, vado a piedi se vuole”.
Pensando a tuo padre, quale è la prima cosa che ti viene in mente?
“La prima sensazione è che non lo stanno facendo riposare in pace. Ho vissuto molto con papà, sicuramente la cosa più bella era l’affetto della gente nei suoi confronti, l’amore di tante persone che si identificavano in lui. Andare contro il sistema e contro i poteri forti era quasi impossibile, penso che oltre che per le doti calcistiche, sia questo uno dei motivi per cui la gente si sia così legata a lui”.

È difficile per te essere il figlio di Maradona?
“È una bella domanda… No, difficile no, a volte stressante. Sono però sempre stato orgoglioso della persona che sono e di quello che Dio mi ha donato. Ognuno di noi ha un percorso, il mio era questo. Non lo cambierei, però a volte devo ammetterlo, è dura”.
Cosa hai in comune con tuo padre?
“Ho tante cose in comune con lui. Il fatto di non essere conforme alla massa, l’ho ereditato sia da mamma che da papà. Io sono però più paziente. Ho ereditato di sicuro l’amore per la famiglia e poi la gentilezza e l’educazione verso tutti”.
Poche settimane fa è stato il compleanno di Diego Matias, India Nicole purtroppo non ha conosciuto il nonno. Come con tua moglie Nunzia state affrontando l’argomento della scomparsa di tuo padre?
“È complicato. Diego Matias ha visto il nonno tre volte. La prima volta dopo venti giorni dalla nascita, eppure Diego lo nomina tutti i giorni. Poche sere fa si è messo dietro una vetrata grande che abbiamo in casa e ha detto: ‘Ciao nonno, ora devi andare a casa tua’. Da brividi. Lui ha un rapporto speciale con il nonno, lo sente. Che dirti…questo è il bello di essere bambini”.
Cosa diresti a tuo padre?
“Nulla. Ora devo fare solo giustizia, lui deve sapere che gli farò giustizia, il resto è ‘monnezza’ che non entra nell’indifferenziato”.
I tuoi progetti per il futuro?
“Ho un lavoro che mi soddisfa, lavorare a Radio Crc Targato Italia mi ha aiutato molto anche dal punto di vista delle relazioni umane. Non sono mai stato molto aperto anzi, particolarmente timido e introverso. Mi piace il mio lavoro attuale ma, non ti nascondo che vorrei lavorare nel calcio. Il sogno nel cassetto per eccellenza è quello di fare l’allenatore, di stare in campo”.