Quando lasciò la Calabria, nel 1947, aveva 26 anni e in borsa una laurea in medicina. Ma soprattutto aveva le idee chiare. Gli stupendi scenari di quest’angolo di territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte con la torbiera di Malivindi considerata la più meridionale d’Europa, hanno visto nascere Rina D’Amico in una fredda giornata del 29 dicembre 1921 e l’hanno cullata per i primi anni della sua vita, per poi vederla trasferire prima a Siderno Marina, poi a Roma e infine verso il Nord dell’Europa: le prime tappe di una vita trascorsa in viaggio e sui libri, all’inseguimento di una vocazione divenuta infine missione della propria vita.
Nata sul finire del X secolo, dopo che gli attacchi dei saraceni avevano costretto gli abitanti di Gerace a rifugiarsi, Canolo è stata dichiarata dalla Comunità Europea Zona a Protezione Speciale, ma negli anni immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale ha seguìto il triste destino di tanti altri Comuni italiani: una progressiva spoliazione umana e un flusso massiccio di emigrazione in tutte le direzioni.
Rina D’Amico però non apparteneva alla fiumana di emigranti in cerca di un futuro migliore. Non nel senso classico del termine. Quello che spinse Rina ad attraversare l’Atlantico fu la consapevolezza di trovare in terra americana quella opportunità che la laurea in medicina le precludeva in un’Italia meridionale ancora avvolta nelle spire di antichi retaggi culturali.
Dublino accolse per prima la giovane dottoressa, che in terra irlandese iniziò il faticoso percorso della professione medica. Il salto successivo la portò nel Nuovo Continente, in quel New Jersey da sempre considerato lo stato più “italico” degli Stati Uniti. La capitale canadese Ottawa la vide impegnata presso l’Ospedale Generale e in una strenua lotta per l’emancipazione della propria condizione di donna ed immigrata. In quegli anni il Canada accettava soltanto medici stranieri di sesso maschile costringendo la giovanissima Rina ad attingere a tutta la propria pazienza e intelligenza per superare le ostilità dell’ambiente professionale. Nulla fermò però la vocazione della dottoressa venuta dall’Aspromonte: Rina D’Amico voleva realizzare il proprio sogno di aiutare i malati, ovunque essi vivessero.
Ottenuta l’abilitazione all’esercizio della professione, la giovane calabrese si trasferì nella verdissima Vancouver, sulla costa pacifica del continente americano e per 20 anni entrò a far parte del reparto di ostetricia e pediatria del St. Paul Hospital, in pieno centro cittadino. Il passo successivo fu quello di aprire un proprio ambulatoria nella zona Est della città, per offrire la propria sapienza medica alla comunità italiana. Sposatasi con Ruggerto Alberton, ex ufficiale di Marina conosciuto proprio a Vancouver, realizzò anche il proprio sogno familiare, divenendo madre di tre figli che oggi in parte hanno seguito le sue orme. Eileen infatti è una veterinaria, Bruno esercita come medico condotto nella cittadina di Gaspè in Quebec mentre Rita è impegnata come insegnante di lingue. Affezionata alla sua terra d’origine, Rina D’Amico ha sempre vissuto con commozione i propri ritorni in Italia, e altrettanto felice era però al rientro nella terra d’adozione. Impegnata in prima persona nella lotta per l’emancipazione femminile, la dottoressa ha sempre creduto nello straordinario potere della comunicazione.
Anche per questo si è fatta sempre promotrice della conoscenza delle lingue, veic lo straordinario per superare tante barriere culturali.
Donna dal carattere fortissimo ma dal cuore d’oro, Rina D’Amico nella comunità italiana di Vancouver divenne una vera e propria pietra miliare del successo professionale. Il suo aiuto ai pazienti indigenti (italiani ma anche portoghesi e di altre etnie immigrate) la rese popolare in tutta la città canadese, nella quale arrivò come primo medico-donna straniera e oggi i suoi insegnamenti si perpetuano non solo attraverso il figlio Bruno ma anche attraverso la nipote Noemi Brown, che ama definirsi “italocanadianamerican”.
Rina D’Amico terminò il proprio percorso terreno sul finire del 2007 a Williams Lake. Fino all’ultimo aveva continuato a dispensare sapienza medica e buoni consigli. Per il suo enorme contributo dato alla comunità italiana, nel 2008 venne inserita nella Hall of Fame del Centro culturale italiano di Vancouver. Un tributo doveroso per una figlia dell’Aspromonte capace di esaltare il cuore italiano in America.
“LE DOLOMITI DEL SUD”
805 abitanti, l’attenzione della Comunità Europea per il suo particolare ecosistema e una ricca storia alle proprie spalle. Questa è veicooggi Canolo, paese adagiato sui contrafforti orientali dell’Aspromonte dai quali domina la Locride. Situato al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina, il paese mutua il proprio nome dal dialetto greo-calabro: Kànalos (canale o fonte) ed è compresa nel perimetro del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Costruita in seguito agli attacchi dei saraceni dell’anno 952, la cittadina seguì quasi sempre la sorte del principato di Gerace e appartenne alla famiglia Caracciolo, ad Alberico di Barbiano, agli Aragonesi, a Stuard d’Aubugny, al Gran capitano Consalvo di Cordova, alla famiglia De Marinis e infine a quella dei Grimaldi.
Il terremoto colpì duramente nel 1783 in questo paese che sul finire del Settecento reggeva la propria economia sull’allevamento dei bachi da seta. Nuova linfa amministrativa arrivò con Giuseppe Bonaparte mentre Giacchino Murat elesse il paese a vero e proprio Comune, un assetto confermato anche da Ferdinando IV di Borbone nel 1816. Alluvioni e ulteriori terremoti resero sempre difficile la vita degli abitanti di questo angolo di Aspromonte che nel 1952 si trasferirono sul nuovo sito sui piani della Melia.
Oggi Canolo Nuova è il vero fulcro oprativo della cittadina che tuttavia mantiene il palazzo comunale nello storico agglomerato. Raccolta intorno alla chiesa di San Nicola, la comunità di Canolo si fregia anche del palazzo settecentesco costruito da La Rosa e del Santuario della Madonna di Prestarona che risale a prima dell’anno Mille. Citata dallo scrittore Edward Lear (…e quando da una parte si guarda a questa barriera di pietre, e poi, girando attorno si guarda il mare distante e le colline ondulate, nessun contrasto può essere più rimarchevole) Canolo fa parte della Comunità montana della Limina e ha dato i natali al vescovo e poeta Francesco Nicolai, al medico Giovanni Corrado (valente scrittore di trattati di medicina), allo storico Carmelo Severino e ai patrioti risorgimentali Giovanni Criniti, Giovanni La Rosa e Domenico Lupis. Lo stupendo scenario naturalistico ha dato nuova linfa a un paese che oggi offre diversi percorsi escursionistici a chi desidera scoprire il fascino delle “Dolomiti del Sud” e delle grotte presenti nel territorio, entrambi inseriti nel progetto di salvaguardia archeologica dell’istituto europeo per il turismo.