La fragilità umana maschile, espressa con questi precisi termini, spesso può essere percepita come una debolezza che suscita pietà e tenerezza ma è bene porre un distinguo quando essa stessa si rende responsabile di atti tesi ad offendere e vessare l’altrui sesso in una becera presunzione di supremazia.
Tanti sono stati e saranno i detentori del potere che in una patologica megalomania cadranno in uno stato psicologico che li convincerà a porre la propria volontà su tutto e li condurrà in un fuorviante percorso alla ricerca ostinata e forsennata del piacere fisico come appagamento ulteriore ad una condizione di ricchezza e privilegio che cancella ogni impegno, sforzo e sacrificio per ottenere un qualcosa dalla vita.
Il processo avviato contro il produttore cinematografico di Hollywood Harvey Weinstein, accusato di presunti abusi sessuali contro due donne che sarebbero avventi nel 2006 e nel 2013 non è altro che un ennesimo scandalo e un caso di enorme gravità che potrebbe passare alla storia soprattutto perché stavolta ben 93 donne si sono dichiarate vittime e 14 hanno testimoniato di aver subito violenze o stupri.
Se la sentenza finale dei giudici decreterà la colpevolezza del produttore americano ci ritroveremmo dinanzi ad un vero e proprio vaso di Pandora scoperchiato che ha dell’incredibile e che aggiungerebbe una pagina nera nella storia del “sogno” Hollywoodiano americano; ma se invece dovesse risultare innocente dalle accuse che gli sono state rivolte? Chi delle due parti dovrà scardinare il presunto e ignobile gesto subìto e impresso nei propri ricordi come un incubo onnipresente e raggelante?
La presunta condizione di sottomissione sessuale che sarebbe stata inflitta alle donne sembra sia stata opportunamente occultata e addirittura in certe occasioni accettata come una prassi, un prezzo da pagare, una routine obbligatoria per avviare una carriera nel cinema o in altre professionalità.
Weinstein è stato di fatto accusato di cinque capi di accusai: uno di atti sessuali criminali, due di stupro e due da predatore sessuale.
Generalmente ogni abuso sessuale subìto arreca danni psicologici importanti; bisogna chiedersi quali possano essere le sensazioni e i pensieri alla fine di ogni violenza sessuale; si deve sempre tener conto che il carnefice tratta le donne come macchine di un gioco perverso a senso unico e le priva della loro essenza di essere umano.
Ma cosa è la violenza sessuale? Una voglia che svanisce improvvisamente e una donna china sofferente e che nel suo silenzio osa solo urlare dentro. Un ricordo incancellabile che in ogni donna segna una breccia tra il prima e il dopo, impossibile da curare, impossibile da dimenticare.
Se il produttore americano Weinstein verrà condannato si paleserebbe un lato della fragilità maschile impossibile da perdonare, impossibile da giustificare.