Gli Hundred Waters sono tornati dopo soli due anni con il seguito dell’eccellente album omonimo d’esordio, primo LP di una band indie distribuito dalla OWSLA, l’etichetta dell’influente producer californiano Skrillex.
The Moon Rang Like A Bell è arrivato a fine maggio sempre distribuito da OWSLA. Da allora la giovane band si è rimessa in marcia suonando praticamente ovunque negli States: dal prestigioso Pitchfork Music Festival di questo weekend fino al mini-tour autunnale di supporto agli Interpol.
Sono in quattro, abitano a Los Angeles, ma sono tutti originari di una delle aree musicalmente più aride della recente storia musicale statunitense, Florida, dalle parti di Gainesville. Trayer Tyron, Zach Tetreault e Paul Giese si conoscono proprio alla University of Florida, suonano tutto, dalle percussioni ai synth, amano sperimentare, non nascondono le loro pretese da novelli compositori pop d’avanguardia. Non esiste un progetto comune, inizialmente ognuno va per la sua strada giocando con i suoni che, già dagli albori, viaggiano sul sottile filo tra arrangiamenti classici e cura sintetica, tra flauti e campioni, voci e tastiere. Diventa decisiva la sinuosa voce di Nicole Miglis che si unisce ai tre con il frontman tuttofare David Levesque che lascerà però subito gli Hundred Waters per darsi alla carriera solista.
Gli Hundred Waters, così come li conosciamo oggi, nascono ufficialmente nell’autunno del 2011, quando si trasferiscono tutti in una villetta di Gainesville dove condividono alloggio, vitto, jam session e lunghe sessioni di composizione fino al primo demo di quello che sarebbe diventato il loro album di debutto (inizialmente distribuito dalla piccola etichetta indipendente locale Elestial Sound).
Il demo finisce nelle mani giuste, prima in quelle del loro futuro manager Michael Feinberg e poi in quelle di Tim Smith, uno dei vertici della OWSLA, e del suo socio in affari, Sonny Moore, aka Skrillex, che senza pensarci su due volte invita la band al suo Full Flex Express Canadian Train Tour (in cui ospita Diplo, Grimes, tra i tanti). Nell’estate del 2012 arriva la firma del contratto ed è un segnale il fatto che il pop elettronico morbido e sofisticato degli Hundred Waters abbia colpito al cuore persino il celebre producer della nuova scena dubstep che offre sonorità di tutt’altra natura.
Gli Hundred Waters meritano tutte queste attenzioni. Non hanno uno stile predefinito né troppo derivativo, ricordano le melodie notturne e affascinanti dei Broadcast, le armonie eccentriche dei Dirty Projectors e i momenti più fiabeschi di Stereolab e Bjork, ma è difficile trovare delle affinità troppo nette.
Dall’estate del 2012 in POI sono ospiti dei maggiori appuntamenti nordamericani, tra festival, teatri, club e tour di supporto a nomi del calibro di Julia Holter e the XX. L’EP lanciato a contratto firmato dall’etichetta di Skrillex contribuisce certamente a far girare il loro nome, grazie ai remix di nomi seguitissimi della scena elettronica, come AraabMuzik o Star Slinger.
Il secondo tassello della loro carriera segna un ulteriore passo in avanti verso la costruzione di un sound maturo, ambizioso e originale. La strumentazione acustica e classica è stata praticamente abbandonata, ma gli Hundred Waters hanno resistito alla tentazione di sconfinare in un pop elettronico da dancefloor, o da classifica, che certamente non dispiacerebbe a Skrillex e al suo socio Smith. L’approccio folk o cantautorale resta intatto, un tempo si parlava di folk-tronica. Più semplicemente la band è riuscita a mantenere viva la vena pop più melodica, mettendola al servizio di una cura digitale che rende le sonorità estremamente contemporanee e magnetiche.
Meritano di essere visti dal vivo, ma non guastano in cuffia in una notte buia e solitaria.
Gli Hundred Waters sono su Facebook, su Twitter (@hundredwaters) e su Soundcloud.
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