Secondo la numerologia il 44 è un numero potente, perfetto. Rappresenta la concordia, la fiducia e l’uguaglianza sociale. Caratterizza un individuo dall’inesauribile riserva di energia e portavoce di valori come l’integrità morale. Rappresenta un riformatore spinto dall’esigenza di migliorare le condizioni sociali partendo dai bisogni della gente.
Sarà per questo che Mario Fratti ha scelto di intitolare il suo ultimo lavoro “Obama 44”? Forse inconsciamente si, anche se in questa ultima fatica del drammaturgo abruzzese la figura del presidente degli Stati Uniti rimane dietro le quinte per riflettersi, a livello metaforico, nella protagonista femminile, Maja (Julia Motyka). Dietro un titolo così azzardato si cela infatti un thriller psicologico che indaga sulla misteriosa morte della giovane ragazza, incredibilmente affascinante e seducente, ma ossessionata dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
“Obama, our 44th president. What a triumph! I admire him so much. I love him. I’m proud of all Americans. We elected an African-American, showing the world that we are truly democratic.” Obama è infatti il 44esimo inquilino della Casa Bianca ma, come si scoprirà a metà opera, il 44 è anche il numero di amanti che la bionda e passionale Maja ha avuto. “Forty-fourth! And you, my love, deserve that number too…You, you, only you…my adored 44”, dice la ragazza rivolgendosi a Mel (Thomas Poarch), il suo 44esimo e ultimo amore prima di morire. Lo spettacolo, diretto da Waynw Maugans e in scena dal 29 marzo fino al 15 aprile al teatro La Mama di New York , uno dei templi dell´avanguardia teatrale fondato nel 1961 da Ellen Stewart, esordisce con un convincente e introspettivo dialogo tra Maja e Bob (Dennis Ostermaier), l’uomo che riuscirà ad avere l’amore della ragazza solo per pochi mesi, prima di Mel. È il loro primo appuntamento e Bob è teso, agitato. Si capisce che per lui l’incontro sarà fatale. L’alchimia e la voglia di conoscersi nel profondo cresce al susseguirsi delle domande e delle risposte scambiate reciprocamente, dai momenti di silenzio e dall’intensità con cui si percepiscono i loro stati d’animo. Un gioco psicologico che lascia emergere l’abilità seduttiva (ma spontanea) della ragazza e la difficoltà di Bob di fronte ad una donna così diretta e sicura di sé. Tutta l’opera si svolge poi lungo l’interminabile interrogatorio, fatto di continui flashback, tra il detective (Richard Ugino) e Mel, il compagno della ragazza che, dopo l’assassinio, teme anche per la propria incolumità. Si ricostruisce il passato di Maja, le sue abitudini, i suoi amanti e le sue ossessioni per cercare di risalire all’identità dell’assassino. Chi mai avrebbe voluto porre fine all’esistenza di questa creatura così candida, intelligente e che ha fatto della sincerità il suo più alto valore morale? La lista degli uomini interessati a lei, e degli ex, non aiuta l’agente di polizia nella costruzione del movente. Potrebbe essere stato proprio Bob, troppo emotivo e innamorato delle donna per sopportare la nuova relazione di Maja e Mel. “I am emotional, […] I’m trembling inside.”, dice Bob. O il fratello della ragazza (Rob Sedqwick), uomo ricchissimo, molto potente e ultra conservatore, completamente in disapprovazione con la sorella per le visioni politiche e la (mis)condotta sessuale. È lui a “costringere” i due a sposarsi entro due mesi (in cambio Mel riceverà 2 milioni di dollari) per rimediare al disonore recato alla famiglia, venuta a conoscenza di tutte le esperienze sessuali della ragazza.
L’idea di scrivere un play d’ispirazione obamiana venne un po’ per caso. Mentre leggeva il giornale, Fratti fu colpito dalla notizia dell’assassinio di una donna del Sud, una volontaria che lavorava alla rielezione del presidente Obama. Dopo circa sei mesi di “gestazione”, il drammaturgo nostrano iniziò a lavorare sulla sceneggiatura introducendo dei temi a lui cari: amore, sesso, politica, tradimenti e le complesse relazioni familiari sono dosate tra di loro in modo da raggiungere quel giusto equilibrio tragi-comico che caratterizza anche i suoi precedenti. In Obama 44 emerge, però, soprattutto l’idea di ossessione, da quella di Maja per il residente a quella che invece subisce dai suoi amanti (addirittura forse anche dal detective che rimane completamente affascinato dalla personalità della donna e che più di una volta dice: “I wish I had met her”), è un elemento driflessione ben percepibile nell’intera sceneggiatura, come se Fratti volesse alludere a come anche i sentimenti più puri possono essere contagiati e distrutti da qualsiasi atteggiamento maniacale. Nonostante la politica sia un tema solo sfiorato dallo spettacolo, un filo conduttore per tenere insieme la trama, si potrebbe azzardare che dietro l’autenticità, l’onestà e la bellezza di Maja si cela il sogno di democrazia di un Paese che ha creduto, nel 2008, nell’American Dream di Obama. Democrazia, che proprio come la donna, ha bisogno di essere protetta e amata, perché in perenne rischio (minacciata anche da chi si erge suo strenuo difensore).
Per sciogliere l’enigma sulla morte di Maja c’è tempo fino a stasera, domenica 15 aprile. I biglietti sono ancora disponibili chiamando il (212) 475-7710 o recandosi direttamente al teatro La Mama, 74A East 4th Street di Manhattan.