Tra il 2002 e il 2007, Davide Meneghini è cresciuto 30 centimetri. Per farlo, però, non ha semplicemente aspettato lo scorrere del tempo. I dottori gli hanno dovuto rompere le ossa, perché Davide soffriva di nanismo.
“Il mondo è fatto per persone sopra il metro e cinquanta”. Non avevo mai pensato a questo dato, ma più Meneghini aggiunge esempi e più comincio a rendermene conto. La macchina, gli appendiabiti, i banconi del bar, la cassa del supermercato. Tutto è complicato se, come lui, sei alto poco meno di un metro e trenta.

Così, nel 2002, decide di intraprendere un percorso chirurgico, con l’obiettivo di raggiungere una statura idonea a non avere problemi nella vita di tutti i giorni. All’ospedale gli presentano una soluzione: il metodo Ilizarov. Si tratta di un apparato chirurgico che può essere utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa. La procedura si articola in più passaggi. All’inizio del procedimento, l’osso viene fratturato chirurgicamente e l’apparato viene applicato. Con il recupero del paziente, l’osso fratturato inizia a crescere per unirsi all’altezza della frattura. Durante il processo di crescita, due anelli del fissatore esterno, tra i quali è compresa la frattura, vengono distanziati di 1 mm al giorno. In questo modo si ottengono contemporaneamente due risultati: l’osso interessato viene allungato e ricalcificato.
Davide subisce 11 operazioni. Le più importanti a tibia e perone, che aumentano di 15 centimetri, al femore, cui se ne aggiungono 10, e all’omero, che per una questione di proporzioni viene dilatato di 11. Il dolore è tanto, ovviamente, ma una volta superato lo shock diventa quasi accettabile, visti i risultati. Durante gli interventi, Davide si butta a capofitto sui film e sulla scuola. È costretto a rimanere fermo, con le ossa fratturate dal metodo Ilizarov non può permettersi i normali movimenti quotidiani. Riesce a non perdere nemmeno un anno di liceo e, dopo il diploma, si iscrive a Scienze della Comunicazione. Laurea triennale a Padova e magistrale a Bologna.
Diventa Dottore quando ormai il lungo calvario ospedaliero è concluso. Alla soglia del metro e sessanta, Davide inizia la sua avventura nel mondo del lavoro. Sostiene che l’aspetto fisico non l’abbia penalizzato, o almeno non sempre. “Nell’ambito artistico non ho mai subito pregiudizi, mentre in ambiti di altro tipo a volte mi sono sentito messo da parte. In quei casi devi lavorare non solo il doppio, ma il quadruplo”.
Inizia con la radio. Nel suo studio passano molti personaggi famosi e, tra i tanti, cita Jerry Cala, Red Canzian, Elio Fiorucci e Oliviero Toscani. “Certi stimoli e certi punti me li porto ancora dentro, sono tutti personaggi che hanno fatto la storia del settore in cui lavorano e parlare faccia a faccia con loro è stata un’esperienza stimolante che mi ha permesso di crescere molto”. Terminata l’esperienza da speaker, prova con la politica. Oggi è al suo secondo mandato nel consiglio comunale di Padova ed è promotore di molte iniziative sociali. A livello elettorale, dunque, la sua condizione fisica sembra non essere stata un problema. “I cittadini che mi votano conoscono la mia storia e le iniziative sociali di cui sono stato promotore. Ho sempre cercato di innovare, fare ogni giorno qualcosa di nuovo”.

Lo provoco con un’osservazione. “Forse la tua disabilità ti ha anche aiutato dal punto di vista politico. Sei stato su tanti giornali, Le Iene ti hanno dedicato un intero servizio, hai avuto modo di farti conoscere dal grande pubblico”. Non posso vederlo in viso, ma in quel momento, mentre ascolto la sua voce al telefono, mi sembra per un attimo di percepire un sorriso. “È vero – risponde – in passato ho avuto molta attenzione mediatica, ma ogni giorno siamo talmente bombardati di notizie, che la popolarità derivata dai servizi o dagli articoli dura poco. Mi sono reso conto che le persone che mi seguono lo fanno per la mia attività, non per la mia altezza”.

Chiude parlando anche di America. Ne esalta la grandezza e la mentalità, sostiene di non essersi mai sentito osservato, camminando tra le strade di New York. “Negli Stati Uniti sono diversi, molto più aperti alle diversità, rispetto all’Italia. Abbiamo portato tante cose buone negli USA con i nostri connazionali emigrati. È a loro che mando il mio messaggio: siate caparbi, determinati e capite la diversità. Siamo tutti essere umani. La fisicità è soltanto un dettaglio”.