Era un inverno tipicamente siciliano, quello che vide nascere il 26 dicembre1911 Renato Guttuso. A Bagheria arrivavano gli echi della guerra di Libia (iniziata a settembre), il primo dei quattro conflitti che avrebbero visto l’Italia impegnata in prima linea e l’Italia giolittiana discuteva sul suffragio universale. Mamma Giuseppina D’Amico e papà Gioacchino attesero qualche giorno prima di registrare la nascita a Palermo il 2 gennaio 1912 e regalarono al loro figlio un’infanzia intrisa dei colori di Bagheria e degli odori di pittura dei laboratori del padre, Domenico Quattrociocchi ed Emilio Murdolo.
A 13 anni Renato Guttuso decise di voler far parte di quel mondo di colori e iniziò il suo percorso pittorico firmando piccoli quadri a tema paesaggistico. Quelle opere oggi valgono da sole un patrimonio. Gli anni giovanili lo vedono impegnato anche nei ritratti dei familiari ma saranno l’ingresso nell’atelier del pittore futurista Pippo Rizzo e l’ambiente artistico palermitano a segnare il vero ingresso nel mondo dell’arte. Il 1928 lo vedrà infatti partecipare alla prima mostra collettiva; tre anni dopo Guttuso partecipò con due quadri alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana a Roma e l’anno
seguente il suo nome suscitò l’interesse della società artistica milanese durante la mostra alla Galleria del Milione.
Trasferitosi temporaneamente a Roma, il pittore siciliano eseguì alcuni lavori di restauro alla Pinacoteca di Perugia e alla Galleria Borghese di Roma legandosi ad artisti come Mario Mafai, Francesco Trombadori, Corrado Cagli, Pericle Fazzini, Mirko e Afro.
Sono gli anni dell’impegno critico, quelli in cui Guttuso collaborò con giornali e riviste e nel quale realizzò articoli su Picasso che gli valse la censura fascista e l’interruzione della collaborazione con il giornale “L’Ora” di Palermo.
Milano accolse per la seconda volta le opere di Guttuso attirando l’attenzione di Carrà (il più autorevole dei pittori italiani dell’epoca) che lo recensì con ottimo giudizio. La città lombarda vide Gattuso protagonista anche in grigioverde. Il pittore trascorse il 1935 come soldato, e ne approfittò per stringere amcizia con artisti del calibro di Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con i poeti Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, i filosofi Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Il periodo milanese fu caratterizzato da una profonda depressione (testimoniata dalle poesie scritte in quegli anni) dell’artista, tanto da indurre lo stesso a trasferirsi a Roma.
"La Crocifissione"
Nella capitale Guttuso strinse amicizia con Alberto Moravia, Antonello Trombador e Mario Alicata e dipinse straordinarie nature morte. L’opera “Fuga dall’Etna” riceverà il premio Bergamo, in quel momento il più importante premio di pittura in Italia. Nello stesso anno il pittore conobbe Mimise Dotti destinata a essere la sua compagna per tutta la vita.
Questo è un tempo di guerra. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come scena d’oggi… come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee.
Chiamato a spiegare il senso de “La Crocifissione”, Guttuso anticipò su tela lo strazio di un mondo soffocato dalla cappa della distruzione. Il quadro, suscitò un grande scandalo e il Vaticano proibì ai religiosi di guardare l’opera.Gli anni della guerra civile videro Guttuso impegnato attivamente nella resistenza antifascista, con una produzione artistica clandestina intitolata “Gott mitt Uns”.
Al termine della guerra Renato Guttuso conobbe Pablo Picasso, stabilendo un legame d’amicizia destinato a durare tutta la vita. Dopo aver fondato il movimento “Fronte Nuovo delle Arti”, un raggruppamento di artisti molto impegnato politicamente, trasferì il suo studio a Villa Massimo. Il 1950 lo vide protagonista a Varsavia del premio del Consiglio Mondiale per la Pace e a Londra con la sua prima mostra personale.
Sono gli anni dei grandi quadri esposti alla Biennale di Venezia (“Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio”, “Boogie Woogie”) e del matrimonio con Mimise, suggellato da una dedica in poesia di Pablo Neruda. La sua opera “La Discussione” verrà acquistata dalla Tate Gallery di Londra. Gli anni Cinquanta sono anche gli anni dell’illustrazione della “Divina Commedia” (pubblicata nel ’61 da Mondadori). La Aca-Heller Gallery di New York, il Museo Puskin di Mosca, Il Museo Stedelick di Amsterdam, il Palais de Beaux Arts di Charleroi ospitarono con successo le opere del pittore di Bagheria, mentre parallelamente si realizzò anche la collaborazione teatrale con Eduardo de Filippo.
Insignito nel 1971 della laurea Honoris Causa nel 1971 dall’Università di Palermo, il premio Lenin nel ’72, le mostre a Mosca, Praga, Bucarest, Bratislava, Budapest rappresentano altrettante tappe di un percorso trionfale segnato dalla realizzazione nel ’74 de “La Vucciria”, un grande quadro affidato all’Università di Palermo.Eletto Senatore, Guttuso decise nel 1973 di donare diverse opere per permettere la nascita a Bagheria della Galleria Civica.
Nell’82 sarà Venezia a rendere omaggio all’artista con una mostra antologica, mentre Varese lo vede impegnato nell’affresco di una cappella del Sacromonte. La realizzazione dell’intera volta (più di 120 mq. di pittura) del soffitto del teatro lirico Vittorio Emanuele di Messina, rappresentò l’ultima opera compiuta del pittore siciliano. Nel 1986 ,un ciclo di opere dedicato al tema gineceo e incentrato nel quadro Nella stanza le donne vanno e vengono… , rimase infatti incompiuto.
La morte dell’artista, avvenuta il 18 gennaio 1987 vedrà la donazione di alcune opere, tra le più importanti, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Il Museo Guttuso, che ha sede nella settecentesca Villa Cattolica, raccoglie la più ampia collezione di opere, quadri, disegni e grafica dell’artista, e nel giardino della Villa conserva la grande Arca funebre dedicatagli dal suo amico Giacomo Manzù, dove egli riposa.