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November 6, 2013
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Due città da una finestra

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Un'immagine della mostra dei disegni di Matteo Pericoli in corso fino al 30 novembre da Eataly

Un'immagine della mostra dei disegni di Matteo Pericoli in corso fino al 30 novembre da Eataly

Time: 4 mins read

 

Viste da una finestra, New York e Torino possono non avere molti punti in comune, ma se a raccontarle è la matita di Matteo Pericoli, allora la poesia che trapela dalle immagini può far provare emozioni simili.

All’interno degli eventi organizzati dalla città di Torino a New York in occasione del 2013: Anno della cultura italiana negli USA, la Birreria di Eataly ospita una mostra dei disegni dell’artista e architetto, Matteo Pericoli. The Cities Out My Window: New York and Torino è una raccolta di viste dalle finestre di due città cui l’artista è personalmente legato.

“Dopo aver vissuto 13 anni a New York – dice l’artista a La VOCE di New York – ora che mi sono trasferito a Torino, nella mia mente queste due città continuano a sovrapporsi e non sono più sicuro cosa appartenga all’una e cosa all’altra. È bello quindi vedere i miei disegni di queste due città accostati, è come se questa mostra rendesse ancora più esplicita e concreta questa mia confusione mentale”.

I disegni, che rappresentano la vista dalle finestre di personaggi noti che abitano o hanno abitato a New York e a Torino, resteranno esposti fino al 30 novembre. Le immagini su Torino sono raccolte nel libro Un anno alla finestra (Allemandi & C.), mentre quelle su New York sono raccolte in The City Out My Window (Simon & Schuster). In entrambi, come dice l’artista stesso, “parole e linee si cercano le une con le altre”. La VOCE ha fatto una chiacchierata con Matteo Pericoli durante l’inaugurazione della mostra.

Matteo Pericoli Come nasce questo progetto?

L’idea mi è venuta nel 2004 quando con mia moglie ci stavamo trasferendo dall’Upper East Side al Queens e, siccome ero molto legato alla vista davanti alla quale lavoravo, avrei voluto estirpare la mia finestra e portare con me quella vista. E allora l’ho disegnata. Ho fatto un calcolo addizionando tutti i minuti che, nell’arco dei 7 anni in cui avevo vissuto in quella casa, passavo a guardare fuori dalla finestra. Ogni giorno, infatti, mentre lavoravo, ogni tanto staccavo gli occhi dalla scrivania e rivolgevo lo sguardo all’esterno: il calcolo dava 28 giorni.

E perché raccontare la città da interni che appartengono a qualcuno di specifico?

Prima di trasferirmi a New York pensavo che per capire una città fosse importante conoscere la Storia e invece qui ho capito che sono le storie che contano. La finestra offre una visione complementare del tutto. Qualsiasi cosa va vista da un punto di vista. C’è bisogno di qualcosa per vedere le cose. Niente esiste se non c’è una storia a raccontarlo, soprattuto in città. A me incuriosiva l’idea che ci sono tante persone che conosciamo, amici, ma anche persone famose, che non sappiamo cosa vedono dalla finestra. Così ho voluto rappresentarlo con le mie immagini. Poi nel libro loro raccontano quello che vedono e cosa quella vista significa per loro.

Ora questa mostra mette insieme finestre di New York e finestre di Torino. Perché questo accostamento?

Quando mi sono trasferito da New York a Torino le due città si sono mescolate nella mia mente tanto che non riesco più a distinguerle. Non so dove è la mia casa, a cosa appartengo. Le cartine di questi due luoghi si sovrappongono. E questa mostra rappresenta questa confusione.

Cosa è New York nella tua mente?

New York è un collage, fatto di 130 paesi, piccoli villaggi con una loro identità e atmosfera. Con qualche ammenda, come per esempio Times Square che è invece un buco dove cadi e finisci in un lago.

Mostra Matteo Pericoli Vedi dei punti di contatto tra New York e Torino?

Ovviamente sono due città su scale diverse. Ma nella mia personale esperienza, quando sono arrivato a New York, mi sono reso conto che tutto quello che pensavo di sapere sulla città era sbagliato. Tutto quello che mi avevano raccontato, le immagini le storie di cui ero stato bombardato, erano fuorvianti, non corrispondevano alla vera città. La stessa cosa mi è successa quando mi sono trasferito a Torino senza conoscerla. A Torino ho trovato delle sensazioni che non mi aspettavo di trovare. Quando uno conosce una città ed è diversa da come se la aspettava, si sente il protagonista. La città ti fa un piccolo regalo: sei tu che stai facendo la scoperta di quello che la città è veramente. E questa è una cosa molto bella: se io fossi una città farei finta di essere qualcosa per poi sorprendere le persone con qualcos’altro. Come dire: se vieni ti regalo delle cose speciali.

Perché hai deciso di andartene da New York e trasferirti a Torino?

New York vive una situazione al limite. Sta rischiando fortemente di perdere qualcosa di prezioso, ma poi forse New York è così permeabile, così in grado di assorbire tutto che questo non succederà mai. Però, per esempio, David Byrne che da anni è legato alla città, di recente ha scritto un articolo sul Guardian in cui ha detto che se New York continua sulla strada delle diseguaglianze che soffocano il talento, se ne andrà perfino lui.. Il rischio c’è.

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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