In questo Paese non si può essere di sinistra, bisogna fingersi moderati, di centro”. Parola di Mario Fratti che però, nella pratica, non ha mai nascosto la sua visione politica, utilizzando l’immediatezza della sua scrittura teatrale, asciutta e tagliente, non solo come denuncia politica e sociale, ma anche come “propaganda”.
Perché ha scelto Obama per la sua ultima fatica teatrale?
«Ho un’enorme stima per il presidente Obama, lo considero un uomo serio e onesto, il migliore presidente che abbiamo mai avuto. Sono felice e fiero che abbiano eletto un afroamericano alla Casa Bianca».
Obama44 è un thriller dalla componente politica molto forte. È stato difficile ponderare le due cose?
«Scrivere un drama proprio su Obama sarebbe stato difficile. Se lo avessi inserito come personaggio centrale avrei sicuramente sminuito la sua figura e avrei rischiato di cadere nella retorica. Per questo abbiamo inserito solo all’inizio la voce di Obama. È molto meglio che siano gli altri a parlare di lui, come ho già fatto per Eleonora Duse. Sono i personaggi a raccontare Obama, a descrivere cosa rappresenta per loro in una sorta di “propaganda latente e subcosciente”. Poi ho scelto il genere del thriller perché il giallo attira e convince di più il pubblico».
La rielezione di Obama sembra abbastanza scontata vista anche l’assenza di un candidato forte tra i repubblicani.
«Si, secondo me ce la farà nonostante ci sia molto odio razziale nei suoi confronti. Quando riuscirà a spiegare quello che ha fatto in questi 4 anni gli americani saranno convinti che converrà avere un democratico come Obama piuttosto che un avido repubblicano. Lui ha fatto cose formidabili ma non è riuscito a dare visibilità agli obiettivi raggiunti. Deve imparare a spiegare meglio all’opinione pubblica, e con chiarezza, i progetti realizzati e gli obiettivi futuri».
Il detective, durante l’interrogatorio, confida a Mel di non aver votato nel 2008. “No Sarah Palin, no Obama”, ma ammette che ora Obama l’ha conquistato e che voterà per lui. Un po’ in contro tendenza visto che l’opinione pubblica è rimasta in parte delusa dal presidente, viste le alte aspettative.
«Obama, secondo me, avrebbe voluto fare cose progressiste ma in questo Paese non si può essere a sinistra, bisogna “fingere” di essere al centro e lui è stato limitato dall’opinione pubblica. Per questo ha deluso molte persone, perché non ha realizzato alcuni piani politici che erano stati alla base della sua campagna elettorale. Sono però sicuro che durante il secondo mandato riuscirà a fare grandi cose perché non avrà paura dei limiti creati dai repubblicani».
Qual è stato il merito più grande e la pecca più grave di Obama?
«Negli ultimi cento anni hanno tentato di allargare il medicare e di dare un’assistenza sanitaria più giusta ed equa che proteggesse davvero i malati. Lui ci ha provato ed è stato l’unico ad esserci riuscito…anzi, c’è quasi riuscito. Ma anche se bloccheranno la riforma sanitaria non possono distruggere quello che ha fatto, ci sono troppi vantaggi per i cittadini, non conviene nemmeno ai repubblicani. L’unica pecca di Obama è che è troppo timido ed onesto. Lui vuole dimostrare che gli afroamericani sono dei gentiluomini vista che loro reputazione è di essere rumorosi, violenti e aggressivi. Lui vuole mostrare il contrario, ma dovrebbe essere più aggressivo».