La settimana scorsa l’Istituto Italiano di Cultura di New York ha aperto le porte al suo primo evento di una serie di conversazioni con professionisti e creatori italiani, guidata dalla giornalista Maria Teresa Cometto in collaborazione con il consolato italiano. Elena Favilli, scrittrice, creatrice e imprenditrice, è stata la prima ospite della serie, giovedi 7 febbraio 2019. In abito casuale ma chic (neanche a farlo apposta, la sua camicia era in perfetta sintonia con il mio abito a pois!), l’autrice ha accolto con un grande sorriso i tanti fan e giornalisti venuti ad ascoltare la sua storia di successo, tra le due sponde del mondo.
Guardiamo un po’ più da vicino il personaggio: chi è Elena Favilli? Da dove nasce il progetto per i libri?
Elena Favilli è la co-fondatrice insieme a Francesca Cavallo di Timbuktu Labs, un’agenzia di comunicazione per bambini, con uffici a Santa Monica, Londra e New York. Elena, toscana, ha studiato semiotica all’Università di Bologna, poi ha vinto una borsa di studio per il New Media Program della Berkeley Graduate School of Journalism, e subito dopo ha cominciato a lavorare a Milano presso un’agenzia di comunicazione, poi una rivista, più tardi un giornale. Francesca Cavallo, pugliese, ha studiato regia all’accademia Paolo Grassi, ha poi fondato la compagnia teatrale Kilodrammi e ha riconosciuto nell’autenticità e semplicità del racconto giornalistico di Elena la possibilità di raccontare esperienze significative ai giovani lettori. L’incontro tra queste due giovani italiane ha dato vita ad un progetto editoriale insolito. Il supporto ricevuto dalla comunità di lettori, piuttosto che delle classiche case editoriali, attraverso lo strumento di crowdfunding sul sito Kickstarter ha consentito una raccolta di fondi impensabile, che ha sforato le cifre inizialmente ricercate nell’arco di poche ore. Tradotto in 48 lingue, i due volumi di Storie della buonanotte per bambine ribelli hanno venduto oltre un milione di copie dal 2016.
L’incontro tra la narrativa facile di Elena e l’immaginazione teatrale di Francesca si rivela in un libro di speranza per giovani lettrici di tutto il mondo. Con la forza della propria immaginazione, queste due donne italiane hanno creato un libro di storie di vita di 100 donne straordinarie che si sono contraddistinte nella storia per il loro coraggio e determinazione, da Frieda Khalo ad astronaute. Attraverso un racconto semi fiabesco della vita reale, queste donne vengono narrate attraverso un breve testo e un’immagine, fondendo parole ed arte.
Se la California è stato il luogo di nascita della Elena imprenditrice, l’Italia è rimasta pur sempre il suo motivo d’ispirazione. Attualmente vive a Los Angeles, l’unica città che le consente di rivivere gli ambienti aperti e spaziosi della toscana. Nata a Loro Ciuffenna, un piccolo paesino toscano, Elena era l’unica bambina in un villaggio di 20 persone all’epoca, e trascorreva le sue giornate a sognare ad occhi aperti, a leggere e scrivere, ma anche ad avventurarsi nella tipica campagna alberata. All’età di 18 anni lascia casa per andare a studiare a Bologna, diventando così una ragazzina avventurosa e indipendente. “Una delle mie qualità più forti – ammette l’autrice – è la mia istruzione, le fondamenta per la mia carriera. Questo dovrebbe essere un promemoria per tutti i giovani italiani che hanno smesso di studiare all’università lasciando il Bel Paese. Non smetterò mai abbastanza di sottolineare l’importanza di avere accesso ad una libera e pubblica istruzione per tutti”.
Nella Silicon Valley Elena ha imparato i trucchi del mestiere di imprenditrice, come effettuare test ed eseguire un business plan di successo, sebbene ammette non sia stato sempre così facile. A tal proposito Elena ha espresso apertamente il suo punto di vista sul sexismo della Silicon Valley pubblicando due articoli del 2015 e 2017. “San Francisco è una città incredibile, ma è stato difficile ottenere credibilità e fondi per un’agenzia fondata esclusivamente da due donne… Gli investitori vogliono tipicamente investire in ciò che facilmente riconoscono e in aziende gestate da altri uomini”.
A seguire alcune delle domande che la giornalista Maria Teresa Cometto ha posto all’autrice durante la serata all’Istituto Italiano di Cultura di New York.
Come avete scelto queste donne e come avete accettato suggerimenti dai lettori?
“Abbiamo preso suggerimenti solo per il Volume II, non per il primo. La selezione di queste donne è stata il frutto di un processo interno e di due criteri: 1) donne che hanno fatto la storia, che hanno avuto un impatto sul presente con un passaggio contemporaneo; 2) donne di diverse professioni che possono insegnare alle piccole lettrici le difficoltà e gli ostacoli che spesso si incontrano durante il proprio percorso di realizzazione. Il libro infatti – specifica- rappresenta una celebrazione del duro lavoro e della determinazione che c’è dietro ciascun personaggio raccontato, e non solo del talento o del successo di queste donne”.
Qual è stato il feedback dei lettori?
“La risposta è arrivata principalmente dalle giovani lettrici che mi dicevano: “Un giorno ci sarò anche io in questo libro”. Non è una storia celebrativa, ma con parole semplici si racconta la storia delle difficoltà di molte donne di successo. E’ l’autenticità del racconto ad appassionare le lettrici”.
I libri sono stati tradotti in 48 lingue. Esiste una differenza nella reazione del pubblico dei diversi paesi?
“Si, esiste una differenza. Il libro sarà presto tradotto anche in cinese, già fatto in Iran e ha riscosso un enorme successo in Turchia, il nostro più grande mercato al momento. Sono stata finora in tour per la presentazione del libro in Italia, Regno Unito, Messico, Svezia, Stati Uniti, e la reazione più forte è venuta dalle studentesse messicane. In un paese di continui scontri e violenza anche sulle donne, il libro ha avuto un forte impatto in Messico divenendo simbolo di forza per le giovani donne”.
La relazione con le tradizionali case editrici, e l’esperienza del crowdfunding. Cosa suggerisci per avere una campagna di raccolta fondi online di successo?
“Nel momento in cui il nostro progetto non sembrava essere compreso dalle tradizionali case editrici, abbiamo pensato bene di coltivare la nostra relazione diretta con la comunità virtuale di lettori, che ci ha fortemente sostenute. Raccogliere fondi sulla rete è davvero difficile, ma siamo state fortunate grazie ad un mix di fattori favorevoli che hanno contribuito al successo del progetto. Innanzitutto, è necessario svolgere un approfondito lavoro di ricerca e preparazione, per capire il mercato; secondo, bisogna avere passione per la propria storia per dare autenticità al progetto; infine, la tempistica è davvero fondamentale. Nel nostro caso, il libro è stato lanciato durante la campagna presidenziale americana, dove la scelta di un presidente maschio o femmina ha aperto un dibattito sull’importanza del ruolo delle donne in politica. La pubblicazione del libro dopo le elezioni ha senz’altro aiutato”.
Dunque: come madre e avida lettrice, il libro è davvero un capolavoro. Questi libri hanno senz’altro aiutato me e tante mamme ad insegnare una storia importante alle nostre piccole donne: “Noi donne possiamo fare quel che vogliamo ed essere chiunque desideriamo, quando cresciamo, purché guidate dalla passione e determinazione! Come la stessa Elena Favilli ha ammesso: “Bisogna avere passione per il proprio progetto, e l’autenticità verrà automaticamente riconosciuta dal pubblico”.
Io – insieme a tantissime altre madri di questo pianeta e di NY- siamo grate ad Elena e Francesca per la pubblicazione di libri come Good Night Stories for Rebel Girls. E’oggigiorno difficile spiegare alle proprie bambine che la vita non è fatta solo di abiti rosa e/o di un principe azzurro che viene a salvarle. Per una mente curiosa come mia figlia Victoria che continuamente mi chiede: “Mamma, cosa sarò quando diventerò grande?”, io con un po’ d’ironia le rispondo: “Que será, será, Whatever will be, will be” (che sarà sarà, ciò che verrà sarà) e con una piccola modifica alla canzone originale (che Doris Day ha cantato nel film del 1956 intitolato “The Man who knew too much”): “Il futuro dipende tutto da noi”.