In fondo al tuo cuore. Inferno per commissario Ricciardi, Enaudi editore, è l’ultima fatica letteraria di Maurizio De Giovanni, libro che ha raggiunto la terza ristampa, in sole tre settimane dall’uscita. Il commissario Ricciardi è il personaggio che ha reso celebre Maurizio de Giovanni, un uomo che sembra condannato a restare solo, capace di vedere i morti e sentire l’ultimo pensiero. Per questo motivo sceglierà questo mestiere. De Giovanni è uno scrittore per caso, grazie a uno scherzo di alcuni amici, che nel 2005 lo iscrissero a un concorso indetto da Porsche Italia, riservato a giallisti emergenti, presso il Gran Caffè Gambrinus.
Da più parti i gialli di Maurizio sono definiti sentimentali. In quest’ultimo romanzo, della serie del commissario Ricciardi, De Giovanni affronta un caso di omicidio di un noto professore in ginecologia che viene lanciato dall’ultimo piano dell’ospedale: le piste sono molteplici. Non mancano una fitta trama di relazioni, scardinata abilmente dal commissario Ricciardi e dal suo fedelissimo brigadiere Maione. Entrambi sono presi da gravi vicende familiari, presunte e reali. Ma non si lasciano molto distrarre, il dovere è sempre in prima linea. Questa volta Ricciardi sembra scegliere tra la bella e aristocratica Livia, e l’ingenua e semplice Enrica. Ma nella vita di Ricciardi ci sarà un’altra donna, Nelide.
Per la prima volta De Giovanni ha elaborato un romanzo di 450 pagine. Il lettore viene catapultato nella Napoli Anni 30 con maestria e ricchezza di particolari tali da farli vivere in prima persona. Il linguaggio è chiaro, limpido senza sconti e senza imbrogli per il lettore.
Maurizio de Giovanni, sta diventando sempre più bravo. Qual è il segreto del suo successo?
Grazie, ma non credo di essere mai stato bravo. Credo invece che le storie, man mano che vanno avanti, diventino sempre più ampie e profonde, come la conoscenza dei personaggi. Sono loro che meritano il successo e l’affetto del pubblico, io racconto solo quello che fanno, che sentono.
Se dovesse scegliere un personaggio da un libro di altri autori, quale le piacerebbe descrivere maggiormente?
Mi piace molto leggere gli altri autori, e adoro la scrittura di molti di loro; ma credo che la bellezza della lettura sia proprio nel lasciarsi trasportare dalle vicende, quindi sono ben felice che i miei scrittori preferiti, come De Silva, Carrisi, Carlotto, Costantini e Piedimonte abbiano i loro personaggi e io i miei, che mi tengo strettissimi.
Quale dei personaggi dei suoi libri le somiglia di più?
Penso di avere qualcosa di simile a Maione nella saga di Ricciardi, e di Palma in quella di Pizzofalcone. Ma solo qualcosa, un autore non deve mai immedesimarsi completamente in uno dei personaggi, altrimenti la storia ne uscirebbe inevitabilmente falsata.
Il dolore, nei suoi romanzi, cambia le persone migliorandole o peggiorandole?
Il dolore peggiora. È un’esperienza egoista e distruttiva, che va evitata e che mortifica.
Per lei è peggio l’indifferenza o l’odio?
Peggio l’odio. Una perversione dell’amore. Quando mi fanno del male, cancello, mi sono indifferenti, non provo rancore.
Passiamo a un’altra sua passione, la nostra città. Qual è la sua idea della cattedra sul napoletano?
Penso che possediamo una tradizione culturale importantissima, che ha dato luogo a opere letterarie di primo piano assoluto fin dal Seicento con Basile; un insegnamento di storia della lingua, della letteratura, del teatro e della canzone napoletani costituirebbe un luogo di ricerca e mantenimento di un linguaggio che viene ancora usato per esempio per il rap e l’hip hop. Lo si fa in molte università italiane, per quale motivo non farlo qui?
Se domani si svegliasse sindaco della sua città, quale priorità avrebbe per i suoi cittadini?
Mi darei da fare per ricostruire l’identità civica. Dobbiamo capire di essere napoletani, farcene carico e ridiventare orgogliosi di esserlo. Così potremo sentire nostra la città e non distruggerla, ma cercare di rinnovarne la bellezza.
Con il permesso dell’autore, propongo alcune frasi scelte dal libro.
“Cade il professore. Cade e mentre cade allarga le braccia, come se volesse cingere la rovente notte d’estate che lo accoglie. Il dolore si può studiare affermerebbe il professore, se ne avesse il tempo e l’agio. È strana la dilatazione del tempo nei momenti estremi, penserebbe il professore, se scampasse alla caduta”.
“Perché l’amore, pensò, guardando una donna prendere in braccio il figlioletto che non ce la faceva a salire da solo, è un germe. Una malattia che nasce da un germe minuscolo e si annida in un punto preciso. In fondo al cuore”.
“Ti raggiungo, pensò Ricciardi. Il cuore nero del dolore che genera altro dolore. Che follia”.
“Notte calda. Notte che non si respira. Notte che sa di polvere e di marcio. I resti del mercato che depongono lenti in piazza. Notte che si vorrebbe essere ovunque, tranne dove si è. E si cammina, e ci si rivolta nel letto, e si esce sui balconi cercando aria, e invece l’aria non c’è e chissà se ci sarà più. Notte di aria ferma che è uno sforzo tirarla dentro i polmoni. Notte”.
Maurizio De Giovanni ha ideato due serie di romanzi gialli: il Commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli Anni 30, e i Bastardi di Pizzofalcone, ambientata nella Napoli contemporanea, il cui protagonista è l’ispettore Lojacono. In soli 9 anni ha pubblicato ben 14 libri di cui 10 romanzi. La fama ha varcato i confini nazionali. I romanzi sono stati tradotti in lingua russa, francese, inglese, danese, tedesca, spagnola e catalana, e sono giunti perfino negli Stati Uniti. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico e di opere teatrali. Lo scrittore napoletano ha un grande seguito anche sui social network (Facebook e Twitter) dove sono migliaia i fans che seguono e partecipano alle pagine dedicate alla sua attività. Opinionista per i maggiori quotidiani nazionali, collabora attualmente per il Mattino di Napoli, il Corriere dello Sport – Stadio ed è ospite fisso nel Processo del Lunedì in onda su RaiSport. Interviste sulla sua città e sulla squadra azzurra sono molto frequenti su giornali, radio e televisioni locali.