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February 27, 2011
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Un boy-scout sull’Arno

Niccolò d'AquinobyNiccolò d'Aquino
Time: 5 mins read

 

 

 

 

 

 

Nella foto: il sindaco di Firenze Matteo Renzi in bici

 

 

Forse nel desolante e geriatrico panorama politico italiano c’e` un’incoraggiante anomalia. Ha un nome e cognome: Matteo Renzi. E una professione: sindaco di Firenze. L’anomalia non sta, ovviamente, nel fatto che sia registrato all’anagrafe con un nome e cognome, com’e` doveroso. E anche essere da quasi due anni il primo cittadino della citta` di Dante e`, in fondo, un mestiere come un altro: qualcuno deve pur farlo. No, l’anomalia e` un’altra: Matteo Renzi e` giovane, cosa che nei palazzi del potere italico non si registrava da decenni e decenni. Appena 36 anni, compiuti da poco: e` nato nel gennaio del 1975 sotto il segno caparbio del Capricorno. Se non lo ammazzeranno in culla – politicamente si intende: e gli assassini andranno ricercati tra quelli del suo stesso partito, il PD – Renzi puo` essere quella boccata d’aria che in tanti non speravano piu` di respirare nel rassegnato Paese del bunga-bunga.
Intendiamoci: qualche difetto il ragazzo deve pur avercelo. Probabilmente con quella faccia pulita ma sempre un po’ sardonica (non si e` mica fiorentini per caso) verrebbe anche da catalogarlo nella schiera un po’ fastidiosa dei "Pierini-so-tutto-io". Che e` esattamente quello che quotidianamente cercano di fare gli allarmati vecchioni che allignano nelle sempre piu` demoralizzate schiere democratiche, masochisticamente votate alla sconfitta. Non gli hanno ancora perdonato di avere vinto le primarie del partito a sindaco di Firenze, contro il candidato ufficiale della nomenclatura dei vari D’Alema- Bersani-Bindi. E, soprattutto, non gli hanno perdonato di averle davvero vinte quelle elezioni a primo cittadino.
Ora, poi, non gli perdonano quella che forse e` la colpa piu` grave: Renzi si sta rivelando un ottimo sindaco, amato dai suoi cittadini, in grado persino (udite! udite!) di accettare le loro critiche senza sentirsi colpito da lesa maesta` come tanti altri politici. E di replicare: ci mancherebbe, il ragazzo non le manda a dire. Seduto in poltrona, arroccato al chiuso della sua stanza di sindaco non ci sta proprio. Va sempre in giro, incontra la gente. Soprattutto i giovani, ma anche gli altri. Quando qualcuno protesta perche´ qualcosa va storto, anche solo una buca per strada, la settimana dopo il problema e` risolto. E si e` beccato gli applausi della gente comune perche´, tra le prime cose che ha fatto, ha dimezzato il numero degli assessori e ha raddoppiato gli investimenti per l’ambiente. Mai sentito prima. Roba da politico americano.
Insomma: Matteo Renzi e` bravo. Uno dei pochi – non diciamo l’unico per non buttarci giu` e perche´ bisogna sempre essere ottimisti – capace finalmente, se raffinera` l’inglese, di non farci fare brutta figura di fronte alla nuova leva di giovani politici internazionali: da Cameron a, si`, Obama. Magari sara` anche “spregiudicato”, come lo ha definito La Stampa, un quotidiano che non scrive mai a vanvera: dalla roccaforte della Torino sabauda, prima capitale d’Italia, il foglio della Fiat e` sempre stato in grado di fiutare il vento e di “incoronare” il nuovo personaggio vincente. Difatti nello stesso articolo di Massimo Gramellini (altro giovane da tenere d’occhio, questo neo Montanelli del Duemila) c’e` scritto quello che pensano in tanti: “Dopo il pre-pensionamento di Prodi, Renzi e` l’unico politico del centrosinistra in grado di battere Berlusconi in una campagna elettorale”.
Talmente sicuro si se´, il Renzi, da andare addirittura nella tana del lupo. La sua recente visita ad Arcore, dove e` andato a chiedere e a trattare un provvedimento fiscale a favore della sua citta`, ha fatto gridare allo scandalo la nomenclatura del suo partito che non se ne lascia scappare una pur di attaccare l’impertinente ragazzino. Da Berlusconi non si va, e` stato il grido. Gia`, ma intanto lui quel provvedimento a favore dei suoi concittadini lo ha ottenuto. E subito dopo ha ripreso a far quello che faceva prima: chiedere la cacciata dell’ultrasettantenne Berlusconi, cosi` come quella degli altri anziani al terzo o quarto mandato parlamentare se non di piu`. Del partito di maggioranza e del suo, che sta all’opposizione e che, se continua cosi`, ci restera` a lungo.
Nel PD, per esempio, ci sarebbe una disposizione interna che vieta di ricandidarsi dopo la terza volta: non la rispetta nessuno, a cominciare dai padri fondatori. Tutti da rottamare, invece, dice senza peli sulla lingua il Renzi. E “rottamatori” e` diventato il nome del suo movimento. Non gli sta bene neanche la pluriveterana Rosy Bindi, sponsorizzata a sorpresa da Nichi Vendola, il governatore della Puglia che pure – come lui ricorda sempre, riconoscente – lo aveva appoggiato nelle primarie a sindaco di Firenze.
Allora: il Renzi e` pronto a sfidare Mister B.? La sensazione e` che lo sia, eccome. Ma che, furbo, non azzardi il passo piu` lungo della gamba.
«Per ora faccio il sindaco, ed e` un impegno grosso che intendo rispettare nei confronti dei concittadini che mi hanno eletto e anche di quelli che non mi hanno votato ma che, comunque, rappresento».
Intanto, pero`, ha scritto un libro. Che e` un programma elettorale completo, ma non pesante o paludato, adatto alle nuove generazioni: la lettura delle 200 pagine scorre come la visione di un rapido filmato su YouTube. E lui si e` lanciato in un “road show” di presentazione in giro per l’Italia, anche questo modello stelle e strisce: un giro capillare, piazza dopo piazza. Il libro si intitola “Fuori!” (edito da Rizzoli, altra grossa casa/establishment che prima di sprecarsi ci pensa e si muove a ragion veduta) con tanto di punto esclamativo: invito inequivocabile agli anziani a farsi da parte.
«Anche se poi», ride. «magari finira` che quello che verra` mandato fuori saro` io».
Il libro e` da leggere. Scritto leggero, pungente e ironico. Fin dalle prime righe: «Ci risiamo. Un altro sindaco che scrive un libro. Ma non potrebbero occuparsi di delibere e ordinanze anziche´ invadere le librerie?».
C’e` anche una confessione divertente nel capitolo “I valori scout”. Gia` perche´ il giovane e` stato anche boy scout. Sogghigna: «Ok, lo so. La stragrande maggioranza dei cittadini vede negli scout personaggi un po’ curiosi, stile fuoco di bivacco e chitarra, o simpatici perditempo che camminano a pantaloni corti, d’inverno, per sentieri stretti e strade non battute».
I nemici – che sono tanti anche se non escono troppo allo scoperto perche´ ad andare contro uno come Renzi ci si inimica il “popolo” – lo chiamano anche il boy scout. Ed e` uno degli epiteti piu` gentili. Ma lui, tranquillo, conferma che, si`, a farlo avvicinare alla politica «ha contribuito molto anche l’esperienza scout».
Incuriositi da un personaggio del genere – che agli italiani all’estero va presentato se non altro per dare loro qualche motivo di imbarazzo in meno di fronte alle battute e ai sorrisi con le quali nell’era di Ruby Rubacuori vengono accolti dagli amici stranieri – siamo andati a intervistarlo alla prima occasione utile: la tappa iniziale del road show di presentazione del suo libro, all’Associazione della Stampa Estera a Roma. Ma in questo spazio che resta non proponiamo l’intervista: in fondo ci ha detto quello che si puo` immaginare avendo letto le righe precedenti.
Preferiamo chiudere raccontando invece un fatto curioso, piu` che altro una sensazione. I giornalisti presenti, tutti corrispondenti delle piu` diverse testate internazionali e tutti, mediamente, piu` anziani di Matteo Renzi, a un certo punto hanno iniziato a comportarsi non piu` da cronisti. I giornalisti, si sa, sono sempre maldiposti, pettegoli e pronti a crocifiggere il malcapitato di turno (i giornalisti quelli veri, si intende; poi ci sono quelli di regime, ma si tratta di un altro film). Invece, dopo un po’, molte delle domande si sono quasi inconsapevolmente trasformate in?… suggerimenti amichevoli, al limite dell’affettuoso.
Il retropensiero, non dichiarato ma palpabile, era: «Si candidi, ma lo faccia subito, prima che la eliminino quelli del suo stesso partito. E, comunque, faccia molta attenzione».
In tanti anni al cronista di lungo corso che scrive non era mai capitata una cosa del genere.

 

 ten.iggoaciremaobfsctd-17bfc3@oniuqadn

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Niccolò d'Aquino

Niccolò d'Aquino

Niccolò d’Aquino, giornalista, ha iniziato negli anni Settanta nella redazione milanese del Giornale Nuovo appena fondato da Indro Montanelli. È stato inviato di Radio Montecarlo,. Per 10 anni corrispondente da New York dell’Agenzia ANSA e del quotidiano svizzero Corriere del Ticino. Infine, per oltre venti anni, è stato inviato da Milano dei settimanali del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Oggi dirige una rivista dell’Ordine di Malta in Italia. Tra i libri che ha scritto: "La tenda blu, in Etiopia con le armi della solidarietà" (Edizioni Paoline, 2012) , "La rete italica", idee per un Commonwealth (Edizioni IDE, Italic Digital Editions, 2014, seconda edizione ampliata 2017) sulle potenzialità globali del soft power culturale di matrice italiana.

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