Ha fatto della sua creatività il suo lavoro, oltre che la sua passione e il suo divertimento. Architetto di formazione, designer di gioielli ecosostenibili, Patrizia Iacino, ha lasciato l’Italia per esplorare New York, dove è approdata nel lontano 2001. La Grande Mela l’ha contagiata nel dinamismo e nel processo di reinventarsi costantemente.
Con la sua linea Globalcoolo, ha realizzato collane, anelli bracciali: tutti con materiali riciclabili, come i tappi dell’acqua o gli elastici usati per le verdure.
Patrizia, di origine Calabrese e Toscana, continua ad inventare e a reinventarsi. Sta lavorando in un progetto con la famosa azienda La Murrina, dove si occupa di design nello store di New York e si diverte insegnando italiano attraverso la cucina. La creatività, dice lei, si manifesta in ogni forma.
Ama New York, ma dalla città, a un certo punto, è anche scappata via. Nella Gotham City si muove in bicicletta cercando nuovi e insoliti angoli. A La VOCE di New York ha raccontato che tra dieci anni vorrebbe vivere in un posto tranquillo, che può essere anche un appartamento con giardino a New York.
Patrizia, dal 2001 a New York. Dopo dieci anni, hai avvertito la necessità di andartene, per poi ritornare.
Dicono in molti che la crisi inizia verso il nono anno. Nel mio caso è coincisa con il compleanno dei miei quarant’anni. Sentivo l’esigenza di andare via. Ho viaggiato in Marocco, nel deserto, dove ho anche collaborato con artisti locali in alcune mostre. Sono tornata in Italia ad esplorare la vita dei piccoli paesi. Poi ho sentito nuovamente il richiamo della città, e sono tornata. New York ha un’energia unica di cui senti il bisogno.
La creatività di New York, come è cambiata in questi anni?
A New York, trovi il mainstream così come i progetti alternativi. Ho visto delle cose molto interessanti a Brooklyn e anche progetti legati ad artisti che vogliono uscire fuori dal coro. C’è chi dice che la New York di oggi non è più quella degli anni Settanta o Ottanta ma io credo che questo posto ancora sia unico al mondo.
La tua creatività invece, in che modo ha seguito il dinamismo del luogo dove vivi?
Io credo che la creatività non abbia limiti e si esprima in modi diversi. New York mi ha permesso di esprimere la creatività in diverse modalità: nei gioielli come nella cucina.
Veniamo a quest’ultima. Da qualche tempo insegni italiano attraverso le lezioni di cucina. Come hai iniziato e perché?
La cucina è stata la mia prima e vera passione. Cucino da quando avevo sei anni. Ultimamente ho deciso di trasmettere questa passione insegnando l’italiano. Gli americani sono molto contenti di imparare a cucinare e nello stesso tempo di imparare la lingua. Le mie ricette sono quelle di una volta: sapore e cibo autentico. Quelle di mia nonna, della mia terra, la Calabria, dove sono cresciuta e la Toscana , dove tornavo sempre a trovare i nonni materni.
Come vedi l’Italia da New York?
Senza fare discorsi politici, il nostro è un paese meraviglioso ma anche stanco. L’italiano ha grande creatività e un grande talento ma spesso vuole arrivare al top senza faticare.
Chi è invece l’italiano tipico che oggi emigra a New York?
Sicuramente di successo, in qualsiasi campo. C’è l’italiano che si lascia assorbire dall’energia multiculturale e quello che invece esce solo con italiani.
E la New York di Patrizia?
Mi piace andare in bici sull’Hudson, cercare angoli intimi, cenare a casa con gli amici. La bellezza di questa città è che accontenta tutti.
Patrizia tra dieci anni, dove sarà?
In un posto tranquillo. Questo può essere un tranquillo borgo toscano oppure una casa con giardino a New York.