Chiara: Altre due mie amiche hanno letto l’articolo e mi suggeriscono di lasciarti.
Benito: Chi sono queste due ficcanaso?
Chiara: Non le conosci. Non conosci nessuna di queste “ficcanaso.” Meglio così. Voglio che tu sia cordialissimo con tutte le mie amiche.
Benito: Amiche? Quelle sono tue nemiche. Son gelose di quel che abbiamo noi. Non hanno un uomo come me, un vero uomo.
Chiara: Sì, sei un vero uomo. Ma ti voglio più oggettivo ed onesto. Devi moderare le tue opinioni. Perché dici spesso che dobbiamo vivere nel nostro mondo bianco, lontani dal loro mondo?
Benito: Non sono io a dirlo. Non io a scegliere le mie amicizie. Ricordi? Alla mensa dell’università c’era il tavolo nostro ed un tavolo loro. Son loro che scelgono di isolarsi. Erano allegri, felici e rumorosi solo perché si sentivano a loro agio.
Chiara: Hai mai avuto un amico nero, un vero amico?
Benito: No.
Chiara: Ho visto una foto con un tuo coetaneo nero.
Benito: Eravamo nella stessa squadra di calcio.
Chiara: Nella foto siete in un ristorante.
Benito: Vero. Finché si parlava di sport, tutto andava bene. Poi quelli cominciano a lamentarsi…
Chiara: Di che?
Benito: Di tutto. Parlano sempre di “riparazioni.” La societa’ bianca, noi, dovremmo dar loro situazioni privilegiate. Per rimediare il passato.
Chiara: Un passato tragico, devi ammetterlo. Venduti come schiavi.
Benito: E va bene. Il bisnonno, il nonno, il padre han sofferto come schiavi. Sempre meno dopo due secoli. Anche mio nonno è stato sfruttato ed ha sofferto. Mi lamento, io? Voglio riparazioni, io.
Chiara: Devi cercare di capirli. Non è facile dimenticare la schiavitù.
Benito: Son liberi, ora. Li vedi nelle strade. Sfrontati, come se i padroni fossero loro. Basta col passato, parliamo d’altro.