Chiara: Finalmente una vacanza. Ce la meritavamo.
Benito: Ma qui a Cuba? Meglio l’Italia.
Chiara: L’Italia la conosciamo benissimo. Ero curiosa di vedere Cuba.
Benito: Eccoci qua. Un piccolo areoporto a Santiago. Non sapevo nemmeno che questa città esistesse. Credevo fosse in Cile.
Chiara: E’ qui che è cominciata la rivoluzione negli anni cinquanta.
Benito:: Bella rivoluzione. Quei due fratelli han creato una prigione.
Chiara: Ora ci siamo anche noi in questa prigione. Cerchiamo di imparare qualcosa. Vedi, qui all’areoporto sono simpatici e cordiali. Sorridono.
Benito: Li pagano per sorridere. Li pagano pochissimo. Salari da fame.
Chiara: Non mi sembrano magrissimi. E quelli in uniforme non portano armi.
Benito: Avranno pistole nascoste in qualche tasca, ne son sicuro.
Chiara: Dappertutto, anche in Italia, agli areoporti son tutti armatissimi.
Benito: Saggezza europea per evitare rivoluzioni come questa.
Chiara: Ecco l’autobus. Prendiamolo. Vedi? Sembrano tutti sorridenti e contenti. La maggior parte son turisti stranieri. Curiosi come noi.
Benito: La pensano come te, forse.
Chiara: Forse. Comincia l’avventura.
Benito: Hai i biglietti?
Chiara: Non si paga. L’autobus è gratis.
Benito: Gratis? Pagato da chi? Fidel?
Chiara: Qui non c’è il culto della personalità. Non ci son foto del numero uno. Non dicono mai: “Amiamo Fidel.” Dicono tutti: “Amiamo F.C.”
Benito: Costretti a dirlo. Ipocriti.