Il senatore Democratico della Virginia Tim Kaine deve aver visto Quo Vado, il film del 2016 di Checco Zalone, campione di incassi in Italia. L’interpretazione del senatore Nicola Binetto (Lino Banfi), inscenata da Kaine ieri in Senato, è stata perfetta. Oppure, se Kaine non ha scimmiottato Banfi ma ha agito di suo, ignaro del comico precedente, si può concludere che l’aspirazione al “posto fisso” sopra ogni altra cosa, che credevamo fosse una filosofia della vita lavorativa tutta italiana, vale anche negli Stati Uniti.
Con l’obiettivo di Trump di ridurre drasticamente i ranghi dei lavoratori pubblici per risparmiare soldi del bilancio federale, l’Ufficio del Management del Personale ha mandato martedì 28 gennaio una email a circa due milioni di dipendenti con un’offerta finanziaria sostanziosa se accettano di dimettersi. Basta che clicchino sul link “resign”, e scattano otto mesi di paga garantita senza lavorare, fino al settembre del 2025. Nella lettera si preannuncia che molte agenzie (non quelle che gestiscono le pensioni, la salute, la posta, il fisco) saranno probabilmente rimpicciolite e che un buon numero di lavoratori saranno messi in aspettativa e riclassificati contrattualmente, ossia resi più facilmente a rischio di licenziamento. Inoltre, la maggior parte di coloro che attualmente, post Covid, lavorano da casa, dovranno presentarsi in ufficio per 5 giorni alla settimana. E si stanno esaminando fusioni di funzioni e di uffici, con il possibile esito, per quei lavoratori colpiti dalle ristrutturazioni, di essere fisicamente trasferiti.
Insomma, è uno scenario che mira a ottenere il maggior numero di dimissioni volontarie. Io rivedo all’opera la spietata dottoressa Sironi, funzionaria simbolo del governo di Roma che ha il compito di eliminare gli impiegati eccedenti. E sull’altro fronte c’è il pugnace Binetto-Kaine. “Se accetti quell’offerta e ti dimetti, lui (riferito a Trump, al governo) ti fregherà (he’ll stiff you)”, ha detto il senatore Democratico. “Non ha nessuna autorità di farlo. Non farti ingannare (do not be fooled) da questo tipo!”
Nella versione americana del Quo Vado l’amministrazione Repubblicana entrante non persegue solo un obiettivo di risparmio finanziario. Che pure c’è, tanto che è stato creato il DOGE di Elon Musk per tagliare sprechi pubblici sul piano nazionale. Nella capitale Washington, nel distretto della Columbia che ospita il cuore della burocrazia federale, i Democratici rappresentano la quasi totalità della popolazione: infatti, in novembre, Kamala Harris ha avuto il 92,5 % dei voti, contro il 6,6% di Trump e lo 0,9% di Robert Kennedy.
È l’immagine di scuola dello Stato Profondo, contro il quale Trump non aveva risparmiato attacchi per tutta la sua campagna promettendo un ridimensionamento severo.
Peraltro, il sentimento di ostilità del GOP verso il Deep State non nasce con Trump. Fin dagli Anni ’80, “drain the swamp”, “prosciuga la palude”, è stata la frase usata dai politici più “etici” della capitale, di entrambi i partiti a quel tempo, che puntavano a ridurre l’influenza dei lobbisti che difendono, o avanzano, interessi particolari a scapito di quelli generali. E la lobby più potente, che si è fatta più forte e più omogenea negli ultimi decenni, è proprio quella dei sindacati dei dipendenti pubblici. Come si diceva una volta in Italia a proposito del legame CGIL-PCI, The American Federation of Government Employees, la maggiore union dei dipendenti federali con 800mila iscritti, è la cinghia di trasmissione con il partito Democratico. Non a caso è scesa immediatamente in campo per condannare la misura. Se la previsione-obiettivo del governo è di raggiungere un 10% di dimissioni, visto dalla parte del sindacato ciò significa un taglio del 10% di fatturato in tessere, e in peso politico.