Ricordate il naufrago senza volto, il ragazzino con la pagella cucita addosso, affogato in mare mentre tentava di arrivare in Italia? Quattro ragazzine palermitane hanno deciso di scrivergli una lettera.
Ecco allora che sono le nuove generazioni sono la risposta responsabile alla sordità della politica italiana che non fa altro che alimentare la paura dell’altro mentre le mafie fanno più danni degli immigrati. Un esodo epocale che fa più morti che vivi, che alimenta le tasche dei trafficanti di esseri umani e le mafie. Ma chi arriva sui barconi cerca un’occasione di vita, fugge da guerra e miseria.
Le quattro ragazzine siciliane della scuola media Garibaldi di Palermo hanno vinto con “Lettera a Malik” il Premio nazionale Teresa Strada di Emergency e sabato 18 maggio saranno premiate a Milano con le altre finaliste delle scuole superiori. La premiazione si terrà nel Palazzo Stelline, tra i relatori della premiazione interverrà il presidente Rossella Miccio; il presidente della Fondazione Prosolidar, Giancarlo Durante e l’illustratore Alessandro Sanna che illustrerà dal vivo la frase di Teresa Strada.
Giada Ferrante, Giulia Piricò, Laura Liberti, Laura Zerilli, le quattro studentesse, hanno scritto una lettera a quel ragazzino sfortunato che con la sua pagella voleva soltanto dirci: “Ehi, io sono studioso e voglio cambiare il mio futuro. Aiutatemi”. La pagella era il suo passaporto per un futuro diverso.
Appena ho saputo del premio e ho letto la lettera, quelle parole così semplici mi hanno colpito profondamente. Da mamma, leggere di mia figlia Giulia, tra le autrici della lettera, mi ha emozionato e mi ha messo anche al sicuro perché ho compreso che la sua coscienza e il suo senso civico si stanno formando nella maniera giusta nonostante il clima politico che specula sull’immigrazione e sui morti in mare.
LETTERA A MALIK
Caro Malik,
noi non ti conoscevamo, ma sentiamo che c’è qualcosa che ci unisce. Non è il colore della tua pelle, non è la lingua o la religione che crea questa empatia; è qualcosa di più. Qualche giorno fa ti abbiamo visto al notiziario, ci sei sembrato piccolo e indifeso. Da quel momento continuiamo a pensarti! Non meritavi tutto questo, come non lo meritavano tutte le persone che erano partite insieme a te alla ricerca di un mondo migliore e che invece poi ti hanno fatto compagnia sui fondali. Su quei fondali, che di certo non sono stati comodi come un comune materasso, tu ti sei adagiato, coperto da una massa di acqua che non sarà stata mai calda come la tua vecchia Africa e avvolto da vestiti che non saranno stati certo morbidi e avvolgenti come quelli che pensavi di trovare. Pensiamo sempre ai terribili giorni che hai dovuto passare su quel barcone, in mezzo a persone sconosciute, resistendo ai morsi della fame e della sete, riuscendo solo ad alzare gli occhi e a pregare di arrivare sano e salvo, con la tua pagella accuratamente ripiegata e conservata in una tasca dei pantaloni. È proprio la pagella che tenevi stretta a te, che ci ha impressionato, e ognuno di quelli che non ti ha accolto nel modo giusto nel nostro Paese, non ti ha dato l’opportunità di mostrare quel piccolo foglio di carta che portavi con te, con su scritto all’apparenza dei semplici voti, ma che in realtà rappresentavano i tuoi sforzi, le tue buone intenzioni, le tue capacità, il tuo futuro. Ci dispiace profondamente pensare che quel foglio, ormai lontano, sarà sbiadito e i tuoi sogni con esso.
Caro Malik,
da quale terribile situazione volevi scappare? Pensando a tutto questo, non possiamo fare altro che sentirci in colpa e responsabili per averti negato un futuro sereno, in un luogo stabile e senza guerra. Tutto questo a causa di stupidi pregiudizi, dell’ignoranza ancora presente in questo mondo, nella nostra cultura e nella nostra società, che si considera a parole cosi attuale e moderna ma che poi, nei fatti, dimostra di essere spesso disumana. Di fronte alla situazione di tanti migranti e rifugiati, può mai esistere una civiltà che non mostri solidarietà e accoglienza nei confronti di chi lotta per la sopravvivenza e per una vita dignitosa? Può ancora esistere chi pensa di vivere isolato tra i confini del suo paese, senza integrarsi con altre culture? Avremmo voluto essere lì per convincerti che in fondo non tutta la gente di questo Paese è come quella che non ti ha fatto arrivare qui. Non tutti capiscono che la “diversità” può solo essere fonte di ricchezza e stimolo per crescere e migliorarsi. E’ proprio vero che “se ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo più bello senza neanche accorgercene”; però è anche vero che se tutti avessimo fatto il nostro pezzettino, tu di certo saresti ancora qui con noi!
Scusaci per tutto, Addio, piccolo Malik
Giada Ferrante Giulia Piricò Laura Liberti Laura Zerilli
Classe IIF Scuola sec di I grado Garibaldi di Palermo
Alle 4 finaliste ho posto due domande:
Perchè avete scritto una lettera a Malik? Se foste voi a governare, cosa fareste?
Giada Ferrante: “Nessuno vorrebbe mai lasciare il proprio paese e rischiare la propria vita per provare a sopravvivere, lontano da casa. Quali e quante sofferenze devono avere spinto un bambino, come Malik, ad intraprendere un viaggio simile. Un viaggio che lo ha portato alla morte. Tutti noi abbiamo visto quelle immagini terribili di un bambino che, come noi, sperava solamente di vivere, giocare, andare a scuola. La nostra lettera ha voluto essere un triste addio ad un bambino sfortunato per essere nato dalla parte sbagliata della terra e un modo di chiedere scusa a Malik e ai tanti Malik della terra, per la disumanità, l’ignoranza e la cattiveria del mondo degli adulti. Difficile trovare una soluzione ad un tema cosi complicato. Facile chiudere le porte, chiudersi in casa e non fare entrare nessuno. Ma come può, il genere umano, pensare di sopravvivere senza l’integrazione tra le culture, la solidarietà tra i popoli e l’accoglienza. La diversità é ricchezza. Non so cosa faremmo, se fossimo noi a governare. Ma sappiamo per certo quello che non faremmo: sbattere la porta in faccia a chi soffre, chiudere i porti a chi cerca di sopravvivere, lasciare morire un bambino come Malik”.
Giulia Piricò: “Abbiamo avuto l’idea di scrivere una lettera a Malik per poter trasmettere a chiunque leggesse il testo che, al giorno d’oggi, esiste ancora molta disparità fra le varie culture mentre la diversità dovrebbe essere una fonte di ricchezza per tutti e non di esclusione. Vogliamo far capire che la cosa più brutta che hanno fatto a Malik è quella di avergli negato un futuro migliore lontano dalla guerra e dalla povertà. Se potessi governare io sicuramente farei in modo che esistessero molte più associazioni che si occupano del salvataggio delle persone sui barconi. Farei in modo che ci fosse molta più accettazione nei confronti dei migranti e che le persone appena arrivate possano essere assistite correttamente. Non farei di certo chiudere i porti all’arrivo delle navi ma farei sbarcare tutti per poi farli sistemare e per garantirgli una vita ed un futuro dignitoso”.
Laura Liberti: “Abbiamo scritto “lettera a Malik” perché ci ha impressionato e coinvolto moltissimo la storia di questo bambino con la pagella accuratamente cucita nei pantaloni. Voleva venire in Italia per scappare dal suo Paese, da una situazione difficile, e noi non l’abbiamo saputo accogliere nel modo giusto. Il suo barcone è sprofondato prima ancora che arrivasse in un qualsiasi porto, nella speranza di un futuro diverso. Se fossi io a governare darei l’occasione agli emigrati di costruirsi un futuro in Italia e darei posto loro nelle regioni italiane nei centri d’accoglienza ma soprattutto consentire un’istruzione adeguata per arricchirsi culturalmente”.
Laura Zerilli: “Abbiamo scritto la lettera perché la storia di questo bambino ci ha colpito molto, era un nostro coetaneo ma è stato costretto ad affrontare un viaggio che non lo ha fatto mai arrivare. Volevamo chiedere scusa a lui e a tutte le persone morte come lui. Se fossi io a governare, cercherei di capire come poterli aiutare nel loro paese per porre fine a questa tragedia. Finché nei loro paesi ci sono guerre, fame e distruzione saranno costretti a fuggire lasciando tutto e rischiando la vita come Malik”.
Un invito al Ministro Salvini a leggere questa lettera che dimostra che l’Italia non è un Paese razzista e che la sua politica non fa altro che alimentare la paura del diverso. Malik era solo un ragazzo che aveva un sogno: vivere dall’altra parte del mondo, quel mondo che non l’ha respinto.