Stamattina la colazione mi è andata per traverso. Accidenti a me che apro il telefonino prima di mangiare. Titolo di Repubblica con le parole virgolettate di Trump: “L’America è tornata. La Russia vuole la pace, prenderemo la Groenlandia e andremo su Marte”. È davvero questo il modo in cui vogliono mostrarsi gli americani al mondo?
Io penso che Trump sia già su Marte, anzi sia un marziano. Il Carnevale – formalmente – è finito. La gente comune si toglie le maschere, riprende il vestito serio, quello che deve usare per lavoro, perché, come dicevano gli antichi Latini, “Semel in anno licet insanire”: è permesso fare i matti una volta l’anno. Ma i potenti della Terra, mi pare, impazzino ormai tutto l’anno. E le maschere se le tengono incollate ai volti perché danno loro la parvenza di persone. Guarda caso persona in latino significa maschera, ma nessuno più lo ricorda e non capisce che siamo comandati da maschere per recitare come marionette nel loro teatro dell’assurdo.
Ecco, per il disgusto di questo andazzo – uguale a destra e a sinistra, urbi et orbi – un anno e mezzo fa avevo sospeso Libera, questa rubrica, che ho tenuto ininterrottamente su La Voce di New York per nove anni. Ora riprendo per dire alcune cose in libertà.
Nessuno di noi è più libero. È sceso sulla Terra un marziano che, dopo aver letto frettolosamente Nietzsche, ha scoperto che Dio è morto e quindi poteva prendere il suo posto. La mission: distruggere i valori della tradizione per diventare l’Uomo Nuovo che sarà capace di rigenerare l’umanità attraverso la volontà. Il Superuomo capace di porsi come libero creatore del senso del mondo.
Come attestano gli antichi testi sumeri, sulla Terra arrivarono gli dei per far lavorare i terrestri al posto loro. Infatti i re sumeri e i faraoni egiziani sostenevano di discendere dagli dei per schiavizzare il popolo. Poi sono apparsi gli dei greci: goduriosi, litigiosi, allegri, bugiardi. Ma proprio i loro difetti li rendevano simili agli umani, i quali recepirono che potevano imitarli ed essere liberi! È stata l’invenzione della democrazia. Su un unico divieto gli dei dell’Olimpo non transigevano la cui violazione era un peccato imperdonabile: non sorpassare il limite della hybris, la tracotanza o superbia generata dal disprezzo verso uomini e dei, il sentirsi al di sopra di tutti.
È sotto gli occhi di tutti che questo limite è stato infranto. Qualcuno parla di follia, ma qui non si tratta di ebbrezza dionisiaca, ma di una tara psicologica: il delirio di onnipotenza. Sappiamo dove ha condotto Hitler, ad esempio.
Ho fatto in questa rubrica per anni satira sul comportamento di certi politici, in primis di Berlusconi; ma ora non c’è niente da ridere. Nemmeno però da piangere: c’è da agire. E in fretta. Se c’è ancora qualcuno che ha fegato in America, Europa e dintorni. L’Unione Europea si è lasciata offendere e minacciare, è stato detto che è al collasso per troppa democrazia. Democrazia significa potere al popolo e l’Europa ascolta tutti i popoli, invece mi pare che in altri Paesi ci sia piuttosto una craziademo: potere sul popolo, la cui opinione viene influenzata da vari presidenti extraterrestri.
Quello che non si insegna più a scuola è lo spirito critico, dubitare di quello che ci viene propinato dai politici. Perché non si studiano più i filosofi che hanno creato e fatto grande la nostra cultura occidentale. Nessuno mette in dubbio, tutti si bevono le bravate dei loro idoli come fossero dei. Mentre sono degli influencer senza arte né parte o dei presidenti aspiranti dittatori che ci imboniscono millantando credito.
Quando Berlusconi stava al governo, tutto il mondo, a cominciare dall’America, rideva e derideva gli italiani, perché era lui che li rappresentava. Berlusconi era sì un megalomane, ma pure un burlone e saltava dal palcoscenico alla vita come gli conveniva e gli pareva meglio. Era un attore e, anche se puntava al potere, sapeva che poteva alzare la posta fino a un certo limite. Ci provava e poi semmai ritrattava, perché non era un folle, semmai un amorale. Quando oltrepassava i limiti etici, faceva poi in qualche modo ammenda o gliela facevano fare, perché in Italia non si calpesta la democrazia, grazie alla divisione dei poteri sancita dalla Costituzione. In fondo, se ho scritto tanto di Berlusconi era perché c’era da ridere: sembrava uscito da Cinecittà.
Il mondo è in pericolo perché Trump, invece, non ha il minimo senso dello humor, non racconta barzellette berlusconiane, ma parla sul serio di cose irreali che si è messo in testa di portare avanti. Perché non ha rispetto per l’umanità, americani compresi. Questa non è una critica, è una costatazione che proviene da un ragionamento logico. Non si può criticare chi si sente un Dio. Si potrebbe compatire e curare se non fosse sul trono americano.
Bisogna fare in modo che non faccia sul serio. Che alle sue parole non seguano azioni. Il mondo, come dicevo, non conosce più la serietà, infarcito dalle immagini in tv e nel web di gente che sotto il vestito non è niente. Gli spettatori guardano e ascoltano il tono, poi si spaventano come cani perché non sanno partorire una propria opinione e scandalizzarsi. La grande assente è l’etica che ti fa capire il senso delle cose e che alberga nella coscienza. E non si può nemmeno dire che sia bestiale, perché gli animali hanno una coscienza.
Siccome gli antichi Greci avevano ragione nell’affermare che gli dei non s’immischiano nelle faccende dei mortali, dovremo sbrigarcela da soli, perché Dio non interverrà se non dopo che Trump entrerà nell’aldilà per decidere se relegarlo all’inferno. Quell’inferno che intanto il presidente americano minaccia di scatenare sulla Terra se non seguiremo i suoi diktat. A cominciare da quelli economici: i dazi getteranno il mondo nel nuovo feudalesimo finanziario, dove i ricchi si conteranno sulle dita di una mano e saranno quelle di un paio di marziani.