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November 11, 2014
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Misteri di Sicilia, tra emissioni elettromagnetiche e incidenti d’elicottero: parla lo scienziato Francesco Venerando Mantegna

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 8 mins read

Qualche settimana fa abbiamo dato notizia che a Canneto di Caronia, da qualche mese, è ricominciato il valzer dei fatti strani: incendi di abitazioni, di suppellettili, di automobili e via continuando. Oggi offriamo ai nostri lettori in America una testimonianza importante: quella di Francesco Venerando Mantegna, che tra il 2003 e il 2008 ha coordinato il Gruppo interistituzionale che ha studiato i fenomeni di Canneto. 

Canneto di Caronia – lo ricordiamo ancora una volta ai nostri lettori americani – è una frazione di Caronia, in provincia di Messina. E’ un piccolo centro abitato che si affaccia sul Mar Tirreno. Gli abitanti si contano sulla punta delle dita: sì e no una quarantina di famiglie. Sui fatti strani di Canneto di Caronia è stato detto di tutto, persino che dietro ci potessero essere gli Ufo. 

Francesco Venerando

Francesco Venerando Mantegna

La verità – naturalmente per quello che è stato possibile accertare – la conosce il professore Francesco Venerando, che oggi è direttore generale di MARIS-Ricerca e membro del Consiglio Scientifico dell’ISPRA-Istituto  Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.

Venerando, come già ricordato, ha coordinato il Gruppo di studio sui fatti di Canneto tra il 2003 e il 2008. Abbiamo provato a farci raccontare la sua esperienza. Partendo da quello che sta succedendo in questi giorni. 

“Tanto per cominciare – ci dice – non sono sorpreso dalla recrudescenza dei fenomeni, dal momento che abbiamo potuto accertare la loro origine non naturale. Ricordo che il Gruppo Interistituzionale ha condotto in quegli anni una straordinaria quantità di accertamenti e di indagini scientifiche, con la diretta partecipazione di numerosi organismi pubblici. C’erano, tra gli altri, anche i rappresentati della Marina Militare e dell’Aeronautica. Le indagini, come ho già ricordato, hanno escluso l’origine naturale dei fenomeni. Anche la presenza, nella zona, di reti tecnologiche quali la ferrovia, gli elettrodotti e gli apparati di radio telecomunicazione non hanno nulla a che vedere con gli incendi”. 

“Come ho già detto – prosegue – non potevamo certo escludere la recrudescenza di tali fenomeni. Anzi abbiamo richiesto allo Stato e alla Regione siciliana di potenziare il sistema di controllo che avevamo avviato, specie in direzione del monitoraggio h24 dei campi elettrici ed elettromagnetici, in un’area vasta che comprende l’arco insulare delle Eolie e l’entroterra di Caronia”. 

Già, i controlli. Che, a un certo punto, nel 2008, sono stati definitivamente interrotti. “E sono stati interrotti – ricorda sempre Venerando – contro la volontà del Gruppo Interistituzionale”. Qualcuno, allora, adombrava il dubbio di insabbiamento. Venerando allarga le braccia: “I giornalisti fanno il loro mestiere, a volte esagerano a volte ci azzeccano”.  

Oggi l’uomo che per quasi cinque anni ha coordinato il Gruppo Interistituzionale parla di scelte “incomprensibili”. 

“Questo perché allora – dice sempre Venerando – ci siamo trovati davanti a una situazione di emergenza. Ricordo l’evacuazione completa del piccolo centro abitato. Poi succede un fatto strano. Accade che il proprietario dell’appartamento ubicato a Canneto, all’interno del quale avevamo installato la stazione di acquisizione dei dati  rilevati dalle strumentazioni e dalla telesorveglianza, ci notifica che avrebbe dovuto vendere l’immobile per sue necessità personali. A quel punto il Gruppo Interistituzionale mette a punto immediatamente un progetto di rimozione e ricomposizione della stazione in un container o prefabbricato da collocare nella piazzetta di proprietà comunale, a qualche decina di metri più ad Ovest. Con l’occasione, sulla base delle valutazioni fatte, progettiamo un potenziamento del sistema di monitoraggio elettromagnetico. Ma incredibilmente, dopo la rimozione delle apparecchiature, tutto piomba nel più totale silenzio”. 

Osserviamo: ma non avevate a disposizioni attrezzature allora all’avanguardia? “E’ vero – ci risponde -. Sono state sistemate in alcuni locali di proprietà del Comune di Caronia, a monte di Canneto. A distanza di anni quelle apparecchiature sono da considerare obsolete e rovinate, cioè inservibili”. 

Chiediamo: ma di questa storia non avete detto o scritto nulla? “Abbiamo fatto alcuni rapporti in corso d’opera, con i quali abbiamo informato progressivamente il Dipartimento nazionale della Protezione civile sull’andamento dell’indagine scientifica – ci dice ancora Venerando -. I rapporti non sono secretati. Sono rapporti riservati, in quanto io stesso nella qualità di coordinatore operativo del Gruppo Interistituzionale di Osservazione, ho ritenuto doverosa tale forma per evitare facili strumentalizzazioni ed allarmismi, specie sui mass media. Oggi quei rapporti non sono più tanto riservati, perché il Dipartimento della Protezione civile ha ritenuto di consegnarli a vari soggetti istituzionali”.

Inutile chiedere i rapporti al nostro interlocutore. “Non ve li posso fornire – ci dice – per un semplice fatto di coerenza con le scelte iniziali. Potete girare la domanda al Dipartimento se credete, non so dirvi con quale possibile esito”. 

A questo punto chiediamo a Venerando di sintetizzarci i rapporti stilati in quegli anni dal Gruppo di lavoro che coordinava. “Di questo possiamo anche parlare – precisa -. I fenomeni in questione, l’ho già detto, sono di origine non naturale. Conclusione a cui siamo pervenuti dopo numerose campagne di misure e di accertamento effettuate in volo, sulla terraferma, presso il caseggiato di Canneto, sulla ferrovia, su tutto ciò che trasmette e riceve in un raggio di 5 km centrato su Canneto, nel territorio di Caronia ed in mare. Abbiamo ritenuto plausibile l’ipotesi che la zona sia stata coinvolta da emissioni impulsive elettromagnetiche di grande potenza concentrata, sul cui punto sorgente ci è stato materialmente impedito di proseguire l’indagine scientifica. Una quantità di anomalie riportate in un apposito registro che abbiamo aggiornato costantemente (oltre 400 anomalie e testimonianze registrate), non soltanto nel caseggiato di Canneto, bensì in una vasta area territoriale, ci hanno indotto a puntare l’attenzione sulla plausibile ipotesi dell’origine elettromagnetica, non escludendo la possibilità di sperimentazioni in quella zona”.

La domanda, a questo punto, è d’obbligo: si tratta di sperimentazioni militari? Venerando non si tira indietro. Spiega: “Non rientrava nella competenza del Gruppo Interistituzionale appurare anche gli eventuali autori di una siffatta ipotesi, ripeto ipotesi rimasta tale a seguito della interruzione forzata del monitoraggio. Questo è un compito al quale sono chiamate altre componenti istituzionali. Noi dovevamo svolgere l’indagine per appurare la possibile origine sotto il profilo esclusivamente tecnico-scientifico”.

Siccome il nostro interlocutore è un uomo di scienza, la domanda successiva è quasi automatica: esistono armamenti di tipo militare in grado di utilizzare l’elettromagnetismo? 

“Sì – ci risponde – si tratta di armamenti cosiddetti ad energia diretta, sistemi d’arma elettromagnetici, laser ed altri. In particolare, le armi elettromagnetiche sono non letali, ma destinate a neutralizzare i sistemi di attacco o difesa della forza avversaria. In buona sostanza, mandano in tilt ogni apparato elettronico e senza l’elettronica, oggi, è inconcepibile l’impiego di una forza armata. Ho preso parte, ad agosto scorso, ad una puntata di Voyager (Il video alla fine dell'articolo). Ricordo che è stato intervistato anche il Generale Fabio Mini, che ha confermato in pieno le mie ipotesi in materia di armi ad energia diretta. Inoltre, ho appreso in quella circostanza un fatto che non conoscevo: il comandante della nave ‘Galatea’ dell’Idrografico della Marina Militare, che ha condotto nel mare antistante Canneto una campagna di rilevamenti a supporto del Gruppo Interistituzionale, successivamente è stato inviato in missione ed è morto in un incidente all’elicottero”.

Roba da non credere. Ma com’è possibile, in uno scenario del genere – chiediamo – una sommaria e repentina interruzione del monitoraggio? Telegrafica la risposta di Venerando: “Mi faccia un’altra domanda”. Torniamo all’attacco: vi hanno tolto di mano gli strumenti improvvisamente perché avevate imboccato la pista giusta? “Mi faccia un’altra domanda”.

Insomma che è successo con ‘sti rilevamenti sui fatti di Canneto di Caronia?  “Ci hanno semplicemente fermati. Questo è un dato di fatto oggettivo”, ci dice Venerando.  

Il bello è che lo scorso mese di Ottobre il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha istituito un nuovo Gruppo di lavoro. Sa nulla di questo, professore? “Sì, ne sono al corrente. Mi hanno persino invitato alla riunione del nuovo Gruppo assieme ai coordinatori scientifici del Gruppo Interistituzionale. Abbiamo declinato l’invito, esprimendo formalmente e senza mezzi termini la nostra sorpresa. Non ha alcun senso ripartire da zero dopo un lavoro condotto senza risparmio di energie e di tempo, per ben quattro anni e tra l’altro – è bene sottolinearlo – senza alcun compenso. In definitiva, ci hanno riservato parole di grande apprezzamento e noi abbiamo augurato al nuovo Gruppo un buon lavoro, non potevamo fare altro”. 

Per la cronaca, dopo la recrudescenza dei fenomeni, qualche settimana fa è stata aperta un’indagine dalla Procura di Patti ed uno dei residenti di Canneto è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Chiediamo a Venerando cosa pensa di questa storia. “Nessuna opinione – ci risponde – nel senso che non intendo fare alcun commento al riguardo, sicuro che la magistratura farà il proprio percorso con l’accuratezza che le compete. I colleghi del Gruppo Interistituzionale ed io stesso ci applichiamo alle osservazioni scientifiche, i percorsi giudiziari sono altra cosa”.

Ma è credibile la storia degli incendi appiccati da un ragazzo?  “Nel 2007, se ricordo bene – ci risponde Venerando – siamo stati interessati da episodi incendiari apparentemente analoghi a quelli di Canneto, nel vicino borgo di San Fratello. Personalmente mi sono più volte recato nell’abitazione interessata, ove diverse suppellettili presentavano vistose bruciature. Ma ho avuto sin da principio forti perplessità. Così abbiamo escluso le analogie. Nel giro di qualche giorno, infatti, grazie al prezioso supporto dei Carabinieri è stato possibile accertare che una ragazzina si era improvvisata piromane. Non aggiungo i dettagli. Ma la differenza con quanto è accaduto a Canneto e direi, in particolare, nel territorio di Caronia, è sostanziale. Qui ci troviamo dinanzi ad una serie di anomalie che non si limitano alle combustioni all’interno delle abitazioni, ma vanno ben oltre. Sono anomalie che investono il funzionamento di apparecchiature elettriche e di parti elettroniche, come diversi suoi colleghi giornalisti hanno potuto osservare a proprie spese, rimettendoci persino le telecamere durante le riprese. Basti citare l’esempio dell’elicottero con il quale stavamo conducendo una delle campagne di rilevamento geomagnetico, costretto ad un atterraggio di fortuna. Tre delle quattro pale del velivolo sono risultate colpite da qualcosa, con vistose effrazioni del rivestimento strutturale. Ed è stata accertata l’interruzione della conducibilità elettrica al proprio interno, al punto che sono state sostituite integralmente dal costruttore. Ci hanno mandato delle foto il giorno dopo, da quali è stato rilevato che un oggetto scuro era in coda all’elicottero, a qualche centinaio di metri”. 

“Altro esempio, tanto per citarne qualcuno – prosegue Venerando – quello dell’appezzamento di terreno distante quasi 3 km da Canneto, sulle alture, all’interno del quale abbiamo accertato che centinaia di piante di Ampelodesmos avevano le radici interamente carbonizzate e le lunghe foglie presentavano tutte (quindi migliaia di foglie) tracce evidenti di combustione con gli stessi intervalli dei cavi elettrici coinvolti dagli incendi nelle abitazioni di Canneto. Pensare che questo sia opera della mano umana sarebbe davvero un’iperbole, una forzatura insostenibile, in quanto produrre effetti del genere con migliaia di operazioni manuali avrebbe comportato un dispiego di mezzi, di uomini, di tempi e di denaro fuori dalla razionalità. A parte il fatto che si tratta di una zona impervia, dotata di un unico viottolo di campagna e, stranezza delle stranezze, nessun’altra essenza arborea ed arbustiva all’interno del medesimo appezzamento è stata coinvolta da combustioni. E altrettanto singolare il fatto che in tutta la contrada, tutte le piante di Ampelodesmos, cioè decine di migliaia, non presentavano alcuna traccia analoga di combustione. Inoltre, numerose osservazioni di oggetti non identificati, alcuni dei quali fatti direttamente da militari, oltre che dal Gruppo Interistituzionale. In definitiva, occorre vedere i fenomeni di Canneto in maniera contestuale, collegando alle evidenze la causa-effetto. Ed è stato questo il grande lavoro del Gruppo Interistituzionale”.

La puntata della trasmissione Voyager sui misteri di Canneto di Caronia:

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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