L’idea è di quelle rivoluzionarie che hanno l’obiettivo di cambiare il modo di vivere e nasce da giovani millennial figli della globalizzazione. Patrizio Ambrosetti, romano, una laurea in Italia e una al Baruch College di NY, un passato nella multinazionale americana Wework, quella che ha creato il concetto degli spazi co-working, è tra gli ideatori e oggi COO di Vivahouse, il nuovo progetto abitativo che sarà lanciato a Londra nel 2019 e in altre città, tra le quali NY e San Francisco. L’idea è di recuperare grandi spazi , come magazzini o palazzi in disuso per trasformarli in una sorta di “ostelli lussuosi” moderni, funzionali a prezzi molto sostenibili. Ma fino a qui nulla di rivoluzionario.
Quello che vuole offrire Vivahouse è l’esperienza della community, trasformando così un luogo in uno spazio sociale dove si mettono in contatto persone, interessi, si fa network. Cambia quindi il concetto di design: non un posto dove dormire sterile e anonimo ma uno spazio dove oltre le camere ci sono bar, una sala cinema, una sala giochi, una sala lounge, corsi di yoga , cucina. Ci sarà anche un social network interno di Vivahouse pche permetterà ai membri di interagire tra di loro e incontrarsi.
“Nella mia esperienza in WeWork”, dice Patrizio Ambrosetti, “dovevo viaggiare da città in città, da albergo in albergo e soffriva di stress e solitudine”.
“L’idea di Vivahouse nacque qualche anno dopo, dal desiderio di voler aggregare giovani insieme e di creare community, interazioni, network, all’interno del palazzo in cui si vive, con prezzi di affitto estremamente competitivi”. Un primo palazzo verrà lanciato quest’inverno a Londra, poi seguiranno New York, Parigi, Hong Kong e San Francisco. “Quello che facciamo ha importanza strategica aiutando le persone a vivere nel centro della città, migliorando il loro stile di vita, riducendo la necessita di trasporto e facilitando il passaggio dalla vita da studente in famiglia alla vita da giovane professionista”, continua Ambrosetti.
Vivahouse presenterà a Londra il primo progetto. Come nasce questa idea e quanto sostenibile è in città note per gli affitti alle stelle?
“L’ idea nasce da Rajdeep Gahir, mia ex collega. Insieme abbiamo conquistato l’Europa con WeWork. Mentre lavoravamo notavamo la necessita di creare qualcosa di nuovo per aggregare i giovani di oggi. Con WeWork aiutavamo solo imprenditori e freelancers ma creando un co-living possiamo aiutare molte più persone. Abbattere il problema degli affitti e’ il primo obiettivo e grazie alla nostra strategia pensiamo possiamo portare il nostro progetto in tutte le principali capitali mondiali”.
Come farete ad aggirare l’ostacolo degli affitti alti?
“L’ affitto alto è la conseguenza tra il rapporto tra domanda e offerta. Per abbattere ciò, prendiamo edifici commerciali in disuso e garantiamo ai proprietari un affitto a lungo termine, quindi un flusso di cassa costante. Grazie a questo otteniamo sconti per i primi periodi che possiamo spalmare per i vari anni di affitto. In questo modo possiamo abbassare il nostro prezzo offrendo la migliore soluzione sul mercato”.
Quali sono le difficoltà di questo progetto e le finalità principali?
“L’idea è quella di assumere designers e artisti locali che possono aiutare i nostri architetti a disegnare il palazzo con un gusto e uno stile unico che rispecchia l’identità della città. Inoltre il Community Team, assunto localmente, organizzerà eventi che rispecchiano la tradizione della città. Le grandi città sono piene di edifici in disuso. La nostra sfida è convincere i proprietari a darci i loro palazzi. L’obiettivo di Vivahouse è creare aggregazione, network e opportunità tra i membri. Vogliamo combattere la solitudine ed aiutare tutti coloro che viaggiano e iniziano la loro vita in una nuova città”.
Un po’ come rivoluzionare il modo di vivere, iniziato con Airbnb…
“Vivahouse nasce per rivoluzionare il modo in cui le persone vivono nelle grandi città. Hotel e Airbnb potrebbero essere la forma più vicina di competitor. La differenza e’ che Vivahouse vuole creare un’esperienza continua per i suoi membri. Dal primo momento in cui entri in uno dei nostri palazzi incontri il community team, partecipi ad eventi come classi di cucina e di yoga, usi i nostri spazi comuni come cucina, lounge e sala giochi e cinema. Ogni membro di Vivahouse ha la sua stanza privata e può vivere la sua esperienza anche online usando il nostro social network interno dove potrà conoscere gli altri condomini, creare gruppi e partecipare agli eventi organizzati nei palazzi”.
Vivahouse arriverà anche a NY. Quale la zona ideale per questo progetto e che impatto potrebbe avere per una delle città con gli affitti più alti?
“Stiamo studiando la città e cercando palazzi che possono essere un perfetto fit per il nostro progetto. Diciamo che Soho, East Village, Williamsburg e Bushwick sono le nostre zone preferite. Quello che facciamo ha importanza strategica aiutando le persone a vivere nel centro della città, migliorando il loro stile di vita, riducendo la necessita di trasporto e facilitando il passaggio dalla vita da studente in famiglia alla vita da giovane professionista”.
Cosa ti ha insegnato l’esperienza precedente e cosa oggi metti a frutto nel progetto Vivahouse?
“WeWork mi ha assunto nel 2015 per espandere i mercati internazionali e far crescere la community a livello globale. Ho avuto il privilegio di viaggiare il mondo e di lavorare con molte culture differenti. Viaggiare non e’ stato semplicissimo; Ho vissuto in circa 50 alberghi in quasi due anni. Sognavo di poter trovare un posto come Vivahouse dove poter condividere cene e serate con tanti altri giovani e magari fare network. Diciamo che l’esperienza è stata l’insegnamento più grande che ora posso mettere in pratica in Vivahouse”.
State guardando anche al mercato italiano?
“Assolutamente sì! Stiamo già guardando al mercato Italiano, partendo da Milano e Roma e con altre città a seguire”.