Gimme Shelter – che non ha nulla a che vedere con l’omonima canzone dei Rolling Stones, bensì è la disperata ricerca di un rifugio – raffigura un’avventura toccante e sconvolgente nei meandri della miseria umana.
La storia è ispirata a delle vicende realmente accadute alle ragazze madri accolte nel centro d’accoglienza di Kathy DiFiore, Several Sources Center, nel New Jersey. Il centro, attivo da più di trent’anni, ha ottenuto l’appoggio di Madre Teresa di Calcutta, nel momento in cui le leggi dello stato americano ne minacciavano la chiusura. L’attività di Kathy attirò anche l’attenzione di Ronald Reagan che la invitò alla Casa Bianca.
Il film, diretto da Ronald Krauss, è in uscita in questi giorni negli USA. La storia è quella di Agnes “Apple” Bailey (Vanessa Hudgens), una ragazza madre adolescente, senzatetto, che fugge da una madre drogata (Rosario Dawson), e viene rifiutata dal padre, broker a Wall Street (Brendan Fraser). Apple troverà conforto, nel “rifugio” di Kathy (Ann Dowd), riconciliandosi con la speranza di un futuro migliore. Seppure la storia possa sembrare di connotazione politica, a favore del diritto alla vita, la pellicola esplora una tale gamma di disgrazie dell’individuo, con un messaggio di fratellanza pragmatica, tale da collimare con l’etica laica della collaborazione tra esseri umani.
L’attrice Vanessa Hudgens, immortalata da Hollywood come l’icona di High School Musical si è cimentata ultimamente con ruoli sempre più complessi dal punto di vista dell’estetica e della complessità del personaggio. In questo caso ha subìto una completa metamorfosi per calarsi nella parte, di cui racconta a La VOCE di New York.
Vanessa, come ti sei aggiudicata la parte di Apple e come è stata la preparazione?
Ho fatto un provino, come qualsiasi altra attrice e Ron (il regista) ha mandato il filmato della mia audizione, assieme a quella di altre interpreti, alle ragazze del centro e a Kathy, che hanno scelto me. Dopodiché calarmi nella parte è stato un lungo viaggio. Ron ha voluto che ingrassassi di qualche chilo, ed è stato divertente mangiare. Mi ha fatto tagliare tutti i capelli, ed è stato molto liberatorio. Prima delle riprese ho vissuto per qualche settimana con le ragazze del centro per conoscerle meglio e capire le loro vite.
Il personaggio di Apple è ispirato a una ragazza in particolare del centro?
Due in verità. La prima è Alison Bailey, il cui padre lavora a Wall Street, la seconda e principale ispiratrice è Darlisha Dozier, la cui madre aveva problemi di droga. La sua storia è molto toccante: ha camminato per 30 miglia al freddo, senza giacca, incinta di tre mesi fino ad arrivare al centro d’accoglienza.
Cosa ti ha attratto del personaggio di Apple e di questo film?
Apple è molto combattiva e difende a tutti i costi la sua volontà. Penso sia importante fare in modo che nessuno decida al posto tuo ciò che devi fare della tua vita. Il film ha così tanti spunti che ispirano. Penso che in ogni modo la chiave su cui bisogna soffermarsi è di aiutare il prossimo e ricordarsi che anche nei momenti più bui delle nostre esistenze, quando siamo convinti che nessuno ci possa capire o aiutare, c’è sempre una persona disposta a dare una mano. E sono quelli i momenti che ci spronano a scoprire chi siamo, fa tutto parte del piano di Dio, se sei disposto a seguirlo, lui ti mostrerà la via da seguire.
Sei rimasta in contatto con le ragazze del centro?
Sì, Darlisha ad esempio mi ha raccontato che ha appena preso la patente ed è molto contenta e sta studiando per diventare infermiera. Suo figlio è la cosa più preziosa che ha e le canta sempre la canzone di Bruno Mars “You’re perfect just the way you are” (sei perfetta così come sei).
Come stai vivendo la tua evoluzione di attrice?
Ho sempre cercato dei ruoli che mi mettessero alla prova, che mi spingessero al di fuori di ciò trovavo rassicurante, perché alla fine è quello che ci permette di crescere professionalmente e come persone. Penso che la longevità e la varietà siano il mio obiettivo finale.
Hai qualche modello di riferimento?
Se penso ad un modello di attrice mi viene in mente Meryl Streep, che ho avuto recentemente occasione di incontrare e ho letteralmente perso la testa! Per quanto riguarda un modello di vita, per quanto possa sembrare di cattivo gusto dirlo, mi viene in mente Gesù, perché non c’è miglior persona da ammirare.
Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Innanzitutto ad essere più gentile con le persone. È una cosa così semplice ma ce ne dimentichiamo in continuazione. Siamo stati messi su questo pianeta per una ragione, ma invece ci ignoriamo, anziché ascoltarci gli uni con gli altri e guardarci negli occhi. Quando interagisco con le persone, sento che la mia giornata ha un senso.
Dove ti vedremo prossimamente?
Ho un film in uscita ad ottobre chiamato Kitchen Sink (Lavandino della cucina), è una commedia.