Pesante (in senso positivo) per risonanza mediatica, leggero (in senso oggettivo) per contenuti. Il New York Times se l’è cavata così (“Heavy on Buzz, Light on Policy”) quando ha dovuto commentare il programma in divenire di Kamala Harris. Voleva dare il messaggio che la partenza della campagna sta avendo un grande successo di pubblico mentre la critica attende di sapere di più prima di dare le 5 stelle che, comunque, alla fine arriveranno perché Harris è la candidata che deve battere Trump. In una battuta all’italiana, potrebbe aver scritto “molto fumo (ma che non fa male ai polmoni, in questo caso) e poco arrosto”.
Ma è proprio così? Vedendo Alexandria Ocasio-Cortez prendere il centro del ring alla Convention di Chicago (sempre dall’insindacabile New York Times: “Ocasio-Cortez, Once an Outsider, Takes Center Stage at Convention”, Ocasio-Cortez, un tempo una fuori dal giro che conta nel partito, prende il centro del palco alla Convention) e arringare entusiasta la folla circa la grande occasione che hanno gli elettori a novembre con Kamala, parrebbe invece che di carne al fuoco ce n’è, eccome. Il problema è se la gente è preparata a digerirla (giuro che è l’ultima metafora, oggi) fra 75 giorni.
Il piano esposto nelle 92 pagine del programma DEM, che il Wall Street Journal perfidamente titola “The Democratic Party’s Project 2025” (“Il progetto 2025 del partito Democratico”), è chiarissimo nella sua filosofia di ultra sinistra. Ricorda i proclami con i quali Chavez aveva raggiunto democraticamente (dopo un golpe…) la maggioranza alle urne, e quindi il governo, in Venezuela. Prima di lasciare il paese a Maduro che ha completato l’opera, e abbiamo visto come è andata a finire.
Ma dopo che i Democratici, i liberal e la campagna di Harris hanno battuto la grancassa contro il “Progetto 2025 della Heritage Foundation” per bastonare Trump – che aveva fin dall’inizio detto di non conoscere e non condividere molti dei suoi punti più radicali, ed è stato tanto deciso nella sua presa di distanza da forzare addirittura il direttore del Progetto 2025 alle dimissioni – è il turno dei Repubblicani e della campagna di Trump di denunciare l’estremismo del Progetto del partito di Biden e Kamala. Che è, oltretutto, non il parto di un ente fiancheggiatore, ma niente meno che la Piattaforma ufficiale del partito, presentata alla Convention.
In dettaglio, il partito di Kamala vuole espandere la mutua Medicaid, ossia alzare il livello definito di “povertà” affinché sia sempre più ampia la coorte di cittadini coperti dall’assistenza sanitaria pubblica. L’obiettivo è di creare un sistema di mutua generale alla europea, smantellando il sistema misto che in America, dando spazio al ruolo delle assicurazioni private, delle aziende farmaceutiche e dei centri di ricerca universitari, ha favorito l’eccellenza innovativa. I DEM vogliono, sempre nel loro piano, arrivare alla copertura completa con i fondi pubblici perfino delle cure ai denti, alla vista e all’udito, che nemmeno in Italia sono gratuite.
La risposta dei DEM è insomma la “tradizionale” linea della sinistra: “più Stato” e “più governo”, il tutto pagato dalle tasse. Kamala, per esempio, ha detto che alzerà al 28 per cento l’imposta sui profitti aziendali, che con Trump era scesa al 21% e fu un forte incentivo alla crescita economica.
Le esperienze storiche – degli Stati socialisti e comunisti – hanno mostrato che le promesse di assistenza totale nella sanità e nell’istruzione, generalizzata, uguale per tutti, sono troppo belle per essere vere. Gli elettori avranno una scelta che non è mai stata tanto netta, tra neo marxismo americano e capitalismo, pur imperfetto.