Conto alla rovescia per i festeggiamenti del Columbus Day ufficialmente iniziato. Oggi, tra pochissimo, alla Highline Ballroom di New York, per la prima volta ci si dimenticherà dei mandolini per assistere a un qualcosa di veramente innovativo e originale: un Djazz set a botte di piatti e chitarra. In consolle saliranno Claudio Coccoluto, uno dei guru delle piste da ballo, e Fabrizio Sotti, jazzista di fama internazionale, e insieme daranno vita a quello che di sicuro passerà alla storia come un precedente. La coppia è ben assortita (non solo musicalmente parlando), non si è preparata alcuna scaletta ed è lontana anni luce dalle polemiche tra favorevoli e contrari ai festeggiamenti. Oggi si balla, punto, e sarà proprio la musica il punto di incontro e di confronto che questa versione del Columbus Day intende sancire tra l'Italia e l'America.
Siamo andati a intervistarli. Abbiamo parlato di musica, storia, attualità e di cose ne hanno da dire eccome. Sono emozionati da ciò che potrà venir fuori da questo esperimento – e a dir la verità, rapita dai racconti, anch'io – e hanno la sensazione che questo apparentemente strambo connubio possa essere l'inizio di un cambiamento e la risposta a quella formalità celebrativa oggi ormai superata.
È la prima volta che collaborate insieme?
Coccoluto: Primissima volta, un esordio assoluto. Oltretutto io sono piuttosto imbarazzato ora che sto approfondendo la conoscenza musicale del Maestro (ride guardando Sotti). Mettiamola così: io sono un artigiano, lui un artista.
Sotti: Per me è un esperimento. Conosco Coccoluto da quando ero un ragazzino, anche se è da 24 anni che vivo qui, ma musicalmente ci stiamo conoscendo solo adesso e non sappiamo ancora cosa faremo. Di sicuro una bella improvvisata.
Coccoluto: Anche perché, scusa, con un musicista jazz cosa vuoi fare?
Possiamo dire che oggi sarà l'inizio di un nuovo genere musicale?
Coccoluto: Be', ora non esageriamo…! La componente comune al mio e al suo lavoro è l'improvvisazione. Il Dj, come lo intendo io e come andrebbe inteso (poi dovremmo fare una polemica su come si intende spesso e non lo è), è un professionista che usa materiale musicale altrui per far ballare le persone, ma deve usarlo con un'interpretazione di tipo “improvvisativo”: devi sentire l'emozione della pista e tradurla nel prossimo disco, così come accade nel jazz, non si va per scalette o per schemi fissi. È questo l'elemento che abbiamo in comune e che credo farà la differenza quando inizieremo a suonare insieme.
Sotti: Oggi è difficilissimo trovare un Dj che la pensa come lui. Adesso i Djs addirittura girano con una chiavetta e con un set già fatto. Ciò di cui parla Claudio non esiste non esiste più.
Coccoluto: Non può esistere.
Perché ci sono logiche commerciali da seguire?
Coccoluto: Perché ci sono logiche di show business che vedono al primo posto la spettacolarità. Si abbandona tutto l'incerto, si va solo sul certo. Se tu devi costruire uno spettacolo di luci, coriandoli e fiamme, devi avere una precisa time line, sorprese non ne puoi fare.
Entrando nel clima del Columbus Day, quanto secondo voi la musica può essere un linguaggio globale di aggregazione giovanile al di là dei confini nazionali?
Sotti: La musica per eccellenza è una delle forme d'arte che non ha barriere. In tanti anni che vivo qui ho sempre visto un Columbus Day bello, ma anacronistico, troppo pesante e di sicuro non una cosa per giovani. Pensa che dieci anni fa quando mi hanno chiamato a suonare per il Columbus Day, mi hanno messo dentro un carretto sulla Fifth Avenue a suonare robe di tipo 300 anni fa! L'idea è quella di proporre, quest'anno, una cosa fresca e la nostra sensazione è che questo sia l'inizio di un cambiamento.
Coccoluto: Premesso che la musica è la dimostrazione di un'avvenuta globalizzazione positiva e che se il mondo fosse governato da esperti di musica sarebbe un posto migliore, aggiungo che, nel caso del Columbus Day, stiamo parlando della connessione che c'è tra l'Italia e l'America, ma del 2014, che quindi giustamente va svecchiata di tutte le, per carità sacrosante, tradizioni. Significa mettere in comunicazione due Paesi che si parlano sempre più da vicino e che hanno sempre più bisogno di un confronto diretto, non ultimo sul piano musicale. L'Italia che ha delle grandissime potenzialità, e lui (indica Sotti) ne è una dimostrazione vivente, ancora deve esportare il suo talento per vederlo fruttare. Sotto questo aspetto è fondamentale che si creino dei ponti, che non siano più i ponti della nostalgia, ma quelli della concretezza.
In relazione a tutte le polemiche di questi giorni sui festeggiamenti del Columbus Day, che per alcuni suonano quasi come uno sgarbo nei confronti degli italo-americani, pensate che la musica possa essere una risposta?
Coccoluto: È curiosa questa cosa…. Io non sono in polemica con nessuno. Sto poveraccio di Cristoforo Colombo è sempre tirato in ballo nelle maniere più strane, a seconda della fazione che lo vuole sputtanare o elogiare. Per come la vedo io non ha senso parlarne in modo così settario e in fin dei conti Colombo ha dato un'opportunità a un sacco di gente.
Sotti: Anche io trovo che queste polemiche non abbiano senso, soprattutto in un posto come gli Stati Uniti in cui tutti siamo rappresentati ugualmente e in cui oggi finalmente l'italo-americano può sentirsi rappresentato in modo moderno.
Coccoluto: E poi il valore vero è lo scambio, il confronto tra culture che ha portato a un arricchimento reciproco. In un momento in cui ognuno guarda al suo orticello, forse in questo senso la musica può aiutare a superare il tabù della nazionalità e i retaggi del passato.
Cosa ha da insegnare l'Italia all'America e cosa l'America all'Italia, musicalmente parlando?
Sotti: La musica italiana qui non ha mai funzionato più di tanto, adesso sta iniziando ad arrivare qualcosa, ma pensa che quando 5 anni fa è venuto Lucio Dalla, una super star in Europa, si è esibito in un localetto dove manco io sarei andato a suonare. C'è tantissima musica del passato, soprattutto quella classica, che continua a influenzare molto quello che succede qui. Di musica dance non sono un super esperto, ma posso dire che negli anni 90 ci sono stati pionieri di un sound comune che arrivava dall'Europa. Questa, invece, è sempre stata la Mecca del jazz, del pop e dell'hip hop. In questo l'America è fortissima, anche per la quantità di artisti che ha. L'Italia certe volte tira fuori musica allucinante, soprattutto con i cantautori usciti di recente.
Coccoluto: Quello che dovremmo imparare dall'America, però, è il sistema produttivo. A noi manca il know how di come si fa la musica in senso non culturale, ma industriale. Abbiamo creatività e inventiva, ma poi non la sappiamo sfruttare, ci fermiamo un attimo prima di mettere a sistema le cose. Se guardo al futuro e alla musica come un evento globalizzato, vedo grandi possibilità, perché oggi attraverso il web un ragazzino di Canicattì può fare la sua produzione e metterla comunque in un network mondiale; il problema è che quel ragazzino fa musica da solo nella sua cameretta perché non ci sono percorsi culturali che qualcuno ha creato per lui e ciò crea una sorta di caos che poi diventa l'IDM (Intelligent Dance Music, ndr). E l'IDM, che non è altro che un acronimo inventato dall'industria americana per vendere quello che già c'era (solo che prima non c'era l'acronimo quindi non aveva una potenza di brand abbastanza forte per essere venduto), in Italia lo faceva Albertino a Radio Dj negli anni 90. Noi siamo quelli che veniamo riscoperti 20 anni dopo, siamo sempre un po' folkloristici, che non so se sia un bene o un male, perché da una parte è una caratteristica che protegge la nostra spontaneità, ma dall'altra ci impedisce di giocare al tavolo dei potenti. Ma forse è il nostro destino e va bene così, anche perché poi chi ha veramente la marcia in più alla Fabrizio ci saluta a tutti e va a New York.
Sotti: Qui c'è un approccio e un'attitudine a fare musica che è completamente diverso. Se suoni e vali, suoni: c'è meritocrazia. Io viaggio e suono in tutto il mondo, ma l'unico posto dove c'è un modo assurdo di criticare è l'Italia e neanche voglio cercare di capire perché sia così.
Coccoluto: Noi siamo ancora quelli delle contrade senesi, delle casacche sportive….io ormai mi sono rassegnato. Però poi succede che vai fuori, ti esprimi, con tutte le tue contraddizioni e il tuo modo di essere folk che ti contraddistingue, e trovi che uno spazio per te c'è.
Cosa avete preparato per oggi?
Coccoluto: Guarda, ci siamo preparati spiritualmente (ridono insieme). Abbiamo parlato di musica, di massimi sistemi, ma non potevamo prepararci in termini tecnici. Per un Dj è anomalo suonare con un musicista, prima di tutto per il carattere individualista della professione: devi tirare fuori tutta la tua sensibilità e fare spazio allo persona che suona con te. Metterò delle basi che Fabrizio probabilmente nemmeno conoscerà, sarà una sfida. Ma ho delle buone vibrazioni e penso che quando vedrò Fabrizio imbracciare la chitarra avrò i brividi pensando a cosa ne verrà fuori.