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November 25, 2020
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È morto Diego Armando Maradona, il mondo del calcio e tutta Napoli sotto shock

Deceduto a 60 anni per arresto cardiaco nella casa di Tigres, in periferia di Buenos Aires, dopo un'operazione al cervello. Napoletani a lutto, il saluto di Pelè

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
Attraverso l’obbiettivo di Sergio Siano: da Napoli “riflesso del mondo” a Maradona

Diego Armando Maradona con la maglia del Napoli. Foto di Sergio Siano.

Time: 2 mins read

È morto Diego Armando Maradona. L’Argentina e Napoli sono sotto shock. Il Pibe de Oro, che lo scorso 30 ottobre aveva compiuto 60 anni, è deceduto per arresto cardiorespiratorio nella sua casa di Tigre, vicino Buenos Aires, dove si trovava in seguito all’operazione al cervello subita all’inizio del mese. L’intervento per la rimozione di un coagulo di sangue era andata a buon fine, ma il malore intorno alle ore 12 locali del 25 novembre, gli è stato fatale; vani sono stati gli svariati tentativi dei medici di rianimarlo.

Diego Armando Maradona, 30 ottobre 1960 – 25 novembre 2020 (wikimedia)

A confermarlo, Matias Morla, avvocato ed agente dell’ex calciatore, mentre a riportare la notizia è il quotidiano argentino Clarin.

È un lutto per il mondo del calcio, che perde una delle sue leggende, uno dei più amati, ma anche dei più discussi. È un momento difficile per tutta Napoli e la sua squadra, che grazie a lui vinse il suo primo scudetto nel 1987, per poi rivincerlo nel 1990. Per molti che ci giocarono contro, il Maradona di quel Napoli resta il giocatore più forte del mondo.

Ai mondiali, nel 1986 portò l’Argentina alla vittoria in Messico, con il celebre gol “mano di Dio…”, mentre nel 1990 portò la squadra in finale contro la Germania, dopo aver battuto in semifinale l’Italia proprio a Napoli. Stava riscuotendo un’altra vittoria nel Mondiale del 1994, ma venne fermato a causa della positività al doping.

Poche settimane fa, in occasione del suo compleanno aveva dichiarato a Clarin: “Sono stato e sono molto felice. Il calcio mi ha dato tutto quello che ho, più di quello che avrei immaginato. E se non avessi avuto quella tossicodipendenza avrei potuto giocare molto di più. Ma oggi questo è passato, sto bene e quello che mi dà dolore è non avere i miei vecchi”.

Questa sera, in quella Napoli che come nessun’altra città lo ha elevato al ruolo di leggenda, i tifosi gli rendono omaggio. Lo fanno davanti allo stadio San Paolo, il tempio dal quale Maradona ha proferito il suo verbo, il suo stile e il suo gioco. L’impianto, che per omaggio all’argentino rimarrà illuminato tutta la notte, piano piano si riempie di fiori, foto e biglietti. Lì si concentrano i ricordi di chi con Maradona ci è cresciuto, chi l’ha visto rincorrere un pallone sognando, un giorno, di essere come lui. Il sindaco De Magistris, immediatamente intervenuto per commemorare quello che per tutti, a Napoli, è l’uomo “migliore di Pelè”, ha proposto di intitolargli lo stadio. La burocrazie, stavolta, si è mossa velocemente, e pare che la Regione Campania sia già intervenuta per istituire le prariche che consentiranno il cambio del nome.

Oltre alla zona del San Paolo, anche i quartieri spagnoli si sono accesi in memoria del “Pibe de Oro”. Fuochi d’artificio hanno squarciato il nero della sera e portato la luce in cielo, facendo risplendere un grande murales dedicato all’argentino. Un messaggio simbolico che cerca di portare lassù, in quell’aldilà che, per i credenti come Pelè, è un luogo dove poter giocare a calcio in eterno.

L’eterno rivale di Diego ha infatti commentato la notizia. “È triste – ha detto il campione brasiliano – perdere amici in questo modo. Sicuramente un giorno giocheremo a calcio insieme in cielo. Oggi una notizia triste. Io ho perso un caro amico e il mondo ha perso una leggenda. C’è molto di più da dire, ma per adesso possa Dio dare forza alla sua famiglia”.

 

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