“Il primo campionato mondiale di calcio clandestino, giocato tra nazionali di immigrati che si contendono il dominio sulla malavita”. Lo riassume così, a La VOCE, Michele Santeramo Storia d’amore e di calcio, titolo del reading in programma nel pomeriggio di mercoledì alla Casa Italiana Zerilli-Marimò nell’ambito del festival In Scena!.
Ambientato in un paese del Sud Italia, la storia ha come protagonisti un gruppo di immigrati che decide di organizzare un campionato di calcio tra Italia, Libia, Marocco, Polonia, Ucraina e Senegal per decidere chi governerà il centro storico del paese durante tutto l’anno a seguire. Le squadre, infatti, sono composte dagli immigrati che sono arrivati ad abitare i centri storici negli ultimi anni, soprattutto nel Sud del nostro Paese, e lottano per diventare i campioni del loro mondo di periferia: i primi campioni di clandestinità della storia. Tra politica e pallone si inserisce però una vicenda amorosa, la storia di un centrocampista italiano e di una ragazza indiana, “con gli occhi che ti annegano”, che lottano per la conquista di una felicità che non arriva, perché priva di scelta.
Michele Santeramo è nato in Puglia e oggi ha 40 anni. Ha scritto oltre 14 testi teatrali, la maggior parte dei quali messi in scena e pubblicati. Vincitore del Premio Riccione per il Teatro nel 2011, con Il Guaritore, e di quello dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (Anct Award) nel 2013, Santeramo è oggi alle prese con il suo primo romanzo, La Riuscita, edito da Baldini e Castoldi, e oggi arriva a New York con la sua storia d’amore e di calcio. Lo abbiamo intervistato.
Cosa racconta Storia d’amore e di calcio?
Racconta il primo campionato mondiale di calcio clandestino, giocato tra nazionali di immigrati che si contendono il dominio sulla malavita. L'Italia, Paese ospitante, è coinvolta ed è protagonista, sia del calcio, che dell'amore, che della violenza.
Chi corre dietro il pallone?
I disperati, quelli che per passioni sono disposti a dimenticare gli affanni di una vita, quelli che solo nel rotolare ingenuo e meraviglioso di una palla possono avere la propria rivincita: immigrati, italiani al margine, gente di cui non si parlerà in nessuna cronaca politica. Gente che fa la vita però, che fa il Paese normale.
Calcio e immigrazione, calcio e potere: qual è il valore politico e sociale di questo primo campionato mondiale di calcio clandestino e su cosa esso vuole far riflettere?
Sul fatto che violenza contro delinquenza è una partita combattuta, e che tutto viene risolto dall'appartenenza, dall'essere contro qualcuno, perché questo, come ha scritto Flaiano, è un Paese (e non l'unico) in cui tutti sono pronti ad accorrere in soccorso dei vincitori.
Come invoglieresti il pubblico newyorchese a non perdersi il reading di Storie d’amore e di calcio?
Dicendo loro che è una storia così collocata geograficamente che diventa assoluta, spero, come cerco di fare in tutto quello che scrivo: scavare nel particolare, perché il contesto sia determinato e che le persone che lo abitano siano assolute. Possiamo cambiare il calcio con il basket e trovare la stessa storia di persone, cambiare il calcio con il golf e scoprire le stesse difficoltà, speranze, bisogni, bellezze.
La tematica calcio e malavita è un filone che sarà ribattuto dalla programmazione del festival In Scena!. Il 17 giugno, infatti, sarà la volta di Santos, un altro avvincente reading in calendario, durante il quale Mauro Gerardi e Giuseppe Miale Di Mauro, ispirandosi a Super Santos di Roberto Saviano, racconteranno la storia di quattro ragazzini assoldati dalla camorra come vedette, con il compito di giocare a calcetto in una piazza e di avvisare l’eventuale arrivo della polizia o di qualcuno sospetto.
Storie d’amore e di calcio
Di Michele Santeramo, con Tom O’Keefe e Dave Johnson
Traduzione e adattamento di Peter Speedwell
Martedì 11 giugno 2014, 6.00 pm, Casa Italiana Zerilli-Marimò, 24 W 12th Street