Poliedrica e talentuosa, Marta Mondelli, bolognese, è una delle protagoniste del teatro italiano a New York. Scrittrice, attrice, traduttrice, regista, Marta arriva a New York dodici anni fa con una laurea in storia antica e un diploma in recitazione. Nessun progetto preciso, solo curiosità e voglia di scoprire. Nel 2010 ha scritto e diretto The Contenders, un lungometraggio molto apprezzato negli Stati Uniti mentre nel 2011 è uscito il suo primo romanzo Occhi di cane, cuore di cervo. In questi giorni si sta preparando alla première di The Window che andrà in scena il 18 Gennaio al Cherry Lane Theatre di Manhattan.
The Window, da te scritto, sarà in scena grazie al crowdfunding su Kickstarter. Come è nato questo progetto?

Cristina Lippolis nella parte di Eva (Foto di Elli Stefanidi)
The Window nasce dal mio amore per i film americani degli anni '50, per l'advertisement dell'epoca e per il mio incontro con la giovane attrice italiana come me (e che come me vive da anni a New York), Cristina Lippolis che ho conosciuto durante una reading di una play a cui entrambe abbiamo partecipato alla fine del 2012. Ho iniziato a lavorare all'idea di avere una ragazza che prova un nuovo sapore di soda mentre intanto guarda fuori dalla sua

Marta Mondelli nella parte di Nora (Foto di Elli Stefanidi)
finestra. Ha poco più di vent'anni ma non ha fidanzato ed è convinta che rimarrà zitella tutta la vita. Quello che mi attrae di questa storia è il rapporto tra la protagonista (Eva – che Cristina interpreterà) e la sua zia ribelle (Nora – interpretata da me). Mi interessava il rapporto tra le due donne e soprattutto il ruolo delle donne nella società degli anni '50 e (per riflesso) in quella odierna, di quanto le donne siano ancora condizionate da come

Scott Freeman nella parte di Bill (Foto di Elli Stefanidi)
devono apparire, come devono condurre la loro vita, quali tipi di scelte possono o non possono fare. A turbare il rapporto tra le due donne, arriva Bill (interpretato da Scott Freeman), il giovane amante di Nora. La regia è di Shira-Lee Shalit una regista di grandissimo talento che lavora con molti teatri e insegna a Columbia e NYU e che, come il resto del cast e della crew, ha abbracciato con entusiasmo questo progetto con un calore che mi ha appassionato.
Anche il Teatro Italiano Network ha contribuito molto alla messa in scena.
Laura Caparrotti, una regista e attrice con cui lavoro spesso come attrice, mi ha aiutato molto alla produzione. Laura porta da anni il teatro italiano a New York, sia tradotto, sia in lingua originale e conosce molto bene il Cherry Lane Theatre, teatro in cui ha portato uno spettacolo basato su atti unici di Buzzati in cui ho lavorato come attrice. E con lei tra l'altro saremo in scena dal 20 al 30 marzo alla Dicapo Opera con Tosca e le altre due, di Franca Valeri, una divertentissima commedia che si basa sulla Tosca di Puccini, in italiano con sottotitoli in inglese.
Il ruolo del teatro italiano a NY si sta sempre più affermando negli ultimi anni. A cosa pensi sia dovuto questo cambiamento?
Il teatro italiano ha sempre avuto una grandissima tradizione all'estero (se pensiamo alla Commedia dell'arte e ai grandi autori come Pirandello, tradotti in tutto il mondo) e quello che ho notato lavorando con Laura Caparrotti e il suo Kairos Italy Theater è l'affluenza sempre entusiasta quando si tratta di vedere teatro italiano. C'è molto interesse per la nostra cultura in questa città e in generale in tutti gli Stati Uniti.
Attrice, scrittrice regista, da dodici anni a New York. Come è iniziato il tuo viaggio?
La mia "seconda vita", quella newyorkese che vivo da 12 anni è iniziata un giorno in cui ho deciso di visitare New York. Non avevo piani precisi: vivevo a Roma, recitavo, ma al momento stavo aspettando che iniziasse la lavorazione di un film (Quore di Federica Pontremoli, in cui avevo una piccola parte). New York mi ha fatto innamorare subito: la sua energia, la sua bellezza così diversa da quella che conosciamo noi in Italia. Mi ha ricordato di tutti i vecchi film ambientati qui e con cui sono cresciuta. Sono tornata in Italia, ci sono rimasta per girare Quore e Stai con me (un film in cui avevo un ruolo più grande, con Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini) e poi sono partita. Non avevo in mente un progetto preciso, avevo solo voglia di vivere in una città in cui finalmente, come in nessun altro posto, avevo trovato la mia stessa energia. E' qui infatti che ho iniziato a scrivere, a fare traduzioni, a trovare la mia seconda vita appunto.
Continuo a lavorare come attrice ma la mia carriera di scrittrice sta trovando uno spazio permanente nella mia vita. E in tutto questo cerco di tenermi sempre aggiornata e di migliorare sempre: tra poche settimane inizierò il secondo semestre del mio primo anno di master in traduzione letteraria e drammaturgia al Queens College. E' qui che sono diventata adulta. Diciamo che ora considero questa a tutti gli effetti casa mia!
La crisi italiana riguarda anche il cinema e il teatro secondo te? In Italia, quali lavori teatrali ti piace seguire? Trovi che il teatro in Italia si sia fermato alla prosa e rinunciato ad una forma contemporanea?
In Italia la crisi non è solo una crisi economica, è una crisi di identità, una crisi sociale e culturale. Da lontano e ogni volta che torno vedo il mio paese cambiare drasticamente. C'è sempre meno interesse per la cultura (per programmi televisivi a sfondo culturale ad esempio) e il teatro riflette questa crisi. Perché andare a vedere uno spettacolo teatrale se posso andare in una multisala fuori città dove posso parcheggiare comodamente, oppure se posso avere il mio intrattenimento direttamente sul mio computer, magari (e questa è la cosa peggiore) con film piratati? In generale mi sembra che, come in tante cose, si cerchi di fare teatro per piacere "alla massa" (un'espressione che non mi è mai piaciuta veramente), ma in generale si prendono meno rischi e si fanno più spettacoli come musical tradotti dall'inglese o le solite produzioni che girano da anni, con grandi compagnie capitanate da grandi attori di una volta che ancora recitano. Insomma, dove sono i giovani? Quando torno in Italia non ho molto tempo di solito perché rimango sempre poco ma se vado a teatro mi piacciono le realtà nuove, quelle che creano una vera comunità attorno al teatro, come il Teatro delle Temperie a Crespellano, fondato da un mio caro amico, diplomato come me alla scuola Alessandra Garrone di Bologna, Andrea Lupo. Ogni tanto torno anche a recitare. Con Giorgio Comaschi sono stata al leggendario teatro Duse di Bologna lo scorso anno con lo spettacolo Calde le pere.
In Italia da qualche anno ti vediamo condurre alla manifestazione Capalbio Libri.
Ho parlato di crisi culturale in Italia, ma poi penso a Capalbio Libri, un festival letterario che coniuga libri e musica e che attrae ogni sera (per le prime due settimane di agosto) una folla sempre diversa e attenta in piazza Magenta, la piazzetta di Capalbio. Sono veramente fortunata perché da tre anni mi capita di conoscere autori importanti e capalbiesi insieme e di leggere libri italiani sia di fiction che di non fiction. Capalbio Libri è veramente un momento speciale del mio anno (senza contare che posso passare un po' d'estate in Italia, che non è poco!)
Pensi che in Italia sarebbe stato possibile finanziare un lavoro teatrale con il crowdfunding?
Non ho idea se in Italia sarebbe stato possibile finanziare un lavoro teatrale con il crowdfunding. Ma so che quando ho mandato il mio progetto ai miei amici in Italia hanno risposto con entusiasmo in moltissimi! Questa esperienza mi ha insegnato proprio questo: se vuoi costruire qualcosa, anche se pensi di avere tutto quello che serve e le energie necessarie per affrontare ogni avversità, cercare l'aiuto, la collaborazione, il consiglio degli altri è essenziale. Ti rende una persona migliore e rende il tuo progetto, qualsiasi esso sia, molto più interessante e qualitativamente superiore di quanto pensassi.
Nel 2010 il tuo libro Occhi di cane, cuore di cervo esaltava una scrittura moderna che si ispirava però ai classici. Tu ami la Grecia e i grandi classici (ricordo così), come traduci questo nella tua contemporaneità?
Mi sono ispirata ai classici perché ho sempre amato la cultura antica (mi sono laureata in Storia Antica all'Università di Bologna). E' un amore che rimane sempre con me e che credo condizioni il mio stile di narrazione e la scelta dei temi di cui mi piace parlare, anche se sono apparentemente contemporanei o lontani (come il mio secondo romanzo che è in via di pubblicazione e che è ambientato a New York oppure la mia stessa commedia The Window).
A proposito di Grecia e di Classici, Ithaca di Kavafis, parla di una partenza e anche di un ritorno in patria. Quali sono state, fino ad ora, le tue "fertili avventure" ed esperienze e quanto è lunga ancora la tua strada?
Ho sofferto molto di nostalgia per la "patria" e per le persone che non riesco a vedere più tanto spesso. Le "fertili avventure" ed esperienze che ho provato a New York sono quelle che mi hanno fatto diventare una persona adulta. La strada è ancora lunga, è un viaggio che dura una vita, ma intanto il viaggio è una dimensione che porto sempre con me. Ogni volta che lascio l'Italia per tornare dopo una breve visita o che lascio New York per tornare brevemente in Italia sento di stare lasciando una grande parte di me, ma è nel viaggio che mi riconosco. Forse, se si vuole, nella fuga, ma soprattutto nel viaggio.
THE WINDOW
Performance al Cherry Lane Theatre, 38 Commerce Street, a Manhattan, dal 18 al 26 gennaio alle 8 p.m. con doppia performance le domeniche del 19 e del 26 alle 3 e 8 p.m.
I biglietti ($20; $12 per senior e studenti) sono acquistabili anche su web.ovationtix.com.
Per maggiori informazioni: www.thewindowtheater.com